Trieste, Università popolare nel caos: bocciato il bilancio del 2017
TRIESTE «Il Consiglio d’amministrazione dell’Università popolare di Trieste, riunitosi il 22 novembre, a larga maggioranza non ha approvato il bilancio consuntivo 2017, alla luce del parere non favorevole del Collegio dei revisori dei conti». È una nota diffusa dalla stessa Upt a svelare che i revisori - e di conseguenza il Cda - hanno bocciato la proposta di bilancio che proprio gli amministratori dell’ente di piazza Ponterosso avevano inviato loro a ottobre.
A chiusura di una articolata spiegazione tecnica, il Collegio dei revisori, riunito il 19 e il 20 novembre, scrive nel verbale: «Il Collegio esprime parere non favorevole all’approvazione del bilancio proposto. Ciò in quanto, dall’esame effettuato a campione di talune voci dello stato patrimoniale, sono emersi dati incompatibili con un utile d’esercizio».
I revisori, quindi, esprimono dei dubbi su quell’utile di bilancio di gestione (tra corsi, sedi e dipendenti) di poco più di 12 mila euro anticipato il 10 ottobre dai vertici dell’Upt nel corso di una seduta della Quinta commissione del Consiglio comunale dedicata proprio alla critica situazione dell’ente. Nel verbale i revisori aggiungono: «Considerato che la situazione finanziaria descritta si è ulteriormente aggravata nel corso del 2018, con un peggioramento del quadro patrimoniale, il Collegio invita il Cda a intraprendere adeguate iniziative volte al salvataggio di questa istituzione che vanta una secolare e prestigiosa tradizione». Un domani, insomma, non si potrà dire che i revisori non abbiano suonato un campanello d’allarme.
Nei prossimi giorni, dunque, seguendo le indicazioni date dai revisori, il Cda è tenuto a riesaminare quella proposta di bilancio 2017, cercando di apportare al documento le dovute modifiche. Allo stato attuale, pertanto, l’ente morale è ancora senza bilancio 2017 e pure senza presidente. Cristina Benussi da ieri ufficialmente non solcherà più la porta di quell’ufficio in qualità di presidente. Ha svuotato il suo ufficio degli effetti personali.
«In attesa della nomina dei due rappresentanti della Regione, già richiesta da tempo, in seguito alle dimissioni della consigliera Diana De Rosa e della presidente Maria Cristina Benussi già accettate dal Cda – si legge nella nota dell’Upt – subentra per l’ordinaria amministrazione il vicepresidente Renzo Codarin mentre rimane nella carica di direttore generale Fabrizio Somma».
Quindi, come anticipato dal Piccolo, le dimissioni di Somma erano una sorta di “bluff”. Il direttore resta ben saldo al suo posto, con il beneplacito del Cda che, riunitosi appunto lo scorso giovedì, non ha nemmeno accennato alla situazione del direttore. Neppure Francesco Saverio De Luigi, membro delegato del ministero degli Affari Esteri, ha chiesto lumi su tale situazione e sulle richieste avanzate da Somma per andarsene. Nel comunicato redatto dall’Upt al termine dell’ultimo Cda, viene precisato pure che «è stato anche ricostituito il Consiglio direttivo con la nomina del rappresentante del Comune di Trieste, Pietro Colavitti, al posto del dimissionario Roberto Fermo. In sostituzione dei due rappresentanti dei soci Renzo Grigolon e Micaela Silva sono subentrati i soci Ferdinando Parlato e Fiorella Fontanot».
L’entrata di Colavitti nel Consiglio direttivo era data per scontata, visto anche l’impegno del ragioniere negli ultimi mesi per raddrizzare la situazione di quella realtà, e considerate anche le parole di stima riservatigli nel corso della Quinta commissione consiliare da Benussi e Somma. Invece, giovedì, a sorpresa, a candidarsi come membro del Consiglio direttivo si è presentata Laura Marzi, sindaco di Muggia. Una mossa che ha lasciato alcuni membri del Cda a bocca aperta.
A quel punto, Colavitti ha chiesto che la votazione venisse fatta in modo palese e non nella segretezza dell’urna. Così è stato. Colavitti, Marzi, Benussi e De Luigi si sono astenuti. Codarin, Parlato, Fontanot e Silvio Delbello hanno votato a favore di Colavitti; Adriano Martinolli e Tiziana Piras, membri delegati del Conservatorio Tartini e dell’Università di Trieste, hanno scelto Marzi. Colavitti dunque ha prevalso su Marzi.
«L’ente – aggiunge l’Upt nella nota – rimane anche in attesa degli esiti del lavoro del nucleo di valutazione insediatosi su incarico della Prefettura, del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e della Regione».
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