“Truccato” un modello Isee su due
Ce li figuriamo un po' con le fattezze dell'Albertone nazionale, mentre rivolgono agli altri cittadini un inequivocabile «Contribuenti... Tié!». Stiamo parlando dei triestini che truccano le loro dichiarazioni Isee per aver accesso ad agevolazioni comunali come il contributo del bando affitti, i sussidi ai proprietari di cani, gli esoneri per la mensa, le spese funebri a carico del Comune e contributi sociali vari. Tre anni fa gli uffici comunali hanno avviato controlli a tappeto su queste dichiarazioni e i risultati per il 2014 sono sconcertanti: sui circa 650 controlli effettuati, 320 hanno evidenziato irregolarità. Circa il 55%. Se si considera che le dichiarazioni Isee presentate al Comune sono circa 20mila (contando anche le diverse domande fatte con lo stesso Isee) si tratta di un dato tutt'altro che irrilevante. Ragion per cui l'ente locale sta procedendo a un controllo serrato delle richieste. L'iniziativa rientra nei Cantieri di Area avviati dal Comune di Trieste, spiega l'assessore all'organizzazione Roberto Treu: «Stiamo rafforzando l'attività di controllo sui contributi fiscali e sulle varie agevolazioni - specifica -. Il fine del Comune non è quello di risparmiare, perché le verifiche non cambiano nulla per le casse municipali. Semmai ci poniamo una questione di giustizia sociale: rilevando che qualcuno ha avuto accesso a un beneficio attraverso una dichiarazione contraffatta, consentiamo l'accesso a un’altra persona che la merita davvero».
L'assessore e i suoi tecnici, il direttore del servizio finanziario Vincenzo Di Maggio e la responsabile del servizio di contrasto Roberta Tarlao, raccontano quanto è emerso dalle verifiche. Va detto innanzitutto che in quel 55% di dichiarazioni irregolari non ci sono soltanto i “furbetti”. Compilare l'Isee è un processo farraginoso e può capitare di sbagliare. «Si tratta spesso di errori veniali - spiega Tarlao - che costituiscono comunque un problema da sanare». Tutt'altro discorso vale per quelle dichiarazioni che si distaccano in modo sfacciato dalla realtà dei fatti. La prima graduatoria presa in analisi da Tarlao è esemplificativa: i primi trenta classificati si basavano tutti su dichiarazioni irregolari. «È chiaro che se uno arriva in cima alla classifica con un Isee falso, toglie l'accesso al servizio a un cittadino che sta in fondo e magari ha una dichiarazione corretta», sottlinea Di Maggio.
Le irregolarità in materia di composizione del nucleo familiare erano il 12%: in questi casi coniugi e figli a carico compaiono o scompaiono dalle dichiarazioni a seconda della convenienza. La composizione del nucleo è fondamentale per determinare il valore dell'Isee, che cambia a seconda del numero dei componenti. Il controlli hanno evidenziato poi casi di omissione di reddito (53%), di omissione di patrimonio immobiliare (8%) e mobiliare (40%), con particolare riferimento al patrimonio netto della ditta individuale e al possesso di conti correnti e libretti bancari.
Tra i virtuosi della "furbata" in questi ambiti c'è ad esempio chi tralascia di segnare i beni di proprietà della propria ditta. Oppure quelli che erano soliti svuotare i conti negli ultimi giorni dell'anno per poi rimpinguarli ai primi di gennaio, perché il vecchio Isee faceva riferimento alla giacenza al 31 dicembre. Un problema risolto dal nuovo criterio, che considera invece la media annuale. In parecchi casi (21%) è stato indicato un importo del canone di locazione errato creando un vantaggio per l'utente.
Su tutti gli Isee controllati (sia regolari che irregolari) sono stati rilevati molti casi di incongruenza del reddito rispetto alle spese per la casa: quando una persona dal reddito bassissimo vive in un edificio che richiede spese di un certo livello, ciò è indice alternativamente di casi di urgenza sociale oppure di attività lavorative non dichiarate o non regolarizzate. Con questo progetto il Comune prosegue il lavoro che all'inizio dell'anno scorso aveva portato alla luce numerosi furbetti nel settore degli affitti. Le verifiche, specifica l'assessore, sono effettuate nel rispetto della privacy e soltanto su coloro che richiedono servizi alla collettività. «Oltre a fare giustizia - conclude Treu - speriamo di ristabilire così anche un po' di senso civico».
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