Trieste, via al processo bis per Andolina sul caso Stamina

Accusa di peculato per aver sperimentato il metodo, fra 2008 e 2009, su alcuni pazienti al Burlo senza informarne i vertici

TRIESTE Al via ieri in Tribunale a Trieste il processo bis a carico di Marino Andolina, accusato di peculato ai danni dell’ospedale infantile Burlo Garofolo. I fatti contestati risalgono al periodo fra 2008 e 2009 e il procedimento è uno stralcio del caso Stamina, il cui processo si era tenuto a Torino e si era concluso nel 2015 con la condanna dello stesso medico triestino a un anno e dieci mesi.

Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Antonio Miggiani, Andolina avrebbe eseguito le infusioni di cellule staminali tra il 2008 e il 2009 al Burlo senza però registrare gli accessi dei pazienti e informare i vertici della struttura. Andolina rischia una pena da quattro a dieci anni e sei mesi con l’aggravante del reato continuato.

Sulla questione si era anche espresso il Comitato dei garanti per l’area della dirigenza medica e veterinaria del servizio sanitario nazionale, assolvendo Andolina dall’accusa. Proprio quella sentenza è stata presentata nel corso dell’udienza di ieri dall’avvocato difensore Alessandro Delbello, che sostituiva il collega Massimo Bergamasco, per sostenere che non vi fossero gli estremi per procedere perché il fatto non sussiste o non costituisce reato. Una tesi respinta dal collegio penale presieduto da Enzo Truncellito con a latere Alessio Tassan e Francesco Antoni. Nel corso della prossima udienza, fissata a metà marzo, saranno sentiti i primi sei testimoni (qualora non fossero sufficienti l’elenco prevede 11 persone), tra cui i vertici del Burlo dell’epoca come Mauro Melato, Giampaolo Canciani e Gianluigi Scannapieco, e gli inquirenti che avevano condotto le indagini. Al termine della prima udienza di ieri, Andolina si è limitato a dire che «dopo 10 anni è l’ora della verità».

Stamina è stato uno dei più importanti casi di truffa scientifica e medica che si sono verificati in Italia. Nel 2007 Davide Vannoni, presidente della Stamina foundation, aveva iniziato a presentare quella che secondo lui sarebbe stata una cura miracolosa che avrebbe dovuto risolvere alcune patologia neurodegenerative. Vannoni, laureto in Scienze della comunicazione, aveva iniziato le infusioni a Torino, nel 2007 era stato costretto a spostarsi a San Marino a causa della normativa Europea che pone dei limiti alla ricerca sulle staminali. Nel 2009 il ritorno al Burlo grazie ad Andolina che ricopriva l’incarico di coordinatore del Dipartimento trapianti adulto e pediatrico. Il rapporto con Trieste si chiuse un anno dopo con il trasferimento agli Spedali civili di Brescia.

Nel 2013 il “caso Stamina” arriva in Parlamento, dove viene autorizzata la sperimentazione con uno stanziamento di 3 milioni di euro. In realtà il bluff si scopre immediatamente visto che non vi è alcun metodo scientifico.

Le indagini in realtà erano partite già da alcuni mesi con il fascicolo aperto dal procuratore Raffaele Guariniello di Torino, con l’accusa di associazione a delinquere e truffa per Vannoni, Andolina e altre 10 persone. Nel 2015 l’epilogo in Cassazione con le condanne che arrivano ad un anno e dieci mesi . —


 

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