Trieste, test sui servolani: campioni da distruggere
TRIESTE «Il sindaco ci chiede di effettuare ulteriori analisi su quegli stessi campioni. Ma questo non è possibile, in quanto il comitato etico ha autorizzato lo studio soltanto per quelle rilevazioni, tanto che i campioni devono essere distrutti.
Come Azienda sanitaria intendiamo invece aderire al prossimo studio regionale che analizzerà campioni di sangue e urine di persone che abitano a Servola, ma anche in zone limitrofe alla Centrale di Monfalcone e all’ospedale di Gorizia».
Così Valentino Patussi, direttore Dipartimento di Prevenzione dell’Asuits, insieme al direttore sanitario Emanuela Fragiacomo, nel corso dell’audizione della I Commissione consiliare, intervenendo sui risultati del recente report sullo «stress ossidativo», che ha messo a confronto i valori delle urine (oltre che della qualità della vita e della salubrità ambientale percepita) degli abitanti di Servola con quelli di Guardiella.
«Lo studio sullo stress ossidativo cellulare ha evidenziato che a Servola esiste una aggressione di inquinanti importante - ha rimarcato Patussi -. Ma il fatto che solo un piccolo campione ha accettato di sottoporsi all’esame delle urine (poco più di 60 persone), non ci permette di avere un dato sufficientemente significativo, che dunque non può essere riferito a una singola fonte».
Il nuovo studio della Regione, realizzato in collaborazione con il Cro di Aviano, che partirà a breve, andrà ad analizzare sangue e urine di 50 persone residenti a Servola (25 uomini e 25 donne), altrettante a Monfalcone e a Gorizia.
«Stiamo parlando della presenza di metalli nel sangue e di idrossipirene urinario, elementi che hanno una valenza più diretta» ha aggiunto Patussi, che però ha specificato come lo studio del 2008, effettuato su 68 persone abitanti a Servola, «proprio a causa del campione ridotto non ha prodotto risultati e differenze statisticamente rilevanti».
Affermazioni che hanno surriscaldato il clima e hanno acceso il dibattito politico.
«Non riesco a capire per quale motivo allora lo studio non sia stato ricalibrato in corsa - ha affermato l’assessore comunale all’Ambiente Luisa Polli -. Se andiamo avanti di questo passo la Ferriera tra cento anni sarà sempre lì. E allora perché stiamo spendendo tutti questi soldi pubblici? Credo che dovremmo lavorare tutti insieme con grande senso di responsabilità per arrivare a un risultato finale».
Gianrossano Giannini (M5S), insieme al consigliere regionale pentastellato Andrea Ussai, ha rimarcato che «è evidente che dallo studio emergono delle differenze significative tra gli abitanti di Guardiella e quelli di Servola su qualità della vita, salubrità ambientale e livelli di inquinamento», mentre Guido Apollonio e Manuela Declich (Fi) hanno posto l’accento su una «situazione decisamente imbarazzante. Non si riesce a capire quali siano i dati reali emersi e soprattutto che senso abbia avuto questo report».
Sconcerto è stato espresso anche da Roberto De Gioia (Verdi-Psi), per il quale «sono anni che sulla vicenda si assiste a un rimpallo di responsabilità tra azienda sanitaria e istituzioni e intanto a rimetterci sono gli abitanti di Servola». A surriscaldare il confronto politico l’intervento di Giovanni Barbo (Pd), secondo cui «è inopportuno scaricare le responsabilità sull’Azienda sanitaria. C’è invece qualcuno che ha promesso la chiusura della Ferriera in cento giorni. Bisogna stare attenti a prendere degli impegni che poi non si possono mantenere».
Chiusura affidata ancora a Patussi. «L’Azienda sanitaria in questi anni ha sempre svolto il proprio lavoro e ha fornito alle istituzioni tutti i dati tecnici elaborati. Detto questo, non spetta a noi, bensì ad altri, trarre le conclusioni e prendere delle iniziative. Per quel che riguarda la Ferriera, sicuramente negli anni c’è stata una evidenza inquinante legata allo stabilimento di Servola, ma voglio ricordare che la situazione ambientale negli ultimi tempi è migliorata e questo viene certificato dalle centraline di rilevamento».
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