Tripcovich, la “sfida” di Dipiazza Accesso agli atti, pronta l’istanza

Il Comune si prepara ad acquisire il documento col “no” ministeriale all’abbattimento Poi deciderà quali carte giocare: dal pressing politico al ricorso gerarchico fino al Tar
Foto BRUNI 23.11.2019 Sala Tripcovich
Foto BRUNI 23.11.2019 Sala Tripcovich



Roberto Dipiazza ha dichiarato che farà richiesta di accesso agli atti, per ottenere dalla Soprintendenza la documentazione che spiega il “niet” all’abbattimento di sala Tripcovich, diniego espresso dalla direzione generale Archeologia-belle arti-paesaggio del Mibac.

Tutto avviene secondo copione amministrativo: infatti la Soprintendenza si è limitata a informare il Comune che il ministero aveva espresso parere negativo riguardo il venir meno del vincolo a protezione dell’ex stazione delle autocorriere. Ma, trattandosi di corrispondenza all’interno di uno stesso ambito della pubblica amministrazione, il Municipio deve attivare l’accesso agli atti per poter leggere la missiva spedita dalla Direzione ministeriale al suo organo periferico. D’altronde il tema, ovvero il vincolo su un bene culturale, non è competenza del Comune, che, solo una volta ottenuta ed esaminata la documentazione, valuterà il da farsi per raggiungere l’obiettivo dell’abbattimento.

Dunque, il Municipio avrà modo di pensare quale sarà la strada più opportuna da imboccare. Le ipotesi sul tavolo del sindaco, che aveva accolto molto male le notizie romane, sono più o meno queste: la politica, l’approccio alla direzione, il ricorso gerarchico, il contenzioso amministrativo.

Percorrere i canali della politica verso il ministro “dem” Dario Franceschini, casomai chiedendo una mano al collega triestino Stefano Patuanelli, è un argomento al vaglio, che consentirebbe di sbrigare la pratica senza impelagarsi negli iter burocratici o nelle pandette. Altrimenti, si potrebbe tentare di convincere il neo-direttore Archeologia-belle arti-paesaggio, l’architetto Federica Galloni, insediatasi pochi mesi fa in seguito alla quiescenza di Gino Famiglietti: ha richiamato la coerenza con il vincolo imposto a metà dello scorso decennio, bisognerebbe spiegarle - come per la verità ha già provato la Soprintendenza - come alcune cose, da piazza Libertà al Portovecchio, siano cambiate rispetto ad allora.

Terza carta da calare sarebbe il ricorso gerarchico, ovvero rivolgersi al superiore dell’architetto Galloni, il neo-segretario generale del ministero Salvo Nastasi, esperto navigatore nelle acque del dicastero, dove è stato capo-gabinetto “trasversale” con Sandro Bondi, Giancarlo Galan, Lorenzo Ornaghi, per poi approdare a palazzo Chigi in era renziana. Ulteriore chance - probabilmente ritenuta extrema ratio - il ricorso al Tar. Asfaltare la Tripcovich è una profonda convinzione di Dipiazza che, non a caso, ci provò - invano - anche durante il secondo mandato nel 2007. Stavolta sembrava fatta, perchè la Soprintendenza, in un’ottica di valorizzazione dello spazio urbano, aveva accettato che il terminal disegnato da Giovanni Baldi e Umberto Nordio fosse ablato dalla cartolina dell’ingresso a Porto vecchio. —



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