Troppi rischi per la sicurezza degli studenti: l’ateneo di Trieste ferma gli Erasmus fino a gennaio
TRIESTE Stop agli Erasmus anche per il primo semestre dell’anno accademico 2020/2021. È la sofferta decisione presa dalla governance dell’Università di Trieste e comunicata ufficialmente ieri sul sito web d’ateneo. Alla luce della diffusione della pandemia e delle previsioni per i prossimi mesi, per garantire la sicurezza degli studenti e consentire loro un’adeguata programmazione del percorso di studi si è preferito estendere a titolo cautelativo la sospensione dei programmi di mobilità in ingresso e in uscita a tutto il primo semestre del prossimo anno accademico, perciò fino a fine gennaio 2021.
«Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto notizie ufficiali dall’Agenzia nazionale Indire o dal Miur. Avremmo potuto attendere eventuali indicazioni ancora per qualche mese, ma abbiamo ritenuto più opportuno anche a fini programmatori dare subito comunicazione della sospensione e mettere gli studenti nelle condizioni di riorganizzarsi al meglio», spiega il rettore Roberto Di Lenarda.
Gli studenti titolari di borsa Erasmus a seguito del bando dello scorso febbraio, per cui era già scattato da parte dell’Ufficio Mobilità il contatto con le università partner che avrebbero dovuto ospitarli, saranno contattati uno per uno nei prossimi giorni. «Se ci sarà la disponibilità dell’università ospitante e se gli studenti lo riterranno opportuno in base al loro percorso di studi, si potrà riprogrammare la mobilità per il secondo semestre: abbiamo già attivato un meccanismo per cui non servirà presentare una nuova domanda e sottoporsi a un’altra procedura di selezione», evidenzia il rettore, sottolineando come se si dovesse presentare l’occasione di una riapertura anticipata della mobilità l’ateneo non se la farà sfuggire. «È stata una decisione sofferta e meditata a lungo, ma non si può pensare a una mobilità last minute - afferma Alberto Pallavicini, delegato del rettore per la Mobilità e le relazioni internazionali -. I nostri studenti che avrebbero dovuto partire in autunno avevano già iniziato a chiederci con insistenza indicazioni sul loro futuro: è evidente che per organizzarsi al meglio, magari disdicendo l’affitto di un appartamento qui per cercarne uno nella sede ospitante, serve del tempo. Perciò in assenza di indicazioni a livello nazionale abbiamo scelto di procedere come ateneo per tutelare il più possibile i nostri studenti. Ora stiamo preparando delle linee guida che invieremo a tutti gli interessati. Poiché i programmi di mobilità sono più d’uno e con regole differenti contatteremo per i dettagli ciascuno studente, in modo da valutare caso per caso la soluzione migliore».
È chiaro che concentrare i numeri della mobilità di due semestri in uno soltanto potrebbe non essere sempre fattibile per le università ospitanti. Ma l’auspicio è che lavorando su questi temi il prima possibile e “prenotando” in anticipo i posti negli atenei partner ci possano essere maggiori possibilità di ottenerli. «Sappiamo che purtroppo ci saranno anche studenti che, per il loro percorso di studi, dovranno rinunciare alla mobilità. Ma con previsioni che parlano di una nuova ondata epidemica in autunno non ci siamo sentiti di chiudere gli occhi con il rischio di mandare i ragazzi in giro per l’Europa in condizioni di sicurezza non garantite», conclude Pallavicini, evidenziando come al momento si stia ancora lavorando su pochi casi residui di studenti che vorrebbero rientrare dal programma di mobilità, ma sono bloccati all’estero. —
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