Trieste, sotto tiro i masegni vintage di Ponterosso

Dapretto spiega in commissione che la Soprintendenza ha imposto la scelta conservativa così come ha vietato gli alberi
Lasorte Trieste 08/01/16 - Piazza Ponterosso, Lavori di ripavimentazione
Lasorte Trieste 08/01/16 - Piazza Ponterosso, Lavori di ripavimentazione

Tutta colpa (o merito) della Soprintendenza se piazza del Ponterosso avrà i masegni «più brutti del mondo» (ma originali) e sarà senza un albero (il verde non le si addice). Lo si è appreso dalla commissione consiliare per la Trasparenza (la prima del 2016) convocata in via d’urgenza (l’anno scorso) alle 12 di ieri per la trattazione del seguente argomento: “Riqualificazione piazza Ponterosso: progettualità e stato lavori”. Relatore d’eccezione l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto accompagnato per l’occasione da tecnici e progettisti comunali.

Merito di una richiesta inoltrata dai forzisti Everest Bertoli e Manuela Declich per fare luce sul cantiere più importante dell’amministrazione Cosolini. E soprattutto sull’affaire «dei masegni e degli alberelli». Una storia, come ricorda il presidente Paolo Rovis, che risale a una commissione consiliare (la quarta) del 28 marzo 2012 quando gli assessori Dapretto e Elena Marchigiani illustrarono per la prima volta il progetto di piazza Ponterosso. All’epoca c’era una fila di sette alberi sul lato della piazza occupato dal palazzo della banca Bnl e il regno dei masegni si limitava all’area della fontana del Giovanin opera del Mazzoleni. Gli alberi sono stati vietati e i masegni si sono allargati a tutta la piazza su entrambi i lati di via Roma. Così ha voluto l’anno scorso la Soprintendenza dopo che la “scorticatura” dell’asfalto ha riportato alla luce il disegno storico della piazza che andava preservato. I sette alberelli previsti non c’entravano molto e così sono stati “tagliati” dal progetto.

«Secondo loro non erano coerenti con il disegno storico della piazza. Potevamo fare ricorso al Tar, ma si rischiava di bloccare il cantiere per un tempo imprecisato» racconta Dapretto. Stessa storia per i masegni. La Soprintendenza ha scelto una strada conservativa. «Non ci hanno consentito nemmeno di sostituire quelli più rovinati con quelli più decenti. Neppure di tagliare i ganci di ferro che servivano per ancorare le tende degli ambulanti» continua l’assessore. L’intera piazza Ponterosso, che alla fine costerà poco meno di un milione di euro (escluso il restauro della fontana che avverrà in primavera), si sviluppa su una superficie di circa 3 mila metri quadrati: 2.600 dei quali sono stati ripavimentati utilizzando i “vecchi” masegni (anche grazie ai 1200 metri quadrati messi a disposizione gratis dall’Autorità portuale).

Attorno ai masegni “vintage” non mancano le polemiche. «Una questione di lana caprina» la liquida Dapretto. Se volete i masegni (che hanno passato più di 50 anni sotto l’asfalto) scordatevi un piano liscio: dovete mettere in conto un piano sconnesso che fa a pugni con le carrozzine, ma anche con i tricicli e i tacchi a spillo. Parola di Declich che li ha già testati. «Una piazza difficilmente percorribile. Ci sono masegni con fughe larghe e croste di asfalto». «Saranno puliti con una sabbiatura e alla fine saranno un po’ meglio di quanto appaiono. Ma la Soprintendenza ci vieta di fresarli o restaurarli» spiega Dapretto.

Il risultato è una via di mezzo tra il disastro di via San Sebastiano e la discreta riuscita di piazza della Borsa. L’unica consolazione è che usando i masegni regalati dal Porto si potrà risparmiare sulla fornitura di arenaria anche se la posa in opera costerà qualcosa di più. Tra le notizie positive è che saranno rispristinati i bagni pubblici sotterranei (con sollievo del consigliere Michele Lobianco): dopo la chiusura di quelli di piazza della Borsa sono gli unici rimasti. I vespasiani sotterranei non saranno però a misura di disabile. In superficie ci sarà una fontanella storica (che prima non c’era) recuperata da un magazzino di AcegasApsAmga. Si può già ammirarla sul posto con le sue ali paravento. Non si è ancora deciso su che lato spostare invece il mercato. Un’idea è quello di metterlo sul lato dei bagni lasciando libera l’area della fontana del Giovanin. L’unico rimpianto sono gli alberi mancati. «Con il Sovrintendente attuale la cosa sarebbe andata in modo diverso» aggiunge Dapretto riferendosi al dialogo aperto con Corrado Azzollini. «Non voglio rinunciare agli alberi in centro. Non è che a Trieste non si mettono alberi in centro perchè non ci sono mai stati. Se un giorno si metterà mano a Corso Italia e via Carducci voglio si possa parlare anche di alberi». E poi un ricordo storico: «All’epoca di Maria Teresa c’era un doppio filare di alberi sui due lati del canale di Ponterosso. Sono stati tolti dopo perché erano un “intrigo” per i commercianti» aggiunge l’assessore. Che perlomeno un quattro alberi è riuscito a piantarli in Largo Panfili.

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