Troppe attese ai valichi: l’Ue ferma i controlli anti-terrorismo

LUBIANA. Le autorità croate hanno sospeso temporaneamente i controlli minuziosi alle frontiere interne sui confini con la Repubblica di Slovenia e con l'Ungheria. Lo ha reso noto il sito del governo croato (vlada.hr) dove si precisa che, nonostante le misure intraprese da parte delle polizie, non si sono potuti evitare i disagi.
Si tratta dei valichi di frontiera con i Paesi dell'Unione europea. Il provvedimento era entrato in vigore venerdì scorso in attuazione di una misura disposta dal Consiglio europeo, che prevede controlli dettagliati dei documenti personali delle persone che varcano il confine. La misura aveva causato sin dall'inizio grossi disagi alla circolazione con code e attese anche di alcune ore a tutti i valichi confinari tra la Slovenia e la Croazia. Disagi che sono stati ovviamente avvertiti anche nel Nordest dell'Italia e in particolare a Trieste dove frequentissimo è l'attraversamento del confine.
La sospensione temporanea dei controlli più accurati e dettagliati alle frontiere della Croazia con Slovenia e Ungheria è avvenuta dopo una richiesta che i governi dei tre Paesi hanno presentato alla commissione europea a causa delle enormi code di automobili formatesi ai posti di frontiera.
Da Bruxelles, riferiscono i media a Zagabria, il commissario responsabile per gli Affari interni e l'immigrazione Dimitris Avramopoulos ha dato il suo assenso alla sospensione a partire dall’altra sera della nuova normativa più restrittiva in fatto di controlli, entrata in vigore venerdì scorso.

A differenza di Slovenia e Ungheria la Croazia, che è anch'essa membro della Ue, non fa parte dello spazio Schengen. Le autorità di Zagabria hanno fatto sapere ieri mattina che la situazione alle frontiere si andava normalizzando, con attese non superiori ai trenta minuti. Sabato scorso si era giunti anche ad alcune ore di attesa per gli automobilisti ai valichi di confine con Slovenia e Ungheria.
Tutto risolto? Ma neanche per sogno. Il fatto basilare è che la Croazia non fa ancora parte dell’area Schengen, ma soprattutto non è ancora in grado, da un punto di vista informatico, di collegarsi con il “cervellone” centrale: si pensa che il tutto potrebbe essere risolto entro il prossimo giugno anche se Zagabria dovrebbe entrare nello spazio Schnegen alla fine del 2018.
Per cui la Slovenia, confine esterno di Schengen a tutti gli effetti, deve continuare a rispettare la direttiva dell’Unione europea in tema di terrorismo. Qualche cosa però si sta muovendo anche sul versante sloveno. Il sottosegretario agli Interni, Boštjan Šefic ha precisato ieri che la direttiva dell’Ue prevede che nei casi in cui lungo l’area di confine si dovessero presentare sterminate code per l’attesa di transito - code che metterebbero a repentaglio anche il modus vivendi della popolazione che vive a ridosso del valico - le forze di polizia al confine possano attuare un controllo più agile, in modo da far defluire tutti gli automobilisti in attesa e non intasare, in questo modo, la viabilità locale.
E così ieri i poliziotti sloveni hanno iniziato a non controllare - come accaduto invece venerdì e sabato - tutti, ma proprio tutti, i documenti di chi vuole andare in Croazia. Come conferma a Rtv Slovenija Bojan Tomc, della polizia di Novo Mesto, di fronte a una coda assolutamente insopportabile gli agenti della polizia di frontiera hanno iniziato ad attuare controlli finalizzati, con una maggiore flessibilità per i cittadini dell’Unione europea o della Svizzera, mantenendo comunque ferrei i controlli per quanto riguarda viaggiatori di Paesi terzi.
Sul terreno c’è da rilevare che nonostante i molti distinguo decisi tra Bruxelles, Lubiana e Zagabria i tempi di attesa ieri, domenica, erano di 1.30 ore in uscita dalla Slovenia a Obrežje, 30 minuti a Dragogna (sempre in uscita dalla Slovenia), 1.30 ore a Starod, il confine che insiste sulla strada Trieste-Fiume, un’ora a Gruškovje (sempre in uscita Slovenia) e 1 ora a Slovenska vas.
A livello politico, diplomatico e istituzionale da rilevare che il premier della Slovenia, Miro Cerar si è confrontato telefonicamente l’altro ieri con l’omologo croato, Andrej Plenkovic. Entrambi hanno convenuto che la situazione ai confini tra i due Paesi è assolutamente insostenibile. Lubiana, ha dichiarato Cerar, presenterà il problema in ambito di Commissione europea, affiancata nella sua istanza dal collega croato, per dimostrare come la situazione venutasi a creare è assolutamente insostenibile. Cerar ha precisato che la Slovenia ha chiaramente posto all’ordine del giorno dei Ventisette i problemi che si stanno riscontrando in queste ore, ma, sostiene il premier sloveno, Lubiana non ha trovato sufficienti riscontri tra i Paesi dell’Ue. Lubiana ribadirà le sue perplessità e i propri problemi nell’incontro che si terrà a Bruxelles questa settimana su iniziativa dello stesso commissario Ue, Dimitris Avramopulos.
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