Trovato morto nella cella del Coroneo, è mistero sulle cause della tragedia
TRIESTE Riverso sul letto, morto per un arresto cardiaco, che potrebbe essere stato causato anche da un abuso di farmaci. È morto così, venerdì pomeriggio intorno alle 16.30, il triestino Nicola Buro, 38 anni, residente a San Giacomo. Una notizia che ha creato sconcerto anche tra i residenti del rione e tra i suoi amici che, pur conoscendo la vita talvolta spericolata di “Scrich”, questo il suo soprannome, volevano bene a quel ragazzo altruista, innamorato alla follia del suo bambino e con la passione per i cani e le moto.
Buro era in carcere da pochi mesi, soffriva di problemi legati alla tossicodipendenza. Venerdì scorso, mentre le celle erano aperte e gli altri detenuti vagavano nelle aree comuni, Buro era rimasto a letto. Va considerato che da tempo al Coroneo, come nelle altre carceri di media sicurezza, vige per i detenuti per i quali non siano previste particolari restrizioni il “regime aperto”, che consente loro di godere per diverse ore al giorno di un perimetro della detenzione che non è più quello della cella, bensì quello della sezione. Un modello penitenziario introdotto dal Dap del 2011 che alleggerisce anche la grave situazione dettata dal sovraffollamento delle carceri.
Il trentottenne, poco dopo le 16, era stato chiamato dagli agenti della Polizia penitenziaria per un incontro programmato – forse con un educatore o con l’avvocato –, al quale però Nicola non si è mai presentato. Il suo cognome è riecheggiato più volte lungo il corridoio, senza ricevere risposta e senza che il giovane si palesasse al portone d’ingresso della sua sezione. A quel punto, insospettiti dal lungo silenzio, gli agenti si sono precipitati nella cella trovando l’uomo riverso sul letto. A nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo del personale sanitario del Coroneo e degli operatori del 118, che arrivati sul posto non hanno potuto far altro che constatare il decesso.
Sulle cause che hanno portato all’arresto cardiaco dell’uomo, non è da escludere che a monte ci sia un abuso, un’overdose causata da un cocktail di farmaci. Capita purtroppo spesso che i detenuti accantonino le terapie farmacologiche che vengono loro somministrate, o che facciano anche richiesta di qualche sonnifero per dormire. Poi, invece di assumere il tutto, mettono i medicinali da parte per farne un uso improprio, in una sola volta cercando lo stordimento o lo sballo. In alcuni casi vengono anche ceduti ad altri detenuti in cambio di soldi o altro.
Nicola Buro nella vita era già “inciampato” diverse volte. Nel 2004, quando aveva appena 20 anni, era stato arrestato perché coinvolto in un importante giro di spaccio di ecstasy proveniente dalla vicina Slovenia. Pochi anni fa, con una nuova compagna e la nascita del figlio, sembrava aver messo la testa a posto. Ma la vita tormentata l’ha portato a sbagliare ancora, e a finire nuovamente dietro le sbarre di una cella.
Una morte, quella di Buro, che ricorda molto quella avvenuta meno di un anno fa nella stessa casa circondariale. Il 13 agosto del 2019, infatti, in una cella singola del Coroneo, era stato trovato senza vita un ventunenne iracheno, morto nel sonno. Nel 2017 a morire nella cella 204 del carcere locale era stato invece il trentaseienne triestino Andrea Cesar. L’autopsia effettuata sul corpo di Cesar stabilì che a causare un infarto e il decesso di quel ragazzo era stata una dose di eroina.
La direzione del Coroneo ieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito alla morte di Buro. Certamente, verrà fatta chiarezza su cosa possa aver causato l’arresto cardiaco. Riguardo alla situazione della casa circondariale di Trieste, al 30 giugno scorso i detenuti erano 179 (capienza 136), di questi 25 donne e 90 stranieri. —
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