Trieste, villetta esplosa. Sospetti sul ferito

La Procura di Trieste ha aperto un’indagine sull’esplosione di gas nella villetta di Sant’Antonio in Bosco. Un atto dovuto, vista la portata del fatto. Anche perché, come si è subito sospettato, l’ipotesi è che sia stato proprio Gianfranco Zucca, il proprietario dell’abitazione, a causare tutto.
Il cinquantenne, al momento ricoverato in rianimazione in condizioni molto critiche ma ancora in vita, avrebbe dunque provocato appositamente lo scoppio. Per lui si prefigura l’ipotesi di reato di aver determinato il crollo della costruzione e di danneggiamento. Non si tratterebbe invece di “tentata strage” visto che non sono state coinvolte direttamente altre persone o altri palazzi in modo importante. Ma tutto però deve essere accertato. E ci vorrà tempo, anche perché le condizioni di salute dell’uomo dovranno prima migliorare: riporta ustioni su oltre il 50% del corpo. Appaiono invece sempre più chiare le circostanze che avrebbero portato la vittima a compiere un simile gesto. La disperazione. Lo squilibrio mentale. Gianfranco Zucca, da anni in pessimi rapporti con la moglie S.M., forse voleva uccidersi. Per farlo avrebbe innescato appositamente la fuga del gas in casa, in modo da farla deflagrare con dentro se stesso.
Ci sono alcuni elementi che portano su questa strada investigativa. Il primo: Zucca avrebbe minacciato di ammazzarsi e di distruggere la villetta più volte, proprio davanti alla moglie con cui era sposato da vent’anni. Glielo avrebbe ripetuto anche dopo che la donna una settimana fa aveva deciso di andarsene di casa portando con sé i due figli, uno ventenne e l’altro quattordicenne. Una scelta, questa, pare dovuta ai numerosi episodi di maltrattamento che S.M. avrebbe subito. Fatti che si ripetevano da anni, tanto che la donna si era trovata costretta a rivolgersi a un centro antiviolenza. Era stata tormentata in modo ossessivo. E sempre con la promessa di far saltare in aria la casa. Come effettivamente successo.
Il cinquantenne, a ben vedere, viveva da parecchio tempo in uno stato psicofisico labile, alternando violenze a momenti di slancio e affetto nei confronti della compagna.
Probabilmente Zucca covava da molto il desiderio di farla finita. Da quanto risulta, non era comunque seguito da alcun centro di salute mentale. Ma la sera prima dell’esplosione, stando alle ricostruzioni, aveva chiamato la compagna per convincerla a raggiungerlo a casa e ad accompagnarlo in ospedale. Si sentiva male: diceva di aver abusato di sostanze fatali. I due si sono quindi recati in pronto soccorso, ma il marito avrebbe continuato a dare segnali di squilibrio. Poi l’epilogo: a un certo punto il cinquantenne ha firmato le proprie dimissioni dall’ospedale e poche ore dopo avrebbe messo in atto l’esplosione nella villetta di Sant’Antonio in Bosco. Erano le otto e un quarto di mattina.
Una vicenda che ha scosso l’intero paese: l’abitazione è stata completamente distrutta. La zona in cui è avvenuto lo scoppio ora è piena di macerie: mattoni, pezzi di tegole, travi di legno e vetri sparsi in un raggio di una cinquantina di metri.
Sembra una scena di guerra. Zucca avrebbe voluto punire così la moglie, che peraltro lo aveva denunciato per violenze. Il cinquantenne, forse, potrebbe anche aver voluto punire se stesso, facendola finita. Il botto ha mandato in frantumi il palazzo.
Lui, Gianfranco Zucca, è stato trovato con gravi ustioni e con gli abiti ridotti a brandelli, ricoperto da uno strato di fuliggine, seduto su quello che rimaneva di un muro all’interno della cucina dell’abitazione. Su una mano aveva due grosse schegge di legno conficcate nel palmo. Respirava a fatica, come hanno riferito i primi testimoni che hanno soccorso la vittima.
Per gli inquirenti non ci sono troppi dubbi nel ritenere l’uomo il responsabile dello scoppio.
Riproduzione riservata © Il Piccolo