Trieste, topi e scarafaggi nella centrale del 118 VIDEO

Un nostro cronista in incognito nella sede operativa di via Farneto: la palazzina è in stato di completo degrado. Libero accesso a chiunque, nei corridoi cartelle cliniche incustodite
La Sede operativa del 118 in via Farneto (foto Lasorte)
La Sede operativa del 118 in via Farneto (foto Lasorte)

TRIESTE Topi e scarafaggi. Buchi su muri e pavimenti. Allagamenti. Cartelle cliniche e documenti di pazienti lasciati totalmente incustoditi. La sanità triestina scivola in uno dei più clamorosi casi di abbandono e degrado. Amministrativo e strutturale. Le segnalazioni sono partite dal personale interno con video, foto e testimonianze.

Ieri il sopralluogo del consigliere regionale del M5S Andrea Ussai, al quale è stato inviato il materiale, e de Il Piccolo. Due le sedi sanitarie interessate: via Farneto, in cui si trovano la Centrale operativa del 118 e vari uffici, e la base delle ambulanze di via D’Alviano. È dunque soprattutto la gestione dell’emergenza in città a far impallidire. Non l’efficienza di centralinisti, medici e infermieri, ma gli ambienti di lavoro.

Trieste, nella Centrale del 118 ratti e allagamenti

L’intera palazzina di via Farneto, utilizzata anche per visite e pratiche burocratiche per la certificazione dell’invalidità, ad esempio, è completamente disseminata da esche per scarafaggi. Lungo i corridoi, lungo le scalinate e dietro le porte. Dappertutto. È un’invasione. La presenza degli insetti è stata immortalata dai dipendenti con gli smartphone.

E i ratti, già i ratti. In un video si vede la scena di un topo, non proprio un topolino, sorpreso a scorrazzare nel bagno del primo piano. Le immagini mostrano chiaramente l’animaletto che si aggira vicino alla doccia e che, per fuggire, si arrampica su una sedia. Siamo al primo piano, proprio dove è ospitata la Centrale del 118 di Trieste.

L’intelligence che gestisce le chiamate e i mezzi di soccorso, la cui efficienza dipende dalla rapidità di intervento, tecnologia e operatività, è costretta a fare slalom tra pantigane e trappole. È costretta a lavorare con spandimenti, soffitti sfaldati dalla muffa, piastrelle divelte, pavimenti e pareti rotti. Anche il condizionatore è completamente fuori uso. Non finisce qui.

Trieste, documenti incustoditi nella Centrale del 118

In via Farneto si accede con molta facilità. L’ingresso posteriore, da dove transitano le ambulanze, è completamente incustodito. Non c’è una barra, un portone, non c’è vigilanza. Nulla. Può passare chiunque. E di sabato pomeriggio, come nel sopralluogo con il consigliere regionale Cinque Stelle, non c’è praticamente anima viva all’interno. Così, infilandosi dal parcheggio, è possibile girovagare liberamente su e giù per i piani tra uffici e archivi pieni di documenti.

Le porte delle stanze dei dipendenti, va detto, sono chiuse a chiave. Ma al quinto, ad esempio, alcuni armadi metallici sono aperti: chiunque può curiosare tra le cartelle dei pazienti. Nomi, cognomi, patologie, esami. Con buona pace per la privacy e i dati sensibili. Un malintenzionato potrebbe rubare, un vandalo potrebbe distruggere tutto e nessuno se ne accorgerebbe.

Il 118 in via D'Alviano, a Trieste (foto Lasorte)
Il 118 in via D'Alviano, a Trieste (foto Lasorte)

In via D’Alviano, una delle strutture della città che fa da base per il 118, sconta altri disagi. La sede è la stessa dei vigili del fuoco: le camionette dei pompieri sono parcheggiate nella parte sopra, mente le ambulanze sotto. Qui sta il problema. Dopo ogni acquazzone il garage in cui sono posizionanti i mezzi di soccorso si allaga. L’acqua arriva dalla zona sovrastante, scende lungo la discesa, e raggiunge l’area 118.

In un altro video, registrato anche in questo caso da un dipendente, si vedono i fiotti che escono copiosamente dai tombini. Quando piove i cavi di alimentazione, quelli che servono a ricaricare le attrezzature delle ambulanze, sono immersi per intero.

Possibile? Già, possibile, come dimostrano altre foto scattate dal personale. Gli allagamenti raggiungono la zona dello spogliatoio, una sorta di container rialzato dal terreno dove a causa dell’umidità crescono pure i funghi. Uno spazio che, peraltro, è privo di vie d’uscita a norma di legge. Cosa accadrebbe in caso d’incendio? In altri termini chi gestisce l’emergenza per i cittadini è senza le strutture adatte per proteggere se stesso. È il paradosso della sanità triestina.

Anche qui le esche per topi. E poi la puzza. Chi lavora nella ambulanze ha imparato a convivere con un odore di fogna che si propaga in tutto il garage da uno di quei tombini. L’hanno ricoperto con un pezzo di cartone per rendere meno insopportabile l’aria. Queste sono le condizioni in cui opera il personale delle ambulanze di via D’Alviano. Circostanze che i sindacati hanno sottoposto alla direzione, segnalando anche quanto accade in via Farneto. «È già in atto una derattizzazione – scrivono in un documento – che evidentemente non è stata adeguata».

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