Il condominio di Trieste ingabbiato da anni: proprietario vittima di una truffa
Da oltre tre anni una palazzina nel rione di San Giacomo, in via dell’Industria 16, è ostaggio delle impalcature. Coinvolto anche uno stabile in via Giuliani
Oltre al danno, la beffa. Da oltre tre anni una palazzina nel rione di San Giacomo, in via dell’Industria 16, è ostaggio delle impalcature che avrebbero dovuto ridare splendore alle sue facciate. Il proprietario, Giovanni Simonic, è finito nelle grinfie di un truffatore, ora detenuto nel carcere di Bollate per precedenti condanne.
Nella vicenda giudiziaria che ieri, al Tribunale di Pesaro, ha visto il rinvio al prossimo 8 luglio dell’udienza davanti al giudice per l’udienza preliminare – Simonic si è affidato all’avvocato Gianfranco Carbone – è finito anche il condominio al civico 6 di via dei Giuliani. Visto che per entrambi gli immobili – tutti e due di proprietà di Simonic – la ditta che doveva eseguire l’intervento con il bonus del 90%, senza alcun avanzamento del cantiere, avrebbe ottenuto la cessione del credito.
Simonic quindi si trova con i cantieri neppure iniziati, le tasche più leggere visto che aveva versato un anticipo di circa 24 mila euro, e le impalcature di via dell’Industria messe sotto sequestro. Con lui per giunta chiamato dal Tribunale a fare da custode a quella gabbia che imprigiona il suo condominio.
L’ingarbugliata vicenda – per la quale ora sono indagati Lorenzo Rivera, Massimo Pompucci e Salvatore Mattina – ha avuto inizio nella primavera del 2021. Giovanni Simonic, in passato tornitore, poi agente immobiliare, alcuni anni fa accendendo un mutuo aveva rilevato le due palazzine.
«Ho due figlie, ho pensato a loro facendo quell’investimento dopo tanti sacrifici – racconta –: pago il mutuo con le locazioni che incasso dall’affitto dei diversi appartamenti». E aveva deciso far sistemare le facciate dei due palazzi.
Per l’intervento aveva scelto la ditta Pompucci di Urbino (il titolare è Massimo Pompucci), siglando due contratti: uno da 413 mila euro e l’altro da 374 mila. Pompucci come intermediario indica proprio il geometra Rivera, già allora coinvolto in alcuni casi di truffa. Ma Simonic ne era ignaro. A fine 2021 vengono montate le impalcature, che sono di proprietà della ditta Perronace. «Da quel momento – racconta Simonic – il cantiere non è più andato né avanti né indietro. Chiedevo spiegazioni, Rivera mi dava rassicurazioni, ma la situazione non si risolveva».
L’impresa, nel frattempo, riesce a incassare un anticipo da Simonic e, forte di un’attestazione (che risulta firmata dall’ingegnere meneghino Salvatore Mattina) che certifica uno stato di avanzamento del 30% dei lavori, riesce a incassare dei crediti fiscali dall’Agenzia delle entrate per 217.140 euro. Ma il cantiere resta immobile.
Preoccupato, con il timore di venire chiamato in causa per quella truffa, Simonic su consiglio del suo legale a quel punto si era presentato alla Guardia di Finanza, presentando querela. Ma per competenza la Procura di Trieste ha trasferito il fascicolo al tribunale di Pesaro.
Ai tre imputati – l’unico presente ieri in videoconferenza dal carcere di Bollate era Rivera – vengono contestati i reati di truffa, appropriazione indebita e falso. Ieri il gup ha informato le parti di essere stato trasferito dal Tribunale di Pesaro alla Corte d’Appello di Ancona. Da qui l’esigenza di assegnare un altro gup e di rinviare l’udienza a luglio.
La ditta proprietaria delle impalcature che ingabbiano lo stabile di via dell’Industria – in via dei Giuliani erano di proprietà di un’altra ditta che, in precedenza, era riuscita a farle smontare – ha chiesto il dissequestro «che ci auguriamo non tardi ad arrivare – così Carbone – e poi all’esito del processo vediamo se sarà possibile recuperare almeno una parte di quanto versato». Tra l’altro, emerge che Rivera fosse riuscito a vendere quelle impalcature, non di sua proprietà, a un’altra impresa.
Gli inquilini dello stabile di via dell’Industria, che da tre anni aprendo le finestre fanno i conti con le impalcature, sono al corrente della situazione «Simonic è vittima quanto noi di questa situazione – dice l’inquilina del terzo piano – speriamo ci “liberino” quanto prima». —
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