Trovata morta a Trieste, ecco quali esami sono stati disposti per stabilire la verità

Disposto anche il tossicologico per capire se Zhanna Russu aveva assunto farmaci fatali. Indagini sulle frequentazioni della donna: c’è l’ipotesi che non fosse da sola
Gianpaolo Sarti
A destra la quarantacinquenne ucraina Zhanna Russu, a sinistra i carabinieri davanti al portone dello stabile in cui la donna è stata trovata morta (foto Lasorte)
A destra la quarantacinquenne ucraina Zhanna Russu, a sinistra i carabinieri davanti al portone dello stabile in cui la donna è stata trovata morta (foto Lasorte)

TRIESTE L’autopsia, la tac e il test tossicologico. Il pm Pietro Montrone ha affidato al professor Stefano D’Errico, direttore di Medicina legale dell’Asugi, gli esami sul corpo della quarantacinquenne ucraina Zhanna Russu trovata morta sabato sera nel condominio di via Fabio Severo 20.

La donna, che abitava al sesto piano in un appartamento dell’Ics assieme ai due figli e ad altre quattro famiglie di profughi suoi connazionali, è stata rinvenuta sulla scalinata più alta della palazzina, quella che conduce al sottotetto dell’edificio. Cosa ci facesse lì, resta un giallo.

 

Il ritrovamento 

La quarantacinquenne risultava scomparsa da un giorno e mezzo. Il cadavere è stato scoperto da una coinquilina della donna che, evidentemente preoccupata di non vedere più in casa la connazionale per tutto quel tempo, si era messa a cercarla nel condominio: a un certo punto aveva notato sulla rampa di scale sopra il settimo piano, quelle che conducono al sottotetto, una borsetta aperta.

C’erano alcuni oggetti sparsi per terra, tra cui dei trucchi. Alzando lo sguardo, aveva visto un ginocchio che spuntava dalla rampa ed era stata investita da un odore forte. Era il cadavere di Zhanna Russu ormai già in decomposizione viste le temperature raggiunte con il caldo dei giorni scorsi, tanto più nella zona del sottotetto. La coinquilina ha dato l’allarme, chiamando i soccorsi.

La prima ispezione sul corpo non aveva rilevato nulla di particolare: nessuna ferita, insomma, che potesse giustificare una morte violenta. Né tracce sulla pelle, come ad esempio di un possibile strangolamento o di un soffocamento. Sono stati rinvenuti però alcuni segni sulle braccia, simili a dei lividi da pressione, ma non facilmente identificabili viste le condizioni in cui versava la salma.

I sospetti sono sorti dalla posizione del cadavere: la zona in cui giaceva (la rampa di scale del sottotetto, appunto), il fatto che il vestito che indossava fosse sollevato, oltre che il dettaglio della borsetta aperta. La postura e gli oggetti attorno, sparsi sui gradini, davano l’impressione come di una persona in fuga.

La donna, comunque, non è stata derubata: i Carabinieri hanno trovato sia il portafogli che il cellulare (non è chiaro se fossero nella borsetta).

I militari dell’Arma, che si stanno occupando dell’inchiesta diretta dal pm Montrone, stanno mettendo in campo tutti gli strumenti investigativi che si impiegano dinnanzi all’ipotesi di un crimine.

Gli esami disposti

Ma per capire cosa ha ucciso la donna, servirà l’autopsia. Il pm ha disposto anche il test tossicologico perché, stando a quanto si è saputo, la quarantacinquenne assumeva farmaci e aveva problemi di alcol. Il test potrà accertare se Russu aveva ingerito farmaci che potrebbero esserle stati fatali. Sarà eseguita pure la tac, per capire se la quarantacinquenne ha lesioni interne, in particolare a livello cerebrale.

L’incarico, come detto, è affidato al professor D’Errico, il medico legale che si è occupato anche dei casi di Liliana Resinovich e Giulia Cecchettin.

Le indagini

Nel frattempo le indagini continuano: oltre all’analisi del cellulare della donna (messaggi, telefonate, contatti), i Carabinieri stanno sentendo gli amici e i conoscenti della quarantacinquenne, tra cui un uomo che la donna sembra frequentasse senza però che ci fosse una vera relazione. Era sola quando si è incamminata sulla scalinata?

Russu era una persona ritenuta fragile. I suoi problemi con l’alcol erano noti. L’Ics l’aveva anche affidata a uno psicologo e il giorno della scomparsa avrebbe dovuto avere un appuntamento.

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