Trieste, voci dai due lati della galleria della paura. «Entrarci è un incubo»

Non sono bastati gli ultimi tre incidenti della settimana scorsa. No. Alcuni mezzi che attraversano la galleria di Montebello continuano a non rispettare i limiti di velocità. Anche ieri una moto non ha rallentato a dovere, proprio dove sono appesi i fiori che ricordano Tanja Testi, che domenica ha perso la vita a causa di un’auto che andava troppo veloce. Lì il motociclista di ieri ha superato una macchina, anche se c’è la linea continua, sotto gli occhi di tanti.
Ma l’eco delle tragedie non rimane inascoltato per chi vive da una parte e dall’altra di questo passaggio stradale. Fa ancora venire i brividi a chi, ogni giorno, esce dalle case circostanti. A chi, quotidianamente, ha davanti a sé quel tunnel e lavora ad esempio nel bar in piazza Foraggi, di fronte all’entrata della galleria. A chi va ad allenarsi in una palestra lì vicino. E a chi la affronta due, tre volte al giorno, per andare da una parte all’altra della città.
«Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine», commentano i più. L’abitudine di sentire di persone che imboccano la galleria e ne escono feriti, se non morti. «La gestione di questa galleria è una cosa allucinante. D’inverno vediamo le stalattiti pendere dal soffitto - sottolinea Carlo Sadecki -. Nessuno raccoglie quelle cose lì». Non sono caduti in testa pezzi di ghiaccio a Tiziana Alipi, che con il bus per forza percorre quella zona due volte al giorno, alle 6.20, quando non c’è traffico, e alle 15, nell’ora in cui invece le auto sono numerose. Ma se le tocca andare a piedi, deve addirittura percorrere un tratto della carreggiata, a un certo punto.
«Quando perdo il bus numero 20, devo fare la galleria a piedi e questo è deleterio, arrivo nell’ultimo pezzo e devo scendere dal marciapiede, perché mi cade acqua addosso, vedo pure topi». C’è un mix di elementi che spingono a rendere quella strada «deleteria»: «La velocità delle auto e la struttura decadente», afferma Alessia Basilice. Camminare a piedi nel tunnel? La parola paura non basta. Basta sentire Riccardo Varisco, che vive e lavora nell’area di piazza Foraggi. «Sui marciapiedi mettono le attrezzature per i lavori in corso, quando operano per la ristrutturazione, e a camminare sulla strada si rischia la vita. Restano il bus o un mezzo proprio. Ma anche lì, è tragico: buche, spandimenti, stalattiti d’inverno. È un pericolo, perché se cade del ghiaccio sui bus, fa danni». Attende i lavori, che purtroppo «non si sa quando si faranno, li rinviano ormai di anno in anno».

Anche Luca Bellomo, che si gioca a pallamano e vive nella zona, non ipotizza minimamente una possibile traversata con le proprie gambe. «Mai più, mi è bastata una volta», dice senza dubbi. Ma come si potrebbe evitare quel tratto, per certi versi obbligato, anche con i mezzi a motore? Un modo c’è. Lo spiega Carlo Sadecki. «Si prende via del Veltro, strada di Fiume e poi si va giù», spiega. Oppure «viale Ippodromo, doppia corsia e la sopraelevata 202». Ma resta sempre il percorso più semplice e veloce. Lo sa anche Bellomo. E ammette pure lui che «a volte, quando si ha fretta, si accelera».
Ma dopo gli ultimi episodi ci penserà due volte a premere il pedale per superare gli 80 chilometri orari, «perché fa impressione quello che è accaduto». Testimone inconsapevole per ben tre volte, perché ha visto in tutte e tre queste circostanze «le auto ribaltate dentro la galleria - racconta -. Una volta tornavo dalla trasferta il sabato sera, poi un altro giorno ero sul bus 20 e un’ultima volta ancora, quando tornavo dall’allenamento, io c’ero». Tutti la sfruttano, questa galleria, per fare prima. Di mattina, per andare a lavorare. Di notta, per rientrare a casa. Ma male.
«È sempre peggio, non c’è areazione, è uno sfacelo, i muri sono scrostati», spiega Giulio Marzi. In particolare con il buio, quando inizia il turno e deve per forza transitare in quel tratto, «la gente corre e a volte mi sorpassano nonostante ci sia la doppia linea continua, con rischio di incidenti anche. È pericolosa. ma la devo attraversare. Si vive nella furia, con i minuti contati, perché la soluzione alternativa è cambiare e andare per l’Ippodromo e il Burlo per poi sbucare a Valmaura. Montebello resta veloce dunque, ma pericolosa». Però il problema, secondo Marzi, «se chiudono il tunnel, sarebbe poi deviare il traffico». Perché si potrebbe girare per via del Destriero, ipotizza, ma in questo momento «l’hanno chiusa». «Bisognerà fare il giro del mondo quando la chiuderanno per i lavori, ma per sicurezza si deve fare - spiega -. Magari la chiuderanno solo di notte, dalle 22 alle 6».
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