Trieste, tassa rifiuti e prima scadenza: 11 mila bollette inviate solo con la Pec

Niente modulo cartaceo per gli utenti degli Ordini professionali che devono controllare la posta elettronica. Si rischia una procedura di accertamento

Massimo Greco
La principale sede di Esatto in piazza Sansovino Foto Massimo Silvano
La principale sede di Esatto in piazza Sansovino Foto Massimo Silvano

Lunedì 30 settembre è scaduito il termine per pagare la prima rata o l’intero importo della tassa sui rifiuti, nota con l’acronimo Tari, la cui raccolta è affidata alla società comunale Esatto.

Un’accortezza: se l’invio della bolletta è avvenuto con la tradizionale modalità cartacea, bene. Se invece il mittente Esatto ha utilizzato la cosiddetta Pec, bisognerà ricordarsi di aprire quella casella, perché altrimenti l’utente, che pensa di ricevere l’abituale cartaceo, rischia, anche in buona fede, di dimenticarsi di saldare l’importo, perché non avvezzo alla verifica della posta elettronica (dove non vengono inviati solo i bollettini ma anche eventuali sanzioni, eccetera).

La trasmissione delle bollette riguarda 112.000 contribuenti triestini. Esatto ha provveduto, tra il 19 agosto e il 13 settembre, a inoltrare le richieste: 87.000 i moduli cartacei, 11.000 le “mail” ordinarie e 14.000 le Pec.

A chi vengono mandate le Pec, abbreviazione di posta elettronica certificata? Vengono mandate agli iscritti a IniPec, l’archivio dove reperire, senza autenticazione o registrazione, gli indirizzi delle società, imprese individuali e professionisti iscritti a un Ordine professionale presenti sul territorio italiano. L’indice è costantemente aggiornato con i dati del Registro imprese e degli Ordini e Collegi di appartenenza dei professionisti.

Avvocati, commercialisti, architetti, geometri, giornalisti, imprenditori eccetera sono tenuti ad attivare la Pec. Ora, ci sono categorie e professioni per le quali la consultazione della posta elettronica certificata è assai frequente, altre per le quali lo è molto meno. E questo può generare sorprese spesso sgradite, perché provvedimenti, sanzioni, multe ecc. sono sovente inoltrati via-Pec, il destinatario lo ignora e quindi le procedure vanno avanti a sua insaputa, rischiando di creare problemi, talvolta persino di natura giudiziaria.

Davide Fermo, direttore di Esatto, conosce la materia e le relative “amnesie” dell’utenza: «In linea teorica la mancata ottemperanza del pagamento Tari legato alla Pec dovrebbe richiedere da parte nostra l’adozione di una procedura di accertamento. Ma cerchiamo di essere collaborativi e allora inoltriamo un’altra Pec di sollecito, senza sanzione e senza pagamento degli interessi. Con la speranza che ogni tanto il contribuente controlli la ricezione delle poste certificate».

«Va comunque detto - rileva ancora il direttore - la Pec ha generalmente migliorato la situazione. Facciamo il caso di quelle aziende che avevano domiciliato una serie di servizi presso il commercialista: se però lo studio era chiuso, il postino non era in grado di consegnare il plico di Esatto e cominciava il corrersi dietro tra noi e l’utente».

Esatto volge una particolare attenzione nei confronti della Tari, per due ordini di motivi: perché, dopo l’Ilia, è il tributo che consente il maggior incasso, con una media attorno ai 31-32 milioni annui. E perché è accompagnato da una consolidata tendenza all’evasione/elusione, che obbliga l’esattore municipale a procedure di recupero. Quest’anno i 112.000 bollettini dovrebbero sulla carta fruttare oltre 39 milioni di euro, senza le paventate variazioni al rialzo.

Nel corso della settimana gli uffici di piazza Sansovino saranno in grado di fornire le prime indicazioni sull’andamento dell’introito.

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