Trieste, sosta sul carico merci: il multato “fa” il vigile

Esposto in Procura: «Mezzo della Polizia locale fermo e agenti in bar». Sei mesi prima parti invertite e sanzione

TRIESTE L’antefatto è quello di una multa appioppatagli per aver parcheggiato la vettura in via dei Giuliani, seppur per pochi minuti, nello spazio per il carico e scarico merci.

Risultato: una contravvenzione da 42 euro inflitta da un agente della polizia locale che Maurizio Messina, 58 anni, sei mesi fa seppur malvolentieri (come accade sempre in questi casi) aveva subito pagato.

È accaduto poi che, dopo quella multa, il protagonista di questa vicenda si sia “trasformato” a sua volta in agente. Da controllato è diventato controllore.

E dopo sei mesi di attesa ha - a sua volta - “pizzicato” proprio lo stesso agente della multa mentre, dopo aver parcheggiato l’auto nello stesso posto dove l’aveva messa lui, prendeva assieme a un collega il caffè nel medesimo locale.

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Insomma, proprio come aveva fatto lui. Messina, che la contravvenzione ovviamente non la poteva fare, ha allora preso carta e penna e dopo essersi rivolto all’avvocato Maria Genovese ha presentato un esposto alla Procura chiedendo «che vengano valutati gli eventuali profili di illiceità e nel caso siano individuati i possibili responsabili (gli agenti, ndr) e si proceda nei loro confronti».

Questo perché - dice - «è giusto che la legge sia uguale per tutti». Il pm Federico Frezza ha aperto un fascicolo al momento senza indagati. Ecco l’esposto. «Premetto - scrive Messina - di recarmi quasi ogni mattina attorno alle 8 al bar latteria Christian nei pressi di casa mia in via dei Giuliani 27 per bere un caffè prima di andare a lavorare».

Continua: «In data 12 aprile mi sono accorto che a pochi metri dal bar, sul divieto di sosta e fermata per carico-scarico merci, era parcheggiata un’auto della polizia locale targata YA004AL, una Renault Clio.

Entrato nel locale ho visto due agenti, un uomo e una donna intenti a bere il caffè e acquistare cioccolata e altri beni. Sono rimasto qualche minuto ancora nel locale sentendo che le conversazioni dei due agenti con il personale del bar erano di carattere amichevole e non legate a ragioni di servizio».

A questo punto l’uomo è uscito ed è andato in prossimità della Clio e ha scattato alcune foto «dalle quali peraltro - scrive - si evince la presenza di un regolare parcheggio a pochissimi metri di distanza, nonché l’occupazione dell’area di carico-scarico da parte di altre autovetture non multate».

Dopo il “sopralluogo”, il “controllore” è tornato nel bar. Ecco cosa è successo: «Mi sono rivolto - scrive - all’agente uomo chiedendogli se potevo fargli una domanda. Lui con fare prepotente mi ha risposto “so già cosa vuole dirmi”. Allora gli ho fatto notare che non possono sostare su parcheggi vietati al di fuori delle ragioni di servizio per bere il caffè e chiacchierare di questioni amichevoli».

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Nell’atto depositato in Procura l’uomo ricorda poi che «a questa discussione hanno assistito il proprietario, il signor Christian Polacco e la sua dipendente Tamara. Era anche presente un ex maresciallo della Finanza del quale conosco solo il nome, Vincenzo».

«La mia - ha spiegato ieri Messina - non è e non vuole essere una vendetta. Se ho sbagliato è giusto che abbia pagato la contravvenzione. Quando ero nel bar ho chiesto all’agente: “Perché lei può e io non posso?”. Non mi ha risposto. Per questo mi sono rivolto all’autorità giudiziaria».

Sull’episodio abbiamo interpellato il comando della Polizia locale, che non ha voluto rilasciare alcun commento in merito.

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