Trieste, tutti in fila per salire sul Faro
«L’attesa è stata lunga, i gradini un poco pesanti, ma lo spettacolo ha ripagato gli occhi e l’anima». Firmato Marina (Roma). Il libro dei visitatori del Faro della Vittoria, dopo le prime tre settimane (ha riaperto il 26 aprile), è pieno di complimenti. Quasi imbarazzante. «Bellissimo», «Meraviglioso». «Incredibile». «Unico». «Da sogno». «Splendida vista». «Davvero molto bello». «Due ore di attesa e 230 gradini... ma ne è valsa la pena! Panorama unico» (Eva, emigrante). «Arrivata alla 15.30, salita alle 17.45. Sono 250 scalini, ma ne valeva la pena». Peccato che l’apertura si limiti al sabato e alla domenica dalle 15 alle 19. Otto ore alla settimana. Poco per la fame di faro, panorama e tramonti che c’è.
I primi giorni sono risultati un vero calvario con lunghe file e attese oltre le due ore. Nell’arco di orario di apertura, fanno sapere gli addetti della Cooperativa La Collina che gestiscono gli ingressi per conto della Provincia, si riescono a soddisfare 200 visitatori limitando le visite al secondo anello a un quarto d’ora. Sabato l’attesa per entrare si aggirava sui 20 minuti. Neppure il messaggio all’ingresso fa desistere qualcuno dall’impresa. «Il percorso di visita, che presenta 250 gradini, è sconsigliato a quanti hanno difficoltà motorie, agli asmatici, ai cardiopatici e, per gli spazi, a chi soffre di vertigini e claustrofobia». Alle 15.45 erano già salite una quarantina di persone, tra cui un certo Piero Pinamonti, «discendente di Giovanni Mayer, scultore, autore della statua del Faro della Vittoria» (così si firma sul libro delle visite).
Il panorama del golfo ripaga di tutto il resto e fa chiudere un occhio sulla trascuratezza del faro e sui lavori di cui necessita all’interno. La Provincia ha in programma una serie di interventi per l’estate destinati alla valorizzazione del Faro della Vittoria, che fa parte dei percorsi storici legati al centenario della Grande Guerra. C’è un finanziamento di 60 mila euro. Sembra che verrà usato per sistemare l’ingresso monumentale. Ad avere bisogno di cure è anche il terrazzino in ferro, sopra il terzo anello, ricoperto di ruggine. Dentro, lungo la scala elicolidale, molte infiltrazioni d’acqua oltre a un tubo sospetto di eternit. Dall’intonaco scrostato riemerge a tratti una composizione decorativa (un’onda marina) coperta malamente con della pittura (non sarebbe male recuperarla).
Altro discorso gli spazi esterni. La manutenzione del verde è inesistente. Molti rami abbandonati, erba da sfalciare, foglie, aghi di pino a ingolfare gli scoli della strada. Non mancano le bottiglie di plastica abbandonate. A chi compete la pulizia del verde? Probabilmente alla Marina. Come il camper parcheggiato all’interno del faro della Vittoria. A prima vista non sembra un mezzo di servizio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo