Trieste, un corso universitario anti femminicidi

Progetto pilota rivolta anche magistrati, avvocati e forze dell’ordine. Fermeglia: «Formeremo operatori attenti e preparati»
Due studentesse all'Univeristà di Trieste
Due studentesse all'Univeristà di Trieste

Un corso di perfezionamento in violenza di genere e femminicidio, mirato alla prevenzione e al contrasto degli abusi sulle donne e al sostegno alle vittime. Lo organizzerà dal prossimo anno l’Università, convinta della necessità di fornire una formazione specifica alle figure professionali che si occupano a vario titolo del problema, dalle forze dell’ordine agli assistenti sociali e psicologi, dai sanitari ai magistrati e agli avvocati, fino ai mediatori culturali, gli operatori delle Ong e dei Centri antiviolenza. Nella speranza che non si ripetano più episodi come quello dell’omicidio di Remanzacco - commesso nel 2013 dall’operaio di Andrei Talpis, che colpì a morte il figlio e tentò di uccidere la moglie -, costato all’Italia una condanna da parte della Corte Europea dei diritti umani. Non aver saputo leggere i segnali inviati dalla donna, che aveva sporto denuncia per violenza domestica nei confronti del marito, infatti, fu secondo i giudici fatale per le vittime.

Silvano Trieste 06/06/2017 UNITS
Silvano Trieste 06/06/2017 UNITS


Il corso, presentato ieri in conferenza stampa, si basa su solide fondamenta: «Stiamo lavorando da anni in quest’ambito - spiega il rettore Maurizio Fermeglia - e abbiamo già alle spalle attività di ricerca pluriennali e insegnamenti sul tema inseriti nei curricula di Servizi sociali e di tutte le lauree sanitarie, oltre a una borsa di dottorato, l’unica in Italia, finanziata dall’ateneo e dedicata alla ricerca sulla violenza contro le donne. Questo corso di perfezionamento è pensato per inglobare le attività che portiamo avanti da anni, con l’obiettivo di formare figure professionali capaci di affrontare il problema a tutto tondo».

La questione della violenza di genere, sottolineano Patrizia Romito e Natalina Folla, direttrici del corso, è per l’Organizzazione mondiale della sanità uno dei problemi principali per la salute delle donne. In Italia e nel mondo le donne continuano ad essere uccise: nel nostro Paese ne sono state ammazzate 117 nel solo 2016, nella maggioranza dei casi da partner o da ex partner che volevano lasciare o che stavano lasciando, secondo i dati raccolti dalla Casa delle donne di Bologna. In questo tragico conteggio non sono incluse le donne che, semplicemente, scompaiono: prostitute straniere senza permesso di soggiorno o madri di famiglia di cui all’improvviso si perdono le tracce. In Italia dal 2007 al 2016, secondo i dati raccolti dall’ufficio del Commissario per le persone scomparse, ci sono state 4.979 segnalazioni di ragazze o donne che sono letteralmente sparite.

Con questo corso, che coinvolgerà due Dipartimenti (Scienze della Vita e Scienze Giuridiche, del Linguaggio, dell’Interpretazione e della Traduzione), s’intende fornire un approccio multidisciplinare al problema: «La risposta dev’essere globale, per coprire tutti gli aspetti di questa “patologia sociale” - evidenzia Romito -. Perciò oltre ai temi centrali, tra cui la violenza dal partner e la violenza assistita che coinvolge i minori, nel corso tratteremo anche situazioni di violenza meno conosciute, come quella sulle donne anziane e sulle rifugiate e immigrate».

Tra i relatori ci saranno anche esperte e esperti riconosciuti a livello nazionale, come la psicologa Elvira Reale, la criminologa Giuditta Creazzo e il magistrato Fabio Roia. Il corso, per cui il 18 dicembre scadono le pre-iscrizioni, si terrà da gennaio ad aprile 2018, per un totale di cento ore, nell’Università il venerdì pomeriggio e il sabato mattina.

Per partecipare come corsisti è necessario essere in possesso almeno di una laurea di primo livello, ma c’è anche la possibilità di partecipare come uditori, per la quale non è necessario possedere un diploma di laurea. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito dell’Università.
 

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