Trieste, venduta l’ex Intendenza di largo Panfili, diventerà un super-hotel

All’asta di Cassa depositi e prestiti si fa avanti un gruppo italo-austriaco. Operazione da 15 milioni, di cui 5-6 per l’acquisto
Lasorte Trieste 15/02/19 - Largo Panfili, Ex Palazzo Intendenza di Finanza
Lasorte Trieste 15/02/19 - Largo Panfili, Ex Palazzo Intendenza di Finanza

TRIESTE Pronostico rispettato. Chi avesse scommesso sul destino alberghiero dell’ex Intendenza di finanza in largo Panfili, avrebbe portato a casa il malloppo. Ieri a mezzogiorno erano scaduti i termini per presentare le offerte indirizzate ad acquistare il grande edificio di oltre 13 mila metri quadrati, che di fatto costituisce il “raddoppio” del palazzo delle Poste: raccoglieva le proposte, su incarico della proprietaria Cassa depositi e prestiti (Cdp) Immobiliare, il notaio romano Mario Scattone, con studio nell’Urbe in via Giuseppe Montanelli 11.

Il passaggio di mano scongela un bene piuttosto impegnativo sul quale da anni si cercava un compratore. A farsi avanti in solitaria un gruppo italo-austriaco, di cui si era parlato a novembre, già impegnato nell’industria alberghiera regionale, in particolare a Grado: obiettivo trasformare la cadente ex Intendenza in un hotel “quattro stelle” dotato di 230 stanze. Secondo l’acquirente, si tratterebbe della più grande struttura recettiva del Friuli Venezia Giulia. Stefano Nursi, l’agente immobiliare che con la sua Equipe ha seguito l’operazione, rifinisce la descrizione: sarà un intervento riqualificativo, acquisto compreso (stimato tra i 5 e i 6 milioni di euro), da 15 milioni, che potrebbe aprire il cantiere entro l’anno.

Cantiere dedicato specificamente all’interno, poichè sugli esterni è già in corso un lavoro restaurativo, avviato nello scorso autunno dall’ormai ex proprietaria Cdp. L’opera è affidata a Mario Bucher, che si giova della consulenza storico-artistica di Pietro Cordara. Del restauro si occupa la ditta Gasparoli di Gallarate. Il cronoprogramma prevede il recupero delle facciate entro la fine della prossima estate.

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Silvano Trieste 31/03/2016 Largo Panfili, inaugurazione


La notizia romana interrompe una pluriennale storia di declino. L’ex Intendenza aveva cambiato proprietario varie volte, transitando da Fintecna a Italia Turismo fino ad approdare a Cdp: sempre di mano pubblica si è comunque trattato.

Il restauro degli esterni ha probabilmente contribuito ad accrescere l’interesse del gruppo italo-austriaco: rimettere in sesto l’interno, storicamente vocato a uffici ma da tempo inutilizzato, rappresenta già un bell’impegno. Gli spazi sono notevoli: cinque piani fuori terra, l’ultimo dei quali occupato da soffitte dalle lignee trabeazioni. Tre gruppi di scale - raccontava a novembre Mario Bucher - una delle quali classificata scalea d’onore. Tre anche i cortili, che però - chiarisce Nursi - non potranno essere adibiti a parcheggio. Il tetto è stato provvisoriamente rimessato. Va ricordato che i 13 mila metri quadrati, su cui si estende il vasto immobile di fine Ottocento, sono soggetti a vincolo diretto della Soprintendenza.

Emissari del gruppo acquirente avevano incontrato il sindaco Roberto Dipiazza, interessato a un felice esito dell’operazione: nel risanamento del Borgo Teresiano, impostato dalla giunta Cosolini, stonava quel mezzo isolato inscurito dallo smog e obliato dall’incuria (oggi coperto dai ponteggi). Largo Panfili è stato rinfrescato: la chiesa evangelica, l’Agenzia delle Dogane (dove operava lo squero), la succursale Carducci-Dante, la recente pavimentazione concorrono a disegnare un dignitoso scorcio dell’area centrale. Ci passa persino una delle ciclabili meno frequentate del mondo, un senso unico di non facile comprensione. Insomma, solo i tre lati (Panfili, Milano, Galatti) dell’ex Intendenza sembravano caparbiamente catafratti nel loro nerastro degrado.

Il palazzo di largo Panfili si configura come una sorta di voluminosa retroguardia gemellare delle Poste. L’esecuzione risale all’ultimo decennio dell’Ottocento e si deve a un architetto “di stato” come Friedrich Setz, specializzato nell’edificazione di sedi postali. Progettò anche quelle di Trento e Bolzano, in una sorta di ideale ponte dall’involontario sapore irredentistico. —


 

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