La testimonianza di una triestina a Bangkok: «I grattacieli tremavano, dopo le scosse il caos»
Chiara Quazzolo, 23 anni, racconta i drammatici momenti del terremoto: «È scattata l’evacuazione di tutti gli edifici e i telefonini non funzionavano»

«Dopo le due scosse è dilagato il panico, internet ha smesso di funzionare e per ore è stato impossibile telefonare. Le strade erano bloccate, tutti gli edifici sono stati evacuati mentre dai grattacieli veniva giù l’acqua delle piscine a sfioro. Sembrava di essere in un film. È stato scioccante». È l’esperienza vissuta dalla 23enne triestina Chiara Quazzolo, a Bangkok per trascorrere un breve periodo di vacanza con un’amica che abita in Thailandia.
Chiara lavora a Londra nel marketing, dopo un master alla prestigiosa University College London, e dieci giorni fa la sua vacanza era cominciata con un fuoriprogramma nella capitale inglese: l’incendio che ha bloccato l’aeroporto di Heathrow. Il giorno dopo era riuscita a trovare un volo per Bangkok da Roma.
Venerdì, poco prima delle 13, la terra ha tremato per la prima, spaventosa scossa. Poi, pochi minuti dopo, un altro boato, polvere e urla. Le scosse di magnitudo 7.7 e 6.4 hanno colpito il Myanmar e poi, dall’epicentro, si sono propagate investendo la vicina Thailandia. A Bangkok, brulicante metropoli con oltre dieci milioni di abitanti, è scoppiato il caos.
Scene che resteranno per sempre impresse nella memoria di Chiara. «Rispetto a milioni di altre persone che si trovavano nei grattacieli, io ho avuto una grande fortuna – racconta la 23enne triestina –: ero a bordo di un taxi, quindi ho avuto meno paura. Dopo aver sentito gli scossoni, io e il tassista abbiamo subito capito che era successo qualcosa perché attorno a noi il traffico si è completamente bloccato. Abbiamo visto i passanti che cominciavano ad agitarsi e le prime scene di panico. Scesa dal taxi, mi sono diretta verso un centro commerciale proprio mentre stava scattando l’evacuazione di tutti gli edifici, pubblici e privati».
«Momenti di grande concitazione, anche perché il traffico era completamente bloccato, così come il trasporto pubblico. Sono rimasta ore ad aspettare sotto il sole, con più di 37 gradi, in mezzo alla folla, mentre tutti cercavano di telefonare o almeno di mandare messaggi, ma le reti della telefonia mobile erano in tilt».
«Ho visto diverse persone sentirsi male a causa del caldo e della tensione – ricorda Chiara –. Nel frattempo era cominciato l’assalto ai supermercati per fare scorta di beni alimentari visto che si dava per scontato che anche tutte le strutture commerciali sarebbero state di lì a poco evacuate. Camminando per più di un’ora sotto il sole tra le auto bloccate nel traffico sono riuscita a tornare in hotel, dove la mia stanza al quarto piano era rimasta intatta, tranne qualche lieve danno nel bagno. Niente a che vedere con quello che è successo nei grattacieli del centro che hanno tremato a lungo, con l’acqua delle piscine a sfioro che veniva giù come cascate. Evacuati anche gli ospedali della zona. Hanno portato direttamente i letti all’esterno, nei parcheggi. E ci sono state donne che hanno dovuto partorire proprio nei parcheggi».
«Quando sono tornati utilizzabili i cellulari ho avvertito la mia famiglia – aggiunge –. Mi sono preoccupata quando ho provato a chiamare la mia amica e non rispondeva. Sapevo che all’ora delle scosse doveva trovarsi dentro uno dei grattacieli più alti. Più tardi siamo riuscite a sentirci. Poi la notte è stata tutto sommato tranquilla, nonostante lo sciame sismico e oggi la situazione in città è tornata più gestibile. Resta lo sgomento per il tragico bilancio di vittime in Myanmar. Sono rimasta sconvolta da tutti quei morti».
Riproduzione riservata © Il Piccolo