Trieste, vende all’asta i beni del cliente e si tiene i soldi

A processo per appropriazione indebita il titolare del Centro del collezionismo Roberto Fragiacomo. Spariti 2.300 euro
Lasorte Trieste 06/12/20 - Via della Geppa 22/A
Lasorte Trieste 06/12/20 - Via della Geppa 22/A

TRIESTE Qualche orecchino, alcuni quadri, statuette, vecchie cartoline. Tutto all’asta. Solo che a vendite concluse il denaro non è mai arrivato al legittimo proprietario: 2.338, 36 euro intascati dal titolare della società a cui il cliente aveva affidato i propri beni. Una vicenda su cui la Procura ha aperto un’inchiesta. Il pm Matteo Tripani, il magistrato titolare del fascicolo, ha indagato il settantenne triestino Roberto Fragiacomo, amministratore del “Centro del collezionismo Trieste srls” di via della Geppa 22/A. Una realtà che fino a non molto tempo fa era abbastanza nota in città.

L’accusa è chiara: appropriazione indebita. Il pm ha emesso a carico dell’imprenditore (difeso dall’avvocato d’ufficio Antonio Zonta) un decreto di citazione diretta a giudizio. In questi giorni si è tenuta la prima udienza.

Il caso però si trascina da circa tre anni, da quando cioè il proprietario dei beni – si tratta di un settantaquattrenne triestino, S. B. le sue iniziali – ha portato gli orecchini, i quadri, le statuette e le vecchie cartoline al Centro del collezionismo di via della Geppa. Ma da quel momento in poi il cliente, che aveva ricevuto quei valori in eredità, non ha saputo più nulla. Che fine avevano fatto?

Il cliente ha sporto denuncia nei mesi scorsi dopo che anche la formale intimazione al pagamento (o alla restituzione degli oggetti) era caduta nel vuoto. Lo ha fatto il 6 maggio del 2019, ormai stanco e comprensibilmente sfiduciato dei continui rimandi. D’altronde ogni qualvolta il cliente domandava di sapere dove erano finite le proprie cose e se erano state vendute, l’imprenditore nicchiava.

«Ne riparliamo... certo». «Ci vediamo la prossima volta... sì, qualcosa ho venduto, ma ora ho problemi di liquidità». Riposte che in buona sostanza suonavano più o meno così. L’imprenditore, insomma, faceva orecchie da mercante. È proprio il caso di dirlo.

Passa un anno, un secondo e un altro ancora. Ma silenzio. In realtà gioielli, quadri e cartoline erano già stati ben che aggiudicati. Come scoperto nell’indagine, erano stati venduti alle aste del 27-28 maggio 2017 e del 7 ottobre del medesimo anno. Un unico bene in catalogo non sarebbe stato ceduto. Ma neppure restituito al settantaquattrenne triestino, tenuto sempre all’oscuro di queste compravendite. Il cliente, dopo mesi e mesi di solleciti, ha pazientemente aspettato. Ma a un certo punto, dopo la formale intimazione al pagamento, ha deciso di querelare il titolare della società.

Il settantaquattrenne si è quindi affidato allo studio legale Poli di via Coroneo ed è partita l’indagine. Il pm ha constatato che l’imprenditore si era effettivamente appropriato del ricavato delle vendite e i soldi erano stati impiegati per altri fini. Ma ci sono altri clienti imbrogliati? Non si esclude.

«Il signor Fragiacomo al momento non ha disponibilità economica – spiega il legale dell’imputato, l’avvocato Zonta – altrimenti sarebbe disponibile a risarcire. Se nei prossimi mesi disporrà di entrate, la situazione potrebbe risolversi anche per via extragiudiziale». —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo