Triestino scappa in Brasile con i soldi dei clienti
Si chiama Danilo Pizziga e ha 61 anni.
Fino a tre anni fa era il titolare di una importante ditta di «Montaggi e manutenzioni meccaniche» che è fallita il 9 dicembre del 2009. Lavorava in tutta la regione e anche in Veneto.
Ora Pizziga vive in Brasile dove è fuggito. Secondo il pm Lucia Baldovin, ha “distratto” (ovvero fatto sparire) la somma di 3milioni di euro che aveva incassato dai clienti della sua ditta. Non solo, per il magistrato che ha chiuso formalmente le indagini e si accinge a chiedere il rinvio a giudizio, Pizziga ha evaso nel 2006 l’Iva per oltre 107mila euro; nel 2007 per quasi 128mila euro; nel 2008 per 140mila euro e infine nel 2009 per 261mila euro.
Insomma, secondo le indagini dei finanzieri della Tributaria, Pizziga non solo se n’è andato fa Trieste portandosi via 3milioni di euro, ma ha evaso l’Iva per circa 700mila euro.
Ora, come detto, abita in Brasile, dove, tutto lascia pensare che si stia godendo tutta questa somma o quantomeno una parte di questa, al centro della ”distrazione” da 3 milioni di euro. Da aggiungere poi che prima della partenza per Rio, l’imprenditore aveva venduto, non potendolo fare, due motociclette e anche una macchina di sua proprietà. A Trieste a quanto pare come bene aggredibile del fallimento era rimasto solo un appartamento. Che il curatore Tiziana Pacifico, nominato dal giudice Giovanni Sansone, ha già alienato per pagare in minima parte i creditori.
Sull’avviso delle chiusura delle indagini preliminari del pm Lucia Baldovin che è stato notificato all’avvocato d’ufficio Alberto Coslovich, compare la dicitura “irreperibile” vicino al nome di Pizziga. In linea teorica l’uomo avrà tempo 20 giorni per presentare una memoria o farsi interrogare dal magistrato. Ma, si può ipotizzare, che difficilmente rientrerà in Italia entro questo breve termine. Preferendo alla bora di Trieste il sole di Copacabana.
Nel maggio del 2008 Pizziga era finito in carcere e aveva già provato l’effetto delle manette. Ma non per evasione fiscale. Un giorno di maggio con la pistola in pugno aveva sparato dal terrazzo di casa, in via Felice Venezian, esplodendo in rapida successione tre colpi con una Zastava 357 magnum, un'arma micidiale. Aveva puntato la canna verso l’alto e anche verso la casa di fronte. Era stato lui stesso - completamente ubriaco - ad aprire la porta di casa agli agenti della squadra volante che avevano indossato il giubbetto antiproiettile considerando l’intervento pericoloso. Prima che sparasse i tre colpi i vicini lo avevano visto agitare l'arma e lo avevano sentito pronunciare frasi incomprensibili.
L’arma di fabbricazione croata era stata subito sequestrata. Era stato il pistolero stesso a consegnarla agli agenti. La Zastava aveva la matricola abrasa. In casa - durante la perquisizione - era poi stata trovata una scatola contenente una settantina di proiettili per la magnum 357. La moglie nella circostanza aveva detto: «È una brava persona, lo sanno tutti. Ha bevuto e per questo è andato giù di testa».
Poi, dopo un anno e mezzo, c’è stato il fallimento definito con una sentenza del giudice civile. Ed è stato a questo punto che il titolare della «Montaggi e manutenzioni meccaniche», ha deciso di andarsene dall’Italia. Ha comprato un biglietto aereo per il Brasile. Dove la Finanza sospetta che abbia trasferito i suoi beni. Appunto 3milioni di euro. Una cifra rilevante che in quel Paese consente di vivere da signori.
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