Tronchi a rischio crolli “Strage” di alberi in vista all’ex Opp e al Maggiore
le reazioni
Un fulmine a ciel sereno. Nessuna associazione ambientalista era a conoscenza della scelta dell’AsuiTs di procedere all’abbattimento di 148 alberi. Una decisione che suscita più di qualche perplessità anche se nessuno spara ad alzo zero. Non per ora, almeno.
Per l’avvocato Alessandro Giadrossi, presidente della sezione di Trieste del Wwf, esistono comunque valide alternative agli abbattimenti. «Quando avviene il crollo anche di un solo albero in caso di maltempo, scatta una sorta di allarme generale e, spesso, ingiustificato. Diciamo che nelle giornate di bora si potrebbe chiudere, ad esempio, la corte del Maggiore. All’ex Opp invece si potrebbe procedere a creare delle zone che si possono interdire per proteggere e mantenere le piante più importanti. Chiaro che se parliamo di alberi che sono sulla strada e se c’è un pericolo reale, posso comprendere la scelta, anche se ci sono dei periti che sono particolarmente prudenti e magari preferiscono non correre rischi. Per quanto riguarda lo specifico di San Giovanni - prosegue -, posso dire che la persona che ha fatto l’analisi delle piante gode della nostra fiducia e chi procederà al reimpianto è la ditta che già segue il parco, quindi siamo in un contesto accettabile con una percentuale del ricambio intorno al 10%. In ogni caso presteremo molta attenzione a come evolverà la vicenda».
Una posizione simile anche per il presidente di Legambiente Trieste, Andrea Wehrenfennig. «Di base accettiamo l’urgenza, certo 148 alberi mi sembrano davvero tanti. Non conosco la situazione specifica perché non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione, come avviene quando vengono abbattuti alberi “storici”. Posso dire però che ci sono e zone di Trieste dove il Comune non ha fatto manutenzione per tanti anni, arrivando poi a situazione molto gravi. Penso ad esempio a piazzale de Gasperi, dove mi sembra ci siano piante mal ridotte. Una responsabilità importante deriva poi dai molti interventi di “capitozzatura” (operazione con la quale vengono tolti tutti i rami superiori al punto di intersezione con il tronco, ndr), che hanno avuto esiti nefasti portando molte piante ad ammalarsi. Auspico che AsuiTs abbia comunque fatto le analisi in modo approfondito, di certo approfondiremo la questione anche perché si possono fare numerosi interventi per prolungare la vita di un albero senza dover per forza abbatterlo. Quello che in ogni caso non possiamo accettare sono gli abbattimenti per questioni urbanistiche, scelte “politiche” che penalizzano le piante».
Infine l’architetto Roberto Barocchi, presidente dell’associazione Triestebella. «Gli alberi sono esseri viventi e alla fine del loro ciclo possono anche morire. Serve chiaramente un esame strumentale e nel dubbio, in certi casi, la scelta di abbattere una pianta può anche essere la migliore. Il vero tema è che oggi un albero sulla strada ha una vita media di 33 anni, mentre quelli nel bosco sono decisamente più longevi. La vera sfida è legata poi a come vengono piantati e a quali cure vengono loro fornite, perché le piante vanno trattate come animali domestici. Spesso invece ci si rivolge a certi potatori che, evidentemente, hanno fallito in altri mestieri». —A.P.
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