Troupe Mediaset a Monfalcone: «I bengalesi pagano il pizzo per il centro islamico», ma scatta la denuncia

Su Rete4 un servizio su presunte richieste di denaro per costruire una moschea. Konate chiama la polizia e denuncia i giornalisti entrati senza permesso nel centro

Tiziana Carpinelli
Su Rete4 un servizio su presunte richieste di denaro per costruire una moschea. Konate chiama la polizia e denuncia i giornalisti entrati senza permesso nel centro
Su Rete4 un servizio su presunte richieste di denaro per costruire una moschea. Konate chiama la polizia e denuncia i giornalisti entrati senza permesso nel centro

Una troupe giornalistica del programma televisivo Fuori dal coro, in onda su Rete 4, è stata a Monfalcone una dozzina di giorni fa, nel penultimo fine settimana di novembre. Ha svolto dei servizi con interviste sul campo, coperte da anonimato, denunciando l’esistenza di un presunto «pizzo» a discapito di lavoratori bengalesi, che sarebbero costretti a restituire parte del salario corrisposto. A corredo dello scoop immagini di asseriti passaggi di denaro avvenute alla luce del sole, in piazza.

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Di mira sono state prese anche quelle che la cronista ha chiamato «moschee abusive», perché tutto girerebbe lì attorno, secondo la versione esposta dalle sue fonti giornalistiche.

Da un anno i centri culturali sono coinvolti in un contenzioso giudiziario su questioni urbanistiche giunto all’attenzione del Consiglio di stato (l’udienza dirimente è attesa a febbraio), dopo un primo verdetto a loro favore emesso dal Tar e appellato dal Comune, controparte della vicenda.

Il servizio televisivo è andato in onda mercoledì sera, mentre venerdì il Comune ha in programma una conferenza stampa dal titolo “Pizzo islamico per la moschea”.

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Cisint diffonde le immagini della trasmissione televisiva

E già mercoledì mattina l’eurodeputata della Lega Anna Cisint diffondeva le immagini della trasmissione agli organi di stampa, a scopo introduttivo, si suppone. Alla domanda in tarda mattinata se avesse presentato un esposto in Procura sui fatti - come può fare un cittadino (e un pubblico ufficiale) eventualmente al corrente di fatti per i quali lei comunque in tv ha espresso «preoccupazione», in merito all’assenza di controlli sulla «provenienza dei fondi che finanziano i centri islamici: una cosa grave» -, nessuna risposta a giovedì sera.

Il centro islamico sporge denuncia

Fin qui i riverberi mediatici, ripresi ieri dalle testate “La verità” e “Il giornale”. Ma la cronaca di quel week-end novembrino ha avuto altri strascichi. Bou Konate, presidente del Darus Salaam, inseguito dalla troupe proprio nel corso della due giorni, il lunedì seguente si è presentato al Commissariato di Polizia e ha sporto denuncia per l’ipotesi di «violazione della proprietà privata», che riguarda le persone della troupe e un accompagnatore per la segnalata “invasione di campo”, essendosi a detta dell’ex assessore della giunta Pizzolitto «introdotte nella proprietà del centro islamico senza chiedere permesso».

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Cosa che aveva determinato il 24 l’intervento di una Volante e l’identificazione di tutti. L’atto, infine, mandato alla Procura, che ora farà le sue valutazioni. Si aggiunge al filone inoltre la denuncia di diffamazione, qui invece contro ignoti, per le affermazioni divulgate nel servizio televisivo. Il testimone intervistato dalla giornalista di Fuori dal coro, coperto da anonimato, afferma di aver dato consistente somma di denaro negli anni, pena il restar a spasso. Un meccanismo, quello della restituzione di parte dello stipendio erogato, non sconosciuto al territorio e nelle dinamiche lavorative dell’appalto cantieristico già denunciato negli anni dai sindacati, un po’ come l’evoluzione del fenomeno distorsivo della paga globale. Qui, la “novità” sarebbe invece la destinazione finale della somme alle realtà dei centri, cosa in realtà mai emersa nelle indagini ufficiali o nei casi trattati finora dall’autorità preposta.

Un aspetto peraltro recisamente smentito da Konate che anzi stavolta, pur nella sua costante imperturbabile «serenità», fa capire chiaramente che «non accetterà più simili accuse e chiunque le formulerà sarà da noi denunciato».

Un legale, di cui preferisce non fare il nome, è stato già incaricato sul punto. Il presidente onorario del Darus dice di non aver visto il filmato (la parte che lo riguarda l’ha chiaramente vissuta): «Lo vedrà un magistrato se la cosa lo interessa». «Abbiamo tanti di quei problemi nel nostro Paese – conclude – e invece stiamo a perder tempo con queste cose...». —

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