Trovati idrocarburi pesanti e un serbatoio un metro sotto la centrale termoelettrica a Monfalcone
MONFALCONE. Idrocarburi pesanti nel sottosuolo della centrale termoelettrica cittadina. La scoperta è avvenuta nel corso di indagini preliminari alla progettazione esecutiva della opere civili relative al nuovo impianto Turbogas. L’evento di inquinamento è stato rilevato in particolare nel terreno corrispondente al serbatoio 2, a circa un metro di profondità. La circostanza ha richiesto un approfondimento delle indagini, e quindi un necessario ampliamento della procedura legata all’attività di bonifica. In campo, dunque, l’Arpa Fvg, l’iter è tuttora aperto, proseguendo con le opportune verifiche.
L’azienda aveva infatti comunicato alle autorità e istituzioni preposte che nell’ambito degli interventi nell’area era stato notato l’inquinamento del sottosuolo. Da qui il coinvolgimento di Arpa che, attraverso i propri tecnici, aveva eseguito un sopralluogo alla centrale e avviato i relativi prelievi al fine di accertare la tipologia di inquinamento e la concentrazione dell’elemento inquinante. Durante il sopralluogo era emerso che l’inquinamento in questione si trovava a circa un metro di profondità nel terreno, ricoperto di cemento; appariva uno strato scuro, l’odore riconducibile a idrocarburi.
L’esito delle analisi aveva confermato la presenza nel sottosuolo degli idrocarburi pesanti, per i quali erano stati accertati valori superiori ai limiti di legge. Le misurazioni e le analisi effettuate dai tecnici di Arpa sono avvenute “in parallelo” con quelle della stessa A2A Energiefuture, tramite i propri operatori specializzati. Una duplice attività ai fini del confronto tra le indagini dell’ente pubblico e dell’azienda proprietaria del sito. I dati prodotti da Arpa e da A2A erano risultati concordi.
È pertanto seguito l’ampliamento della procedura dovendo intervenire con ulteriori sondaggi volti a stabilire l’estensione effettiva dell’inquinamento e le relative caratteristiche, utili ad una bonifica completa del terreno interessato dalla presenza degli idrocarburi. L’attività di bonifica dell’area ha riservato un ulteriore imprevisto. Nel corso del sopralluogo da parte dei tecnici di Arpa Fvg nella zona corrispondente al serbatoio 2, è stato visionato un serbatoio interrato del quale prima della effettuazione dei sondaggi si ignorava la presenza, la stessa A2A Energiefuture non ne era a conoscenza.
Potrebbe trattarsi di un vecchio serbatoio adibito a riserva di gasolio, ma sarà Arpa Fvg a implementare le verifiche anche in questo caso, al fine di approfondire la situazione, dalla valutazione circa le dimensioni del serbatoio alla presenza di elementi o tracce inquinanti, allo stato del fondo del terreno sul quale poggia il deposito, e quindi se sia necessaria o meno la relativa bonifica. Il tutto sempre “in parallelo” con le stesse indagini da parte dei tecnici specializzati dei quali si è dotata l’azienda, a titolo di confronto.
Certo è che le ulteriori “espansioni” della procedura comportano prolungamenti delle tempistiche, ma anche ulteriori costi a carico di A2A. Di tutti questi aspetti è stato messo al corrente anche il Comune di Monfalcone. L’assessore all’Ambiente, Sabina Cauci, ha osservato: «Le indagini avviate sono da considerarsi importanti e significative, perché permettono un’opera di bonifica più attenta e approfondita. Ritengo pertanto che l’impegno assunto dall’azienda A2A nell’eseguire le verifiche nella propria area produttiva interna vada riconosciuto. Sono procedure che richiedono tempi lunghi, e costi, ma rappresentano una garanzia di rispetto e tutela».
Il rilevamento di idrocarburi nel sottosuolo non è il primo evento di inquinamento riscontrato nell’ambito dell’attività di bonifica dell’area della centrale termoelettrica. Altre indagini suppletive si erano rese necessarie infatti a seguito della presenza di vanadio individuata sotto il serbatoio 5 (il vanadio è presente naturalmente negli idrocarburi) in concentrazioni superiori alla soglia massima consentita che interessavano una superficie di circa mille metri quadrati, ricoperta di calcestruzzo, per le quali erano state attivate le necessarie procedure. A2A, presente a Monfalcone dal luglio 2009, aveva chiuso l’attività produttiva che utilizzava gli impianti alimentati ad olio combustibile già nel 2012 (Gruppi 3 e 4). L’azienda aveva istruito la procedura culminata nel marzo 2019 nel progetto di bonifica, che era stata effettuata tra settembre dello scorso anno fino a febbraio 2020.
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