Triestini in fuga dal matrimonio: in vent’anni nozze crollate del 77%
Calano soprattutto le cerimonie religiose: appena 53 nei primi otto mesi dell’anno. In costante aumento invece i divorzi
TRIESTE Convivenza sì, matrimonio decisamente no, specie se religioso. Crollano le persone che scelgono di ufficializzare, in Chiesa o in Comune, la loro unione. Mentre aumentano in maniera costante i residenti che hanno alle spalle un divorzio. La tendenza a Trieste è chiara. Le coppie decidono di vivere assieme, dando così vita ad una famiglia di fatto, ma senza stretti vincoli e, soprattutto, senza anello al dito. Il calo riguarda in particolar modo le nozze religiose. E non decollano neanche le unioni civili; negli ultimi 8 mesi se ne sono registrate soltanto 3.
Per rendersi conto del fenomeno basta confrontare i dati dei primi otto mesi del 2019 con quelli del recente passato. Dal 2000 ad oggi i matrimoni sono passati da poco meno di 1.300 l’anno ad appena 300, vale a dire il 77% in meno. Una debacle che, solo in parte, può essere spiegata con la flessione costante degli abitanti.
«Da gennaio fino al 9 agosto, - riferisce Michele Lobianco, con delega anche ai servizi demografici - l'Ufficio Anagrafe del Comune di Trieste ha registrato 247 matrimoni civili e solo 53 religiosi». Un numero a cui andranno sommate le nozze celebrate in settembre che, tuttavia, difficilmente saranno così tante da invertire una tendenza ormai consolidata da tempo. Nel 2000 nel territorio comunale di Trieste sono stati celebrati 1.278 matrimoni, 674 con rito civile, 604 in chiesa. Una differenza tra le due tipologie di matrimonio che, in seguito, è diventata sempre più marcata. Cinque anni dopo, nel 2005, l’Anagrafe aveva registrato 492 matrimoni civili e 266 religiosi e, dieci anni più tardi, nel 2015, 420 con rito civile e appena 129 in chiesa. Nel 2016, a pronunciare il fatidico “sì, lo voglio” sono state 581 coppie (450 con rito civile -131 religioso). Scese appunto a quota 300 nella prima parte di quest’anno.
I numeri rivelano anche un’altra tendenza. Le coppie sono sempre meno attratte dal matrimonio, mentre ricorrono con una certa frequenza al divorzio. In dieci anni, pur a fronte di un calo di circa 2 mila residenti, le persone divorziate sono passate da 9.882 a 12.935, mentre le persone che risultavano coniugate erano passate 98.744 a 88.643. «Le separazioni sono ancora tantissime, - commenta Roberta Rustia, avvocato specializzato in Diritto di famiglia e presidente dell’Osservatorio sul diritto di famiglia di Trieste - con un livello di litigiosità tra coniugi acceso e del quale risentono soprattutto i figli. Molte coppie ormai mancano di solidità, certe scelte ormai si fanno con molta leggerezza, senza rendersi conto che un matrimonio implica anche dei sacrifici, un impegno costate e che crescere un figlio non è una passeggiata, richiede anche fatica, rinunce». E spesso, le coppie scoppiano anche in età avanzata, quando finiscono per modificarsi certi equilibri. «Ormai decidono di separarsi anche dopo i 60 anni, - evidenzia Rustia - dopo decenni passati insieme, magari quando il marito va in pensione, resta di più a casa e i coniugi non sono in grado di sopportarsi per troppe ore al giorno».
Quella che emerge da questi dati, quindi, pare essere una società che non affronta la scelta del matrimonio con la dovuta responsabilità da un lato, e che contemporaneamente sfugge a ciò che impone dei legami. «A riprova di questo, - prosegue il legale - c’anche il fatto che a Trieste non sono decollati i contratti di convivenza», vale a dire quegli “strumenti” introdotti dalla legge Cirinnà tre anni fa, che mirano a regolamentare in maniera certa i rapporti patrimoniali derivanti dalla vita in comune. —
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