Trieste: «Un falso la foto dello squalo tigre»

I civici musei scientifici sull’immagine del predatore avvistato a Trieste: «Presa da un altro scatto». Il pescatore Indrigo: «No, è autentica»
Di Pietro Spirito

Altro che squalo tigre nel Golfo di Trieste: è un fake, un falso, la foto scattata da Walter Indrigo, subacqueo e pescatore professionista, che assicura di aver avuto un incontro ravvicinato con il predatore martedì scorso, durante una battuta di pesca a poche decine di metri dalla Diga Rizzo. Dopo un primo, pur cauto avallo al racconto di Indrigo, gli esperti dei civici musei scientifici - che avevano definito «eccezionale» la presenza di uno squalo tigre non solo in Adriatico, ma in tutto il Mediterraneo, sulla base di un primo esame dell’immagine contenuta nella scheda della macchina fotografica - hanno analizzato con più attenzione la foto. E ora dichiarano in un comunicato ufficiale che si tratta di un falso, la foto di una foto, l’immagine sì di uno squalo tigre, ma scattata in originale chissà dove e quando. Walter Indrigo, di contro, insiste nella sua versione: «Non è vero - dice - quella foto l’ho scattata proprio io a trenta metri dalla Diga Rizzo martedì mattina, e non è un falso».

«La foto dello squalo tigre - afferma nel comunicato il direttore del civici musei scientifici Nicola Bressi - è stata effettivamente scattata a Trieste il 3 dicembre, e ritrae proprio uno squalo tigre, come correttamente identificato dal personale dei musei scientifici triestini e da altri esperti del settore». «Ma - aggiunge Bressi - il personale del Comune ha sottoposto ad accurate indagini l'immagine digitale fornita dal pescatore, richiedendo anche il supporto di Alessandro De Maddalena (professionista del settore): il risultato è che di fronte all’obiettivo c’era un' “immagine stampata” di uno squalo tigre, e non un animale in carne ed ossa (anzi: cartilagini)».

«Fortemente ingrandita - continua Bressi -, nella foto appaiono delle bande verticali regolari e a una quadrettatura molto particolare che non è la pixelatura digitale. Esaminandola lungo i margini si nota che si tratta di una immagine che è stata a sua volta fotografata: specialmente nell'angolo in basso a destra la quadrettatura si curva; evidentemente l'obiettivo non era perfettamente parallelo all'immagine quando la foto è stata scattata. Si nota l'interferenza della grana di stampa con i pixel non allineati». «Chissà - commenta ancora il direttore dei musei scientifici -, all'inizio forse doveva solo essere uno scherzo agli amici postato su Facebook, invece è diventato un originale “pesce di San Nicolò” per la città, ma anche un nuovo rompicapo che ha occupato le mail di decine di esperti del settore in tutto il mondo. Comunque alla fine la cocciutaggine scientifica di chi è chiamato, per mestiere, a dubitare di ogni cosa per giungere alla verità, ha portato il personale dei musei scientifici triestini a determinare prima la specie, nonostante i pochi particolari, e poi a svelare l'ingenuo trucco fotografico».

«Macché trucco», insiste ancora Walter Indrigo che, fra l’altro, è il sub che nell’ottobre scorso, alla vigilia della Barcolana, trovò in fondo al mare, in testa al Molo Bersaglieri, i resti di Sergio Malusà (suicida nel 2012) ancora chiuso nella sua auto. «La foto è autentica - ribadisce Indrigo -, quello squalo l’ho fotografato io in acqua a Trieste. Non so cosa sia la quadrettatura, forse è un difetto della macchina fotografica. Del resto non sono andato io a cercare pubblicità, è il museo che mi ha chiamato, e anche i giornali».

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