Trieste, stangata Ici del Comune su orti e giardini edificabili
La giunta Dipiazza presenta il conto a chi possiede un giardino, un orto, un cortile astrattamente "edificabili". Per questi terreni adiacenti alla prima casa il Comune pretende il pagamento dell’Ici. Finora recuperato un milione di euro di arretrati
Giovanni Ravidà
TRIESTE.
La giunta comunale presenta il conto ai triestini che possiedono, assieme alla casa in cui vivono, un giardino, un orto, un cortile astrattamente ”edificabili”. Per questi terreni adiacenti alla prima casa il Comune pretende il pagamento dell’Ici che molti non hanno ritenuto di versare negli ultimi anni. Centinaia di proprietari si sono già rivolti agli avvocati per arginare l’iniziativa.
LA RICHIESTA
Opposta la posizione dell’amministrazione comunale. "Non è vero che vessiamo i proprietari - stiamo solo applicando la legge" ribatte l’assessore alle Finanze Giovanni Ravidà. "Nostro intento è quello di far pagare le giuste imposte a tutti. Nel 2009 sono stati individuati 350 evasori dell’Ici che hanno versato complessivamente più di un milione di euro nelle casse municipali. Le nostre verifiche andranno avanti...".
L’ABOLIZIONE
Ma al di là delle spiegazioni fornite dal rappresentanti del Comune, la protesta dilaga perché molti ritengono che l’iniziativa dell’amministrazione sia in contrasto con lo spirito del provvedimento con cui il premier Berlusconi ha abolito l’Ici sulla prima casa. Il paradosso diventa ancora più stridente quando la stessa Ici viene applicata con criteri draconiani ai giardini, alle aiuole, ai cortili agli orti che circondano l’abitazione di famiglia dichiarata a furor di popolo "esente" all’imposta.
INGIUNZIONI
Lo stridio di quanto sta assume toni persino grotteschi quando ad aree minuscole e di difficile se non impossibile uso a fine di costruzione, il Comune applica il valore di mercato di quei terreni su cui un impresario edili intende realizzare una serie di villette a schiera. A 350 triestini l’amministrazione ha già inviato negli ultimi mesi ingiunzioni di pagamento di notevole spessore economico, in cui oltre agli arretrati dell’Ici sull’orto e sul giardino ritenuti "edificabili", vengono sommate le indennità di mora, gli interessi legali, i diritti di notifica per gli anni in cui il cittadino - proprietario, secondo il Comune, non ha fatto il proprio dovere, evadendo l’imposta.
I PROVVEDIMENTI
A una vedova con una pensione di 800 euro al mese è stata notificata una cartella del valore di cinquemila euro. La poveretta si è precipitata nello studio di un avvocato per cercare di tamponare una situazione per lei insostenibile.
IL PAGAMENTO
La situazione è ancora o più angosciosa perché i ricorsi alla Commissione tributaria di primo grado, oggi, in base a una recente sentenza della Corte di Cassazione, non sospendono il pagamento. In sintesi i cittadini devono mettere comunque mano al portafoglio, anche indebitandosi per pagare il balzello sull’orto e sul giardino ritenuti edificabili. Poi se il ricorso verrà vinto, l'amministrazione cittadina forse li risarcirà in tutto o in parte. A meno che il Municipio non decida di ricorrere in appello, alla Commissione tributaria di secondo grado, imponendo al proprietario che non intende farsi spennare, ulteriori e pesanti spese legali.
I VALORI
La situazione - come hanno spiegato alcuni tributaristi che si stanno occupando della vicenda - assume connotati ancora più odiosi perché il Comune attraverso i suoi accertatori, attribuisce ai giardini e alle aiuole, agli orti e ai cortili astrattamente "edificabili", valori altissimi. Uguali - come abbiamo detto - a quelli che un proprietario potrebbe spuntare vendendoli ad una impresa edile interessata a costruire su quell’area una serie di villette.
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