Trieste, via Mazzini riapre oggi ai bus. Le cause del dietrofront VOTA IL SONDAGGIO

Un’analisi tecnica della Provincia ha affondato la pedonalizzazione sperimentale denunciando il calo dei passeggeri sui mezzi pubblici e i rischi per via Valdirivo
Addio alla pedonalizzazione di via Mazzini
Addio alla pedonalizzazione di via Mazzini

 

TRIESTE La contrarietà di parte dei cittadini ma, ancor più, il calo dei passeggeri negli autobus con i possibili contraccolpi sugli incassi di Trieste Trasporti e i dubbi sulla tenuta di via Valdirivo.

La pedonalizzazione di via Mazzini, per quanto sperimentale, era destinata al fallimento. A poche ore dalla riapertura al traffico - oggi il d-day con il ritorno all’antico - vengono a galla tutti i nodi su un’operazione che avrebbe dovuto rendere il centro più vivibile e piacevole. Ma che, invece, si è rivelata ben più intricata del previsto. E non solo per la sollevazione popolare, con le oltre 5.700 firme raccolte contro il piano del Comune, o gli attacchi dei partiti di opposizione: chiudere la strada avrebbe comportato conseguenze di una certa portata.

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Via Mazzini com'è oggi (con l'ampia zona pedonale)

Di qui la decisione, sofferta, di fare marcia indietro. Uno smacco per l’assessore Elena Marchigiani, secondo alcuni, ma un compromesso inevitabile per il sindaco che rischiava di giocarsi la prossima campagna elettorale con una carta troppo sfavorevole.

L’analisi, di fatto una bocciatura del progetto di pedonalizzazione così come proposto, è tecnica ed è contenuta in una relazione dell’assessore provinciale ai Trasporti Vittorio Zollia. Il quale non critica il municipio. Anzi, loda la «responsabilità» della giunta Cosolini che ha provato, sperimentato e poi, dati alla mano, ha preferito ritornare sui propri passi. «Questa è il modo di fare politica», sottolinea Zollia.

Nel merito, però, la rivoluzione pedonale con le deviazioni dei mezzi e i curiosi vasi e strisce extralarge, era un terreno accidentato. La sperimentazione completa, così come l’abbiamo vista in queste prime settimane estive, era partita il 16 maggio e si è protratta fino allo scorso 5 luglio. A “studiarne” pregi e difetti un gruppo di lavoro creato appositamente, che comprendeva tecnici del Comune, della Provincia e della Trieste Trasporti.

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Cancellate le maxi-zebre di via Imbriani all’incrocio con via Mazzini (foto Lasorte)

È stato questo tavolo a mettere in luce una serie di aspetti. Alcuni positivi: una complessiva tenuta del traffico cittadino, come si evince dall’analisi, nei confronti del quale anche le verifiche dei tempi di percorrenza «non evidenziavano particolari problemi» ma anche «una tenuta dal punto vista del servizio del trasporto pubblico locale per quanto concerne la velocità commerciale dei mezzi, mediamente immutata e talora anche migliorata su alcune direzioni». Fin qui bene.

Accanto a questo la Provincia però snocciola svariati punti dolenti: la perdita di centralità dell’interscambio dei mezzi pubblici in piazza Goldoni, innanzitutto. La «temuta difficoltà» di tenuta dell’asse sostitutiva di via Valdirivo nei prossimi mesi autunnali, visto che «non è stata verificata realmente la capacità in presenza di situazioni meteo proprie di quel periodo». Come dire: d’estate è un conto, ma a novembre e dicembre con il maltempo il traffico lungo quella strada potrebbe risentirne.

Ecco quindi il passaggio sul peso economico dell’intera operazione, probabilmente quello che ha messo nelle condizioni il Comune di ritornare indietro. Nel corso della sperimentazione, fa sapere la Provincia, è emersa una riduzione dell’afflusso di passeggeri in linee «essenziali» come la 9, pari a un -5%, e la 5 (-11%). Linee, viene precisato, non di mero avvicinamento dalla periferia al centro, ma fondamentali anche nell’integrazione complessiva di rete.

Trieste, dietrofront del Comune sulla pedonalizzazione di via Mazzini
Lasorte Trieste 01/07/15 - Via Mazzini pedonale

Con ovvie conseguenze sui biglietti venduti, anche se «tale elemento non può ritenersi significativo in un contesto temporale tanto ridotto». Ci sarebbe pure un’indagine, condotta proprio da Trieste Trasporti, «che ha evidenziato da parte dell’utenza un chiaro favore per l’assetto di rete ante sperimentazione».

Questi, insomma, i motivi che hanno spinto Cosolini a non continuare. «È evidente che la chiusura di via Mazzini – ragiona Zollia – trova un quadro coerente nella contestuale apertura di Corso Italia ai soli mezzi pubblici, sia in andata che in ritorno (così come da Piano del traffico, ndr), in un rinnovato contesto con via Carducci e via Ghega e con il mantenimento dell’interscambio di Piazza Goldoni. In questo quadro potrà sicuramente essere riproposta. Si è cercato di anticipare una fase del Piano, con l’obiettivo di allargare l’area pedonalizzata, si è sperimentata la possibilità di attuazione, si sono analizzate talune criticità e si è presa una decisione che la Provincia ritiene coerente con il percorso svolto».

«Quale assessore ai Trasporti della Provincia – conclude Zollia – ritengo il percorso svolto un raro esempio di come andrebbero sempre effettuate le scelte complesse: conoscere e provare per poi scegliere con cognizione di causa. Per cui la mia opinione è che la scelta effettuata, seppur non facile, evidenzia da parte del sindaco e dell’assessore Marchigiani un alto senso di responsabilità rispettosa innanzitutto degli interessi pubblici coinvolti».

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