Tripcovich, in commissione la demolizione “fantasma”
Prima la permuta, poi si vedrà. La demolizione della Sala Tripcovich non è nella bozza di delibera delle giunta comunale che lunedì mattina approda in Consiglio comunale. Se n’è parlato ieri in una seduta della Quarta commissione presieduta da Michele Babuder di Forza Italia alla presenza dell’assessore al Patrimonio Lorenzo Giorgi.
«Si tratta di uno scambio di due spazi importanti tra il Comune di Trieste e la Fondazione del Teatro lirico Giuseppe Verde: la Sala Tripocovich in cambio del Magazzino delle Noghere in Comune di Muggia», si limita a spiegare l’assessore senza precisare che il presidente della Fondazione lirica è il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, che si è schierato per radere al suolo l’ex stazione delle corriere adibita a teatro. È anche vero che per la sala Tripcovich, conferita al Verdi solo nel 2014, si tratta di un ritorno a casa. Il problema è che il valore inventariale risulta diverso: 1.170.941 euro la Sala Tripocovich e 3.194.211 euro il cappanone delle Noghere usato dal Verdi come laboratorio, sartoria e deposito delle scenografie. Il Comune, nello scambio, perderebbe oltre due milioni di valore immobiliare. «Un problema sorpassato però dall’interesse primario dell’amministrazione per l’operazione», spiega l’assessore alludendo all’obiettivo, come si legge nella delibera, «di portare a compimento l’intervento di riqualificazione dell’intera area che comprende piazza Libertà fino al confine del mare».Non si parla mai di demolizione. E quindi dei costi che si aggiungerebbero ai due milioni persi nello scambio, oltre all’Iva che andrebbe in fumo. Nella delibera, invece, non si esclude che la Tripcovich, una volta rientrata in possesso del Comune, «possa essere destinata ad attività rilevante Iva».
Una formula, fanno sapere gli uffici, per recuperare i 260 mila euro di imposta versata nello scambio. Sia nel caso resti un teatro, un mercato coperto o «una salumeria», come ipotizza ancora Giorgi. Qualcuno non vedrebbe male una bocciofila. Oppure, vecchia idea di Roberto De Gioia, la stazione finale del tram di Opicina . —
FA.DO.
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