Trieste, tredicenne molestata nel mare di Barcola
È il tramonto. Fa ancora caldo. Molto caldo. I bambini e i ragazzini giocano in mare, proprio davanti al Cedas, dove finisce la pineta di Barcola. La vittima ha appena 13 anni. Si butta di peso, va sott’acqua, torna su. Lo fa una, due, tre volte. E poi spruzza l’acqua con la mano a cucchiaio. Un gioco. All’improvviso, quando riemerge, sente una mano che la tocca. Dapprima non capisce. Poi, quando si rende conto di quello che sta succedendo, urla spaventata con tutto il fiato che ha in gola. A pochi centimetri da lei e dai suoi amichetti, quelli con i quali si sta divertendo, c’è un uomo. Non dice nulla. Ma la tocca.
È successo martedì pomeriggio verso la fine di una giornata torrida. Quell’uomo è già stato arrestato dai carabinieri che, assieme agli agenti della polizia locale, lo hanno bloccato poco dopo l’episodio. Alla fermata del bus. Quell’uomo si chiama Khan Sinzai Rozi, ha 28 anni, ed è un profugo afghano in attesa dell’asilo politico a Trieste da pochi giorni. È uno dei tanti intercettati sul Carso dalle pattuglie in servizio al confine.
Ora è accusato di violenza sessuale a una minorenne. E rischia una condanna molto pesante. In manette è finito per violenza e resistenza a pubblico ufficiale anche il connazionale che era con lui in acqua e che, con lui, ha cercato di fuggire.
La ragazzina molestata, che non ha ancora 14 anni, si trovava in acqua in compagnia dei cuginetti, due gemelli di 10 anni, e di un’altra bambina di 9 anni. Sinzai Rozi si trovava assieme a un altro profugo a poca distanza dal gruppetto di bambini. Poi è successo il fattaccio e la ragazzina si è messa a gridare. Ma l’uomo, a quel punto, non si è ritirato. Non è scappato. Anzi. Ha aggredito a calci la vittima che spaventata stava chiedendo aiuto e, poco dopo, gli altri tre compagni di gioco. Li ha colpiti alla pancia e alle gambe mentre l’altro afghano che era a pochi metri da lui in acqua ha raccolto alcune pietre dal fondo e le ha lanciate addosso al gruppetto di minorenni.
Una scena incredibile: la tredicenne terrorizzata che piangeva, l’afghano che picchiava lei e i suoi piccoli amici, e l’amico che scagliava pietre.
La vittima, assieme ai cuginetti e all’amica, è tornata a riva piangendo ed è corsa dalla zia che si trovava a pochi metri ma non aveva notato quello che era successo. In lacrime si è messa a raccontare che «un uomo, quell’uomo mi ha toccato, ha stretto le mani...». Poi ha indicato i due stranieri che poco prima erano in acqua e che in quel momento stavano andandosene via.
La zia, arrabbiata e spaventata, ha preso per mano i figli e la ragazzina ed è andata di corsa verso la pineta per chiedere aiuto agli agenti della polizia locale che si trovano nell’ufficio mobile.
Nel frattempo ha chiamato il marito al telefono pregandolo di raggiungerla il prima possibile. Ma i due afghani, nemmeno in quest’occasione, sono fuggiti. Hanno invece rincorso, chissà perché, la donna che è riuscita a raggiungere gli agenti della polizia locale. Li ha trovati vicino alla fontana dove stavano facendo dei rilievi per un altro intervento: «Vi prego, aiutatemi. Fermate quei due», ha detto indicando gli afghani che non la seguivano più.
In pochissimo tempo, contattati dagli agenti della polizia locale, sono arrivati anche i carabinieri. I militari di una pattuglia del radiomobile di Aurisina hanno raggiunto i due afghani che nel frattempo erano arrivati fino alla fermata del bus. Li hanno bloccati. E li hanno caricati nelle auto blu con i lampeggianti accesi. Destinazione: la caserma ad Aurisina.
Anche la ragazzina, assieme agli amichetti e ai parenti giunti nel frattempo, è stata accompagnata in caserma.
Con l’aiuto di una psicologa ha raccontato quello che era successo in acqua. Ha spiegato dove le mani di quell’uomo l’avevano toccata. Nessun equivoco, nessuna fantasia. I carabinieri l’hanno definita «turbata ma lucida» nel rapporto inviato in procura ieri verso mezzogiorno.
Anche gli altri bambini hanno confermato che i due uomini erano lì a pochi metri da loro. Poi hanno parlato dei sassi lanciati e dei calci sferrati con forza, con rabbia, non certo per gioco.
Alla fine - dopo che le forze dell’ordine hanno comunicato l’accaduto al pm Antonio Miggiani, il magistrato di turno - sono scattate le manette. Khan Sinzai Rozi è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale. Anche il suo amico è stato arrestato ma, da quanto appreso ieri mattina, è stato liberato. Oggi il ventottenne comparirà davanti al gip Guido Patriarchi per l’interrogatorio di garanzia. Con lui sarà presente l’avvocato Angela Filippi.
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