Trieste, Vazzano ucciso dopo una lite per i dieci euro del sub-affitto
TRIESTE C’è un movente nell’omicidio di Gretta. Il quarantaquattrenne Mauro Vazzano, ucciso con una raffica di coltellate al petto e alla gola mentre dormiva, con molta probabilità è stato ammazzato per soldi. Per 10 euro. È la somma quotidiana che il convivente Luciano Tarlao, il novantenne sospettato dell’assassinio, doveva alla vittima per il sub-affitto della stanza nell’alloggio Ater di via Santi 7, dove i due abitavano assieme. Il 7 agosto l’anziano non avrebbe versato la cifra: circostanza, questa, che potrebbe aver innescato una furibonda lite tra i due - confermata dai vicini - sfociata la notte successiva nel barbaro delitto. Queste, almeno, le ipotesi investigative.
Il retroscena emerge in tutta la sua brutalità a cinque giorni dalla scoperta del cadavere di Vazzano, che Tarlao si era tenuto decomposto in casa per quasi una settimana. La ricostruzione viene a galla incrociando gli indizi raccolti dalla polizia Scientifica sulla scena del crimine e le testimonianze rese dai residenti nel condominio di Gretta. Ieri, intanto, il gip Giorgio Nicoli ha confermato il carcere per l’indagato.
Ma per mettere insieme gli indizi e capire cosa può essere accaduto in quella casa, è necessario fare luce sul rapporto tra il novantenne e il quarantaquattrenne. I due abitavano assieme per necessità. Sarebbero stati fatti incontrare da un conoscente comune: un parente di Tarlao, pare, a cui era nota la situazione del novantenne, anziano ma anche senza fissa dimora (nonostante percepisse una pensione di 1.300 euro al mese da ex dipendente statale), e quella di Vazzano. Il quarantaquattrenne, che per mantenersi lavorava ai mercatini di paese, non se la passava bene economicamente. Ciò è dimostrato da un messaggio che la vittima aveva inviato a un’amica lo scorso marzo. L’uomo le chiede soldi. «Sono in serie difficoltà», le scrive. È per questo motivo che accetta di ospitare il novantenne sub-affittandogli una stanza a 300 euro al mese. La convivenza comincia nell’aprile 2016.
È una delle prove chiave che potrebbe spiegare il movente del delitto. Vazzano custodiva in un’agenda blu una sorta di contabilità dei soldi che il coinquilino gli versava per l’ospitalità: 10 euro al giorno. L’agenda è stata trovata nell’appartamento dagli investigatori. Quell’elenco, che il quarantaquattrenne aggiornava quotidianamente, si interrompe proprio il 7 agosto. Il giorno prima dell’omicidio, avvenuto nella notte tra il 7 e l’8. Vazzano, il 7 agosto, potrebbe non aver annotato i 10 euro perché il coinquilino non glieli aveva resi. E questo avrebbe causato un pesante litigio tra i due, l’ennesimo sembra, culminato nella mattanza notturna. Il quarantaquattrenne è stato letteralmente scannato con un coltello mentre dormiva con fendenti al collo e al petto.
Una vicina di casa ha dichiarato agli inquirenti di aver sentito spesso Vazzano e Tarlao litigare. «Udivo urla dalla mia camera da letto - ha riferito - e pugni sui muri. L’ultima volta è stata circa una settimana fa...». La donna è stata sentita dalla polizia in occasione del rinvenimento del cadavere, cioè il 14 agosto. Una settimana dopo, appunto, del presunto battibecco. Le date coincidono. Ma il fatto che tra i due coinquilini non corressero buoni rapporti (Tarlao ha sempre negato ciò) emerge pure da un’intercettazione in Questura tra il novantenne e un parente che l’aveva accompagnato: «Mi raccontavi che non vai d’accordo - incalza il familiare - non ti dava niente quando mangiava...ti domandava soldi...». In un interrogatorio davanti al gip, peraltro, Tarlao si è lasciato sfuggire un dettaglio non trascurabile: Vazzano «mi aveva derubato». Derubato? C’è di più. L’anziano ha confermato di percepire una pensione di 1.300 euro al mese, che prelevava in contanti ma che in un’occasione gli era stata parzialmente «sottratta». Oltre ai 10 euro del 7 agosto, gli inquirenti non escludono dunque che quel denaro potesse essere stato in qualche modo preso di mira dall’indigente vittima. «Spendo tutta la mia pensione ma non so come...», ha peraltro osservato lo stesso Tarlao, con lucidità, nell’interrogatorio. E poi, riferendosi a Vazzano: «Era egoista, quando mangiava la pizza non me ne ha mai offerto un po’». Il novantenne covava rancore e odio. —
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