Trieste: viaggio nella città “chiusa per virus” tra musei off limits e uffici semivuoti

TRIESTE. Da un lato turisti in giro senza meta, vista l’impossibilità di visitare i musei e persino di girare tra i vialetti del parco di Miramare. Dall’altro triestini disorientati e costretti a modificare le proprie abitudini, tenendosi alla larga dai luoghi affollati come cinema e centri commerciali. Tra mugugni e qualche paura è scivolata via in maniera quasi surreale la prima giornata di restrizioni imposte dall’ordinanza firmata da ministero della Salute d'intesa con la Regione.

Restrizioni che, in qualche caso, ci si è anche ingegnati ad aggirare, seppur parzialmente. È accaduto nelle biblioteche comunali, per esempio, costrette a sospendere le attività fino al 1 marzo prossimo al pari di scuole, ricreatori e musei. Alla “Quarantotti Gambini” di San Giacomo, infatti, sono state sì annullate le consultazioni in sede ma si è chiuso un occhio sulla consegna e la restituzione dei volumi. Che, “magicamente”, venivano fatti passare attraverso una finestra, evitando così il contatto diretto.
Soluzioni alternative per garantire i servizi senza violare l’ordinanza sono all’esame anche nella mensa universitaria gestita dall’Ardiss, chiusa come le aule studio dopo lo stop alle lezioni imposto negli atenei e nei centri di ricerca. Al posto dei tradizionali pasti servizi in mensa si pensa alla distribuzione di cestini di cibo a gruppi ristretti di studenti.
Non c’è stato modo di aggirare le limitazioni invece nei musei e negli altri istituti culturali comunali. I cartelli di “chiuso per virus” hanno spinto molti a limitare gli spostamenti, dando luogo così a scene piuttosto insolite come le sale d’attesa di uffici postali quasi vuote. «Dovevo pagare una bolletta e mi hanno detto che ero appena il terzo cliente – racconta ad esempio Ferruccio – quando solitamente alle 9 di mattina c’è tutta l’agenzia piena. Avevo tutti i dipendenti per me, tanto che mi hanno persin offerto un caffé». Scarsa la presenza di visitatori anche al centro commerciale Torri d'Europa. Unica eccezione il supermercato al piano terra preso d’assalto da triestini decisi a fare scorte.
Una certa dose di preoccupazione la si respirava nelle fermate principali degli autobus. Come in piazza Goldoni, dove a metà mattina molti dei presenti agli stalli lasciavano arrivare e ripartire gli autobus. «Questo è ancora troppo pieno - la frase più utilizzata da alcuni fra gli utenti della Trieste Trasporti – aspettiamo il prossimo». Un altro inaspettato effetto della psicosi da coronavirus e dalla conseguente paura dei luoghi affollati. La stessa che ormai spinge molti a trasformarsi in piccoli alchimisti “fai da te”. «L’Amuchina alla fine è composta in parte da varechina – spiega una signora a un’altra, abbattuta per non aver trovato il disinfettante in farmacia – perciò in caso di necessità basta mescolare un 30% di varechina con il restante della dose di acqua».
Tornando alle restrizioni imposte da ministero e Regione, alle chiusure dei musei hanno fatto da contraltare l’apertura, inizialmente inaspettata, delle piscine cittadine di Passeggio Sant’Andrea, San Giovanni e Altura. «La direttiva emanata domenica sera parla chiaro – spiega a riguardo il direttore del centro federale della Fin, Franco Del Campo – si parla di sospensione di “manifestazioni” in questo caso sportive. Pertanto la piscina verrebbe chiusa solamente in caso di partite di pallanuoto. Il semplice utilizzo per fini personali non va a interferire con le disposizioni ministeriali».
Alcune chiusure, ritenute esagerate, hanno indispettito i turisti presenti in città. È il caso di Miramare: ad essere “off limits” è stato infatti non solo il castello, ma persino il parco. «Trattandosi di un luogo storico abbiamo dovuto attenerci a delle regole molto restrittive – spiegano dal Museo – e in effetti all’interno del parco ci sono dei luoghi come la caffetteria e i bagni nei quali le persone possono entrare in contatto fra loro. Ciò ha comportato la chiusura di tutta l’area e non solo del castello». Una spiegazione che non ha convinto del tutti molti habituè. «Perchè allora non chiudere anche altri spazi verdi come il Giardino pubblico o addirittura luoghi pubblici come piazza Unità?», ha chiesto provocatoriamente qualcuno.
È rimasto deluso anche chi sperava di potersi godere un film per dimenticare gli allarmi. La chiusura forzata, infatti ha riguardato anche i cinema e i teatri. Rimandati a data da destinarsi gli spettacoli in cartellone al “Rossetti”, nella fattispecie «Tango Fatal» in programma stasera, «Arsenico e vecchi merletti» previsto da domani a domenica. Analoghi rinvii al Teatro Silvio Pellico e al Bobbio. L’intenzione è quella di riprogrammare gli spettacoli in date future, che saranno annunciate a breve assieme alle modalità per eventuali rimborsi. Da riprogrammare anche il concorso per insegnanti in programma oggi al PalaRubini.
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