Trieste, un divieto ministeriale mette in dubbio l’operazione cabinovia

Un decreto vieta “impianti di risalita a fune” in certe aree protette, tra cui rientra il Bosco Bovedo. Uffici al lavoro: il diniego vale solo in caso di zone per lo sci?

Giovanni Tomasin
L'ipotesi di tracciato formulata dal comitato No Cabinovia
L'ipotesi di tracciato formulata dal comitato No Cabinovia

TRIESTE. Un’improvvisa bega giuridica si frappone all’ascesa della cabinovia verso l’altipiano. Nel corso del confronto con Regione e Soprintendenza in vista della Valutazione ambientale strategica (Vas) è spuntato infatti un lapidario comma ministeriale del 2007 che vieta “la realizzazione di impianti di risalita a fune e nuove piste da sci” nelle aree protette come quella del bosco Bovedo, le cosiddette Natura 2000. Potenzialmente è bel un problema per il Comune, poiché la cabinovia è senza dubbio un impianto a fune, mentre è da vedere se possa essere considerato “di risalita”: al momento la questione non è pacifica, e ha messo in allarme gli uffici d’ambedue gli enti di piazza Unità, per i quali un simile impiccio potrebbe portare a farsi scivolare di mano i 48 milioni stanziati dal Pnrr per la realizzazione dell’opera. Tanto che giovedì si terrà un incontro fra tecnici e politici per sbrigliare la questione.

Ma andiamo con ordine. Il decreto ministeriale 17 del 2017, al comma m dell’articolo 5, spiega quali siano i divieti che insistono su un’area Natura 2000, definizione di zona a protezione speciale che si applica anche al bosco Bovedo: si vieta appunto la realizzazione di “nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci”, ad eccezione di quelli già pianificati al momento dell’approvazione della legge (non è il caso della cabinovia) o interventi minori. Il punto sta tutto lì: la legge parla solo di impianti sciistici o di impianti a fune nel loro complesso, inclusi quelli sciistici? Tra il serio e il faceto, in piazza Unità che già chi propone di ricorrere a qualche parlamentare triestino per infilare un emendamento in una delle prossime leggi per mutare la parte “e nuove piste da sci” in “per nuove piste da sci”, così da rendere ineluttabile il carattere sciistico degli impianti vietati. Scherzi a parte, la questione va approfondita, perché al di là del nudo testo della norma c’è la giurisprudenza in materia da vagliare. «Noi la pista da sci non la facciamo di sicuro», commenta l’assessore comunale ai Lavori pubblici Elisa Lodi, che spiega quindi la posizione del Comune: «Abbiamo consultato i nostri uffici, i nostri consulenti, gli uffici della Regione. Tutti ritengono che questa norma non sia applicabile al caso di specie. Ora risolveremo tutte le questioni, un passo per volta, per arrivare alla progettazione». Come mai non si applica? Lo spiega il dirigente dell’area lavori pubblici Giulio Bernetti: «Il nostro è un impianto a fune, non un impianto di risalita a fune. Questi ultimi sono specificamente legati alle piste da sci, cosa che la cabinovia non è. I nostri tecnici la vedono così, ora faremo tutte le verifiche giuridiche del caso».

Ma gli altri enti cosa ne pensano? La Soprintendenza, fede al suo ruolo d’arbitro, al momento è in attesa di una serie di integrazioni richiesta al Comune qualche tempo fa. Dalla Regione arriva invece la voce, rassicurante per il Comune, dell’assessore all’Ambiente Fabio Scoccimarro: «Nel corso di questi quattro anni ho sempre ritenuto fondamentale e prioritario il confronto con il territorio e chi meglio di un sindaco eletto direttamente dai propri cittadini può portare avanti le idee per il futuro della città? Chi poi meglio di Dipiazza, appena rieletto per la quarta volta».

Se ci saranno dei problemi amministrativi e tecnici legati al progetto della cabinovia, assicura l’assessore regionale, «sosterrò il sindaco e l’amico Dipiazza politicamente»: «Quanto alle questioni tecniche invece ho già chiesto ai miei direttori e funzionari, come successo di recente per l’Aia alla Ferriera di Servola, il massimo impegno per garantire celerità degli iter amministrativi affinché il Comune di Trieste non perda i fondi Pnrr».

Quanto alle contrarietà nei confronti dell’opera, Scoccimarro conferma la linea di Fratelli d’Italia già affermata in Comune: «Superiamo la logica del “no se pol” e pensiamo in grande come coloro fecero sviluppare la nostra città. Per la Ferriera è stato così e continuiamo in questa direzione per la cabinovia e il progetto della nuova linea di costa di Barcola che stiamo elaborando io e il sindaco».

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