Trieste, Tbs cede la maggioranza di Insiel Mercato

TRIESTE Era un destino segnato già dalla primavera scorsa. Tbs Group voleva uscire da Insiel Mercato e l’obiettivo è stato in buona parte raggiunto.
L’azienda tecno-sanitaria triestina ha ceduto il 55% di Insiel Mercato (Im) e il 100% della controllata austriaca Pcs alla trentina Gpi, un gruppo che occupa quasi 3 mila addetti, fattura 130 milioni di euro - raddoppiati nell’ultimo quadriennio - con un margine operativo superiore al 16%. Im opera nella sanità (prenotazione Cup, assistenza domiciliare, ecc.) e negli enti pubblici, fatturando 23 milioni.
In complesso Tbs ricava dall’operazione 14,3 milioni di euro, così ripartiti: 12,5 sono il frutto della cessione di Pcs, mentre i restanti 1,8 riguardano la vendita della maggioranza di Im al netto di un indebitamento di 8,7 milioni. Pcs è il pezzo pregiato della collezione, che, essendo stata inserita in Im, consentiva di bilanciare la faticosa gestione della società triestina.
Le organizzazioni sindacali, che da tempo avevano avvertito le intenzioni di Tbs, commentano il cambio di guardia sulla base di un doppio registro. Erano state preavvisate nel pomeriggio di lunedì. «Da un lato potrebbe trattarsi di una ventata di aria nuova che scuota l’azienda - dicono Alexander Vecchiet e Maurizio Dagnelut , entrambi esponenti della Fiom, la prima sigla di Im - d’altra parte la cessione è stata negoziata senza alcun paletto di carattere occupazionale.
Non ci sono garanzie, per esempio, sul mantenimento delle strutture in Friuli Venezia Giulia». Im ha circa 250 dipendenti, di cui due terzi in regione, un’ottantina a Trieste e una settantina a Udine. Il resto è suddiviso in numerose basi nazionali, la più importante delle quali è situata a Pisa.
Il vertice aziendale argomenta: l’obiettivo era trovare un alleato forte. «Da tempo - osserva l’amministratore delegato di Tbs Paolo Salotto - stavamo cercando una partnership che consentisse di unire le competenze nelle apparecchiature biomediche, come quelle di Tbs, a quelle del settore informatico».
«E’una stagione di grandi aggregazioni in questi ambiti - prosegue Salotto - aggregazioni che hanno interessato realtà ben più rilevanti delle nostre. Comunque, noi non ce ne andiamo, restiamo con una corposa quota di minoranza, proprio perchè non abbiamo mai inteso uscire dal settore ma invece trovare nuove soluzioni collaborative.
Salotto vuole replicare anche ai sindacati: «Accordi come questi non implicano vincoli di carattere ocupazionale, ma penso che le dimensioni dell’operazione siano tali da far prevedere ricadute positive per tutti . Tra l’altro, nella scelta dell’interlocutore, abbiamo privilegiato soluzioni italiane, per evitare che Im e Pcs prendessero strade diverse».
Salotto ricorda anche i problemi attraversati negli ultimi anni affrontati con il ricorso alla Cassa integrazione, che, con l’accordo raggiunto al ministero del Lavoro raggiunto in marzo, aveva coinvolto sessanta dipendenti.
Insiel Mercato ha avuto una storia piuttosto tribolata. Nel 2009 nacque da uno spin-off dalla casa-madre Insiel e venne acquistata da Tbs, senza però mai decollare. Il nome di Gpi era già corso in maggio, del tutto ufficiosamente: «Allora era solo uno dei contatti che avevano avuto», precisa Salotto.
L’ingegner Alberto Steindler rimarrà amministratore di Im e Pcs, il cui management verrà integrato da dirigenti di Gpi. Dal presidente del gruppo trentino Fausto Manzana la chiave di lettura dell’acquirente: «Alla vigilia del nostro accesso al mercato AIM Italia siamo contenti di poter annunciare un’operazione di crescita coerente con la nostra strategia di rafforzamento dell’offerta sul mercato domestico e di diversificazione geografica».
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