Trieste, un museo di guerra nella villa a Trebiciano

TRIESTE Non solo granate, mine e tritolo. Dario Terzoni, il cinquantunenne che ha perso la vita a causa dell’esplosione di una bomba che teneva nel garage della sua villa di Trebiciano, custodiva in casa anche una sorta di museo della guerra.
La polizia e gli artificieri dell’Esercito hanno trovato in un bunker attiguo all’abitazione un’intera sala allestita con centinaia di cimeli della Prima e della Seconda guerra mondiale, dall’abbigliamento all’attrezzatura militare, passando per le armi e i pezzi di artiglieria. Terzoni aveva collezionato uniformi (sistemati su manichini), elmetti, distintivi, medaglie, fibbie; ma pure baionette, mazze ferrate e chiodate, tirapugni con lame. E, ancora, vere e proprie bombarde e archibugi, accanto a volumi di vario genere. Materiale conservato sotto teca, con tanto di catalogazione, spesso accompagnato da foto d’epoca esplicative sull’utilizzo durante le operazioni militari. Sono oggetti di indubbio interesse storico culturale del valore di migliaia e migliaia di euro.
La stanza, così come il resto dell’abitazione, è sotto sequestro su disposizione della magistratura. Si tratta ora di capire che fine faranno tutte queste “reliquie”: sono destinate a un museo? Gli inquirenti con ogni probabilità dovranno indagare sulla provenienza degli oggetti rinvenuti nell’abitazione di Terzoni. Chi glieli ha venduti? Cosa era lecito avere in casa? C’è un traffico illecito dietro a questo collezionismo? La legge comunque vieta espressamente il possesso di materiale bellico, a cominciare dalla bombe. La loro detenzione, importazione e cessione, è punita.
Ma non è affatto chiaro come il cinquantunenne si fosse procurato le granate. Già dal primo giorno successivo alla tragedia, gli artificieri della polizia di Stato e del 3^ Reggimento Genio Guastatori di Udine avevano rinvenuto alcuni residuati bellici: tre granate, di cui due di artiglieria e una di medio calibro; una bomba a mano tedesca; una bomba di mortaio inglese e decine di munizioni di armi portatili di vario calibro.
Pezzi della Prima guerra mondiale. Gli stessi militari hanno avuto una certa difficoltà nell’identificare con esattezza la tipologia di ordigno che ha ucciso Terzoni: le schegge rintracciate durante l’ispezione nel garage della villa erano compatibili con una granata di medio calibro di circa 50 centimetri di altezza e 10 di diametro. Probabilmente una bomba in uso durante il primo conflitto mondiale, considerato raro dagli esperti e dagli stessi collezionisti. Il cinquantunenne tentava di maneggiarlo, forse per disinnescarlo. Terzoni potrebbe aver usato un trapano o una flex. Le scintille, a contatto con la polvere da sparo, avrebbero causato la deflagrazione che ha dilaniato l’uomo provocando l’incendio nel garage.
Gli inquirenti avrebbero trovato nel “museo” allestito nel bunker vicino un libro aperto su una pagina che illustrava il funzionamento di una tipologia di granata, con accanto un paio di occhiali. Si ritiene che Terzoni lo stesse consultando proprio per cercare di carpire come manipolare il residuato che teneva tra le mani. Sono ipotesi.
Ma tutta questa storia è zeppa di dubbi. Dal collezionismo, in parte illegale, la vittima ricavava denaro? Come si spiega il villone di Trebiciano per una persona che di professione faceva il bidello?
Il materiale d’artiglieria è stato comunque raccolto e neutralizzato dal 3^ Reggimento Genio Guastatori di Udine. L’operazione, avvenuta l’altro ieri a Medea lungo il fiume Torre, è stata coordinata dal 1^ maresciallo dell'Esercito Bruno Garlant e assistita dal Nucleo della Croce Rossa militare del Fvg alla presenza del capitano medico Antonio Giannotta e del tenente Antonio Rombolà.
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