Triestina violentata in spiaggia, l’accusato all’angolo

JESOLO Avrebbe sostanzialmente confermato il suo racconto, anche se alcuni aspetti non li ricordava, la giovane triestina di 16 anni che la scorsa estate – quando ne aveva ancora 15 – è stata violentata sulla spiaggia di Jesolo. Violenza per la quale si trova in carcere Mohamed Gueye, senegalese di 26 anni.
Ieri, davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia Battistuzzi, si è tenuto l’incidente probatorio per l’acquisizione della testimonianza della ragazza (difesa dall’avvocato Angela Filippi), alla presenza del pubblico ministero Massimo Michelozzi e dell’avvocato difensore Jacopo Stefani. La ragazza è stata ascoltata con tutte le cautele previste quando si raccolgono le testimonianze dei minori. In una stanza solo il giudice, la giovane e la psicologa che ha formulato le domande.
Gli avvocati dietro il vetro protettivo. Ieri si sarebbe dovuto presentare anche l’imputato, Mohamed Gueye, per il prelievo del dna attraverso un tampone salivare, ma l’uomo non è arrivato e, a questo punto, è molto probabile che il prelievo si faccia direttamente in carcere. Gueye si trova in prigione con l’accusa di violenza sessuale aggravata: la gip Roberta Marchiori l’aveva ritenuto pericoloso e a rischio di fuga, disponendone la custodia cautelare.

La linea difensiva dell’imputato è che il rapporto sessuale fosse stato consenziente e che la stessa quindicenne avesse detto a Gueye di essere maggiorenne. A lui, gli investigatori erano risaliti due giorni dopo la presunta violenza sessuale, partendo dalle immagini delle telecamere di sorveglianza attive nel Comune di Jesolo, dove si vedeva la giovane allontanarsi dal gruppo di amici, andando verso la spiaggia con un ragazzo, dopo la richiesta di una sigaretta.
Alle 5 di mattina, un giovane che camminava lungo la passeggiata aveva visto la quindicenne piangere e chiedere aiuto. Era scattato l’allarme, mentre la ragazza veniva soccorsa – sotto choc – dai medici dell’ospedale di San Donà. Le telecamere avevano messo gli investigatori sulle tracce di Gueye, ma si era giunti al fermo anche grazie alle testimonianze della vittima e dei suoi amici. –
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