Trieste, verso le elezioni a sindaco: nel centrosinistra spunta l'alternativa Peroni
Se nel centrodestra Piero Camber gira con, sulla giacca, i gradi di favorito, dall’altra parte ce n’è uno che, addirittura, è strafavorito: Roberto Cosolini. Circola anche il nome del rettore Francesco Peroni. Come altro possibile concorrente al di fuori delle logiche di partito, sta iniziando a circolare il nome di Rigutti e c’è la pazza idea di sottrarre Paoletti al centrodestra
Francesco Peroni
TRIESTE Puntare pesante, fin d’ora, su un candidato di bandiera, e chi se non il segretario uscente del Pd Roberto Cosolini, il leader del partito leader? O tentare, se serve fino all’ultimo respiro, pure alla vigilia delle eventuali primarie di ottobre, di pescare il jolly dalla mitica società civile, a cominciare dal rettore dell’Università Francesco Peroni, sperando di bissare il colpaccio di Honsell a Udine? Il relax estivo, ormai agli sgoccioli, non ha ancora liberato il centrosinistra dal cruccio di sempre, cioè quale provenienza debba avere il candidato sindaco della coalizione per giocarsela contro - quale che sia, e sarà - l’erede designato di Roberto Dipiazza.
IL FAVORITO Se nel centrodestra Piero Camber gira con, sulla giacca, i gradi di favorito, dall’altra parte ce n’è uno che, addirittura, è strafavorito: è per l’appunto Cosolini, che i boatos danno motivato sia a ripresentarsi per la segreteria provinciale del Pd in vista del congresso di fine settembre, sia a ricevere contestualmente l’investitura di candidato del centrosinistra tutto, se serve passando attraverso la resa dei conti tra alleati delle primarie di coalizione, in agenda all’occorrenza nel mese di ottobre. Dalla sua, oltre che una certa attenzione dal mondo della ricerca e delle professioni anche per il suo background, Cosolini ha un bel pezzo di classe dirigente (e di base) del Pd pronto a tirargli la volata. Non solo la maggioranza del partito di estrazione diessina e proiezione bersaniana che lui stesso rappresenta, ma anche la quota dei mariniani laici comandati a livello locale dal capogruppo democratico in Consiglio comunale Fabio Omero, che a scanso di equivoci s’è già chiamato fuori da solo.
L’ALTERNATIVA Gli ex Margherita, invece, in linea di massima, si dannano ancora l’anima per pescare dal mazzo quel jolly della società civile, se possibile moderato, e senza macchia politica né trascorsi post-comunisti. Ma proprio sugli ex Margherita, e sulle loro manovre dietro le quinte, oggi rieccheggiano, e pesano, le bordate per la leadership regionale tra Gianfranco Moretton e Debora Serracchiani, una nata nei Ds ma adesso agganciata all’area Franceschini. Si sussurra così che, al di là delle nomination dielline più o meno convinte di Sergio Lupieri per l’orbita Moretton (più) e Francesco Russo per l’area Letta (meno), l’idea suggestiva di una ridiscesa in campo di Cristiano Degano - tornato a fare il giornalista alla Rai, ma che da uomo di mediazione mai si permetterebbe di correre contro l’amico Cosolini in occasione delle primarie - sia più che altro un’operazione di disturbo per riuscire a convincere la maggioranza del Pd a convergere su un terzo nome importante. Quello di Peroni, il triestino acquisito divenuto il più giovane rettore in Italia nel 2006, guarda caso quando assessore regionale all’Università era Cosolini. Come dire: i presupposti per una via d’uscita ci sarebbero. Un’ipotesi che, tuttavia, imporrebbe a quanto è dato intendere una rinuncia al sacro rito delle primarie, e un concomitante patto di ferro non solo tra i partiti - e qui probabilmente si ritroverebbero anche i dipietristi che alle elezioni europee del 2009 hanno preso comunque il 10% - ma anche e soprattutto tra le anime del Pd.
GLI OUTSIDER Stesso destino, cioè niente primarie, sarebbe riservato alla campagna elettorale del centrosinistra nel caso si facessero largo altri nomi da spendere nel nome dell’inclusione al di là dei partiti. Uno porta all’illyana Maria Teresa Bassa Poropat, che come è noto non crede allo strumento dello scontro frontale nei seggi dei simpatizzanti, ma che è presumibile venga riproposta per il mandato-bis in Provincia. Un altro nome - quello di Claudio Magris, «magari con una giunta tecnica tutta di giovani» - è un sogno covato da molti. E resterà al 99,9% un sogno, visto che il diretto interessato ha già avuto modo di dire pubblicamente che «purtroppo non sono in grado di essere preso in considerazione per nessun incarico». Un terzo nome - tenuto nascosto di questi tempi, ma che si dice circoli in certi ambienti democratici - è in realtà una primizia. È quello di Franco Rigutti - volto noto in città e «da sempre vicino al centrosinistra», bisbiglia qualcuno - storico presidente dei dettaglianti oggi numero uno regionale della Confcommercio e pure braccio destro in Camera di Commercio di Antonio Paoletti. Il quale, pur essendo uno di quelli che vengono associati al centrodestra, coincide a sua volta col quarto nome degli indipendenti che potrebbero inserirsi proprio nella partita-candidature del centrosinistra.
LE INCOGNITE Sarebbe quel «superamento degli schemi classici» decisivo per «sfondare dall’altra parte», auspicato da certa quota di moderati. Ecco perché, nel centrosinistra, non si snobbano proprio per niente le manovre terzopoliste di Casini e gli smarcamenti dei finiani. Qualche scossone potrebbe raggiungere Trieste, senza dimenticare la scheggia Bandelli, che potrebbe succhiare altre preferenze al centrodestra. Occhio, però, anche a sinistra hanno la mina vagante che potrebbe grattare qualche voto: i grillini, che hanno in Paolo Menis e Stefano Patuanelli i possibili candidati sindaco.
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