Trieste, uccisa a coltellate dall’ex marito la badante scomparsa da aprile

Slavica Kostic freddata nella sua casa a Trieste dall’ex marito Dragoslav accecato dalla gelosia. Cadavere gettato in una discarica in Slovenia
A sinistra, Slavica Kostic; a destra, la fuga di Dragoslav Kostic (qui fa benzina) il giorno dell'omicidio
A sinistra, Slavica Kostic; a destra, la fuga di Dragoslav Kostic (qui fa benzina) il giorno dell'omicidio

TRIESTE. Alla fine ha ammesso di averla ammazzata per gelosia perché Dragoslav Kostic, detto Drago, 61 anni, non accettava che Slavica, 37 anni, moglie separata, continuasse a utilizzare - anche per gli incontri con il nuovo compagno - l’appartamento di via del Roncheto 91. Tre locali e una cucina che aveva pagato proprio Dragoslav e aveva intestato a Slavica che a Trieste faceva la badante, per evitare i guai che, come piccolo imprenditore edile, aveva con Equitalia.

I poliziotti della Squadra mobile lo avevano intuito fin da subito e cioè dal pomeriggio del 26 aprile quando Milena Trujc, nipote di Slavica Kostic, abitante a Opicina era andata in Questura a denunciarne la scomparsa. Ma per chiudere il cerchio è stato necessario trovare il cadavere della donna.

Così Dragoslav l’altra sera, messo alle strette, ha ammesso e spiegato agli agenti che dopo l’omicidio avvenuto nella camera da letto dell’appartamento di via Roncheto, aveva trasportato il corpo della sua ex moglie oltreconfine, a Kreplje, vicino a Duttogliano, gettandolo in una discarica di materiali edili.

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Ed è lì che infatti qualche ora dopo, su indicazione degli agenti triestini, i poliziotti sloveni hanno ritrovato i resti della badante serba sui quali sarà effettuata l’autopsia. Per Drago Kostic si sono aperte le porte d’entrata del Coroneo. È stato raggiunto da un decreto di fermo subito firmato dal pm Matteo Tripani. Accuse: omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Sarà interrogato lunedì dal gip Laura Barresi. Sarà assistito dal difensore, l’avvocato Roberto Mantello.

Tutto è cominciato il 24 aprile. Era una domenica. Slavica era in Serbia a Kucevo dove viveva assieme al nuovo compagno Velja Tomic. All’alba di quel giorno è partita per Trieste dove, il lunedì seguente, l’aspettavano al lavoro. E in effetti alla sera di quella domenica Slavica a casa in via del Roncheto è arrivata puntualmente. È entrata nell’appartamento portando con sè i bagagli.

Le sue tracce si sono perse proprio quella sera. Esattamente dopo le 22.27 ora in cui ha inviato un sms alla figlia in Serbia per informarla che era arrivata a Trieste e che il viaggio, seppur faticoso, non aveva avuto alcun problema. «Tutto ok», aveva scritto. Aveva anche riferito alla figlia che aveva tentato di parlare con l’ex marito ma che non ci era riuscita perché il telefono di Drago risultava spento.

Ed è stato proprio da quel momento che il cellulare di Slavica non è stato più raggiungibile. L’allarme è scattato il giorno seguente quando la badante non si è presentata al lavoro dagli anziani che avrebbe dovuto accudire. Preoccupata dal silenzio la figlia ha avvisato i parenti che abitano a Opicina. E mentre si preparava a raggiungere Trieste la cugina Milena ha allertato la polizia. E in breve sono iniziate le indagini.

Il sospetto che la scomparsa di Slavica Kostic non fosse quello che si dice una fuga volontaria si è materializzato dopo qualche giorno quando, come ha spiegato il capo della Squadra mobile Marco Calì, gli agenti della scientifica hanno capito che alcune macchie sul pavimento del corridoio della casa, impercettibili a occhio nudo, potevano essere attribuibili a sangue. Eppure in casa tutto era perfettamente in ordine.

Così sono entrati in azione gli esperti della scientifica di Padova che, utilizzando il luminol, hanno avuto la conferma: quel pavimento era stato pulito dopo essere stato sporcato con il sangue. E dunque ha preso corpo l’ipotesi di omicidio.

Uccisa dall'ex marito: il luogo del ritrovamento

Il passo successivo è stato quello determinante. Perché gli investigatori - anche grazie alle informazioni della polizia slovena - sono riusciti a capire che, al contrario di quello che aveva dichiarato, Drago, l’ex marito non era rimasto in Serbia, ma si era messo alla guida della sua Ford Mondeo che aveva seguito a distanza di qualche chilometro il pulmino sul quale viaggiava Slavica per venire a Trieste.

Per essere sicuro di non essere individuato Drago aveva lasciato a casa i cellulari. E poi, secondo l’accusa, dopo l’omicidio era subito tornato in Serbia dove aveva denunciato la distruzione dell’auto a causa di un incendio. Il suo - come hanno testimoniato le immagini delle telecamere al confine serbo croato di Bajakovo - era stato un viaggio lampo di 700 chilometri.

Andata e ritorno in poche ore. Il tempo sufficiente per uccidere l’ex moglie Slavica, colpevole di aver chiuso il rapporto e di aver iniziato una nuova relazione.

Drago è entrato nella casa della quale aveva le chiavi e poi con un coltello ha colpito Slavica che - erano le 23.45 - in quel momento stava dormendo stanca dal viaggio. Ha vibrato uno, due, tre, quattro fendenti. Quando, l’altro giorno, ha confessato, ha detto che credeva che su quel letto vicino a Slavica ci fosse l’altro. Ma non era vero. Era solo una devastante fantasia.

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