Trieste Terminal “apre” alla Maersk: ma niente svendite

Pierluigi Maneschi pronto ad alleanze sul Molo VII: «In futuro ci sarà spazio solo per i grandi terminalisti»
Di Silvio Maranzana
sterle trieste porto nuovo
sterle trieste porto nuovo

TRIESTE. «Bisogna lavorare e creare i presupposti affinché vendere non significhi svendere». Pierluigi Maneschi che con To Delta controlla il 100% di Trieste marine terminal, la società che gestisce il Molo settimo di Trieste, non chiude la porta in faccia alle avances di Maersk interessata a creare un gateway in Alto Adriatico, anche se afferma che in agenda non c’è un incontro specifico già fissato per far decollare la trattativa. Carlo Merli, amministratore delegato di Maersk Italia, in un’intervista al Piccolo ha parlato di un rinnovato interesse del gruppo danese, leader mondiale dei container, per realizzare, dopo quella di Savona-Vado sul Tirreno che a regime movimenterà 800mila teu, una banchina ancora più capiente nell’Alto Adriatico, facendo intendere che al vertice degli interessi c’è Trieste.

«Già nel 2007 Maersk mi aveva chiesto di comprare Trieste marine terminal perché il Molo Settimo aveva incominciato a crescere - svela ora Maneschi - ma allora eravamo entrati da poco, sarebbe stato quasi un tradimento verso noi stessi e i nostri dipendenti, poi purtroppo è arrivata la crisi e adesso anche se i volumi di traffico sono più cospicui di allora, non ci sono ancora gli utili sufficienti per far crescere il prezzo. Negli ultimi anni i costi sono aumentati e le tariffe calate. Prima della crisi un lavoratore costava 38.500 euro all’anno, oggi 48mila e le tariffe erano di 94 euro a pezzo, oggi di 90. Le portacontainer rispetto al 2011 hanno aumentato la capacità di stiva del 12% e l’indice di riempimento è sceso del 16%. Gli affari non possono essere conclusi in queste situazioni, ma vanno fatti quando un trend è all’apice.»

Maneschi comunque afferma di aver visto recentemente a Roma Carlo Merli che a propria volta ha raccontato di essere stato in visita alla presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi ieri non rintracciabile al cellulare perchè impegnata in diverse riunioni a Roma. Ma se una vendita immediata non ci sarà, non è detto che debba essere imediatamente una vendita. «Ci sono anche i cosiddetti accordi di swap», si sbilancia Maneschi. In finanza è una sorta di contratto a termine che consiste in particolare nello scambio di flussi di cassa tra due controparti. «Maersk sa meglio di noi - spiega ancora il terminalista - che in futuro per arrivare in Europa bisognerà passare da Trieste e non certo per un’isola in mezzo al mare (evidente il riferimento alla futuribile piattaforma off shore di Venezia). Non solo, sappiamo tutti che in futuro ci sarà spazio soltanto per grandi terminalisti e grandi armatori, quindi la direzione è segnata, bisogna creare le sinergie».

Maneschi è uomo Evergreen, presidente di Italia Marittima, l’ex Lloyd Triestino, che fa parte di Evergreen group. «Evergreen e Maersk operano in joint venture in Malaysia - continua il ragionamento Maneschi - Evergreen line arriva al Molo Settimo, mentre Apm Terminals si insedierà a Savona-Vado. Certo, in una prima fase potrebbe esserci uno scambio di quota: cediamo alcune di qua e ne prendiamo altre di là. Bisognerà comunque vedere cosa ne dice l’Autorità portuale perché la concessione è stata data a noi fino al 31 gennaio 2031». Potrebbero poi venir previste clausole particolari con percentuali a crescere, correlate all’aumento del traffico, ma Maersk, secondo le stesse parole di Maneschi, «potrebbe entrare in gioco anche nei lavori di raddoppio del Molo Settimo.» Sarebbe questa la prima fase, mentre la seconda del “superporto” prevederebbe l’acquisizione dell’area della Ferriera di Servola dove realizzare il megaterminal del Molo Ottavo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo