Troppe fabbriche aperte, i metalmeccanici vanno verso lo sciopero
TRIESTE. Hanno osservato troppe aziende aperte anche ieri. E si sono visti trasmettere altrettante comunicazioni da parte delle proprietà di voler proseguire l’attività nonostante la stretta sulle fabbriche contenuta nel Dpcm firmato domenica sera dal premier Giuseppe Conte. I sindacati territoriali della metalmeccanica comunicheranno dunque oggi lo stato di agitazione. Se poi non emergesse «un’inversione di tendenza» dal confronto in videoconferenza domani con il prefetto Valerio Valenti, da venerdì sarà sciopero.
Due giorni fa il primo vertice con il prefetto è stato definito soddisfacente. Ma i contatti nelle ultime ore con i datori di lavoro hanno fatto ritenere che più di qualche impresa, soprattutto tra le grandi, tenterà di andare avanti attraverso qualche deroga. Oggi è l’ultimo giorno per mettere in sicurezza i macchinari, da domani dovrebbero scattare le chiusure. E invece no, commentano preoccupati Marco Relli (Fiom Cgil), Alessandro Gavagnin (Fim Cisl) e Antonio Rodà (Uilm Uil): «Sono partite varie richieste per rientrare nell’elenco di chi può tenere aperto. I codici Ateco sono però chiari, monitoreremo con attenzione il rispetto dell’allegato del decreto». Oggi è però già annunciato lo stato di agitazione e domani sarà decisiva la videoconferenza con il prefetto.
«Aziende come Wartsila, Flex, Pittway, Orion, la stessa Ferriera dovrebbero rimanere chiuse e invece quasi tutte sembrano sul punto di insistere – dichiarano ancora Relli, Gavagnin e Rodà –. La Wartsila ha informato che per alcune attività si va avanti, mentre su altre si prosegue con la cassa integrazione fino al 3 aprile. E la Ferriera punta a tenere aperto il laminatoio, che nel decreto però non rientra».
Contro i possibili «furbetti» c’è anche la nota del segretario generale della Cisl Fvg Alberto Monticco: «Sappiamo che alcune aziende hanno iniziato a chiedere il cambio del codice Ateco per poter proseguire con l’attività: sarebbe utile avere un monitoraggio su queste operazioni per capire se si tratta di aggiornamenti necessari oppure di modifiche determinate da altre logiche. Se a ciò si aggiunge la difficoltà, se non impossibilità, di procedere alle verifiche a causa degli uffici ispettivi al momento chiusi, la situazione risulta davvero al limite. Per questo abbiamo chiesto alle nostre rsu, presenti sui luoghi di lavoro, di segnalarci eventuali comportamenti scorretti per poter intervenire immediatamente a tutela dei lavoratori».
Lavoratori, prosegue Monticco, «costretti, in troppi casi, a lavorare anche senza dispositivi di prevenzione, come sta accadendo in diverse case di riposo, con il personale che non può neppure scioperare, perché fornitore di un servizio essenziale». Più in generale, «questa emergenza lascerà un pesantissimo strascico: i 10 mila lavoratori già in crisi prima del coronavirus, a cui si devono sempre aggiungere i disoccupati e i neet, potrebbero raddoppiare, con una ricaduta drammatica sul nostro tessuto sociale ed economico».
In un momento di forte tensione interviene anche il presidente della Regione Massimiliano Fedriga: «In questo momento serve una alleanza tra mondo produttivo e sindacale. Creare o alimentare scontri è la cosa più nociva che possa esserci». La convinzione del governatore è che «più riusciamo a contenere la pandemia in tempi rapidi, prima può ripartire il sistema produttivo. Misure stringenti da subito aiutano anche l'economia». Non a caso, Fedriga le avrebbe volute vedere qualche giorno prima rispetto a quando si è partiti.
In Friuli intanto, dove hanno interrotto l’attività un colosso come la Danieli e l’intera filiera del legno, e con malumori segnalati alla Asem di Artegna (tecnologie per l’automazione industriale) di un centinaio di dipendenti chiamati al lavoro anche in questi giorni, Electrolux ha comunicato alle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm la decisione di ricorrere alla cassa integrazione in tutti gli stabilimenti del gruppo per tre settimane a partire dal 23 marzo e fino al 10 aprile, garantendo l'anticipo dell’ammortizzatore. «Il ricorso alla cassa - spiegano i rappresentanti sindacali in una nota - interesserà anche gli impiegati poiché con la riduzione delle attività manifatturiere si riducono di conseguenza anche le attività attualmente svolte attualmente in smart-working».
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