Trieste, «Sono caduta a scuola». E rischia il processo

TRIESTE Per una - presunta - brutta caduta dalle scale della scuola media Milcinski di Cattinara, avvenuta quattro anni fa, si trova accusata di falso ideologico. Motivo: la dirigente scolastica non le ha creduto. Protagonista della vicenda surreale è Annamaria Scabar, 52 anni, maestra elementare.
Il pm Federico Frezza, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, l’ha accusata appunto di falso ideologico. Oggi comparirà in aula davanti al gip Laura Barresi. È difesa dall’avvocato Stefano Alunni Barbarossa. Questa la vicenda. Il 14 maggio del 2012 la maestra Scabar era caduta (così eveva poi dichiarato) neanche tanto rovinosamente dalle scale della scuola. Ma purtroppo per lei nessuno l’aveva vista mentre metteva il piede malamente. Infatti, seppur dolorante, aveva poi fatto lezione e si era presentata al Pronto soccorso tre giorni dopo la caduta, quando ormai il dolore alla caviglia era diventato insopportabile.
Ma la dirigente scolastica Fiorella Bencic non le aveva creduto. «Macché caduta a scuola, non c’è nulla di vero», aveva detto. Infatti quando la maestra Scabar aveva presentato il certificato rilasciato dal Pronto soccorso, in cui aveva dichiarato di essere caduta proprio a scuola, l’aveva denunciata alla Procura. La dirigente aveva scritto che «la docente non ha comunicato a nessuno l’incidente occorso e non lo ha segnalato alla segreteria». Inoltre Bencic aveva rilevato nella circostanza che la maestra «non ha cercato di apporre i classici rimedi momentanei del caso come una borsa del ghiaccio».
Inoltre - dopo una breve indagine interna - aveva appurato che quel giorno «alle 13, alla fine dell’orario di servizio, i colleghi e il bidello non l’hanno vista uscire zoppicante o sofferente». Nella segnalazione infine la dirigente scolastica, che evidentemente si era sentita presa in giro perché convinta che la maestra non fosse caduta per le scale, aveva dedotto «che l’infortunio non era avvenuto sul luogo di lavoro ma in altre circostanze e che pertanto le dichiarazioni della docente, poi acquisite dai medici del Pronto soccorso, non corrispondono al vero».
Subito erano scattate le indagini e addirittura la Procura aveva disposto il sequestro del cellulare e del computer della maestra accusata di falso. Questo per cercare copia di sms o e-mail in cui risultasse la presunta malafede dell’insegnante. Ma la laboriosa analisi del materiale sequestrato, come aveva puntualmente scritto un investigatore nel rapporto inviato al pm Frezza, «non rivestiva alcun rilievo ai fini dell’indagine».
Venivano solamente individuati un paio di documenti relativi alla vicenda: la dichiarazione di infortunio, inviata alla Direzione scolastica, e l’avviso di procedimento disciplinare che nel frattempo era stato attivato nei confronti della maestra Scabar. Nella memoria del palmare gli investigatori avevano trovato un documento scaricato da Internet dopo una ricerca su Google riguardante «le lesioni legamentose alla caviglia».
La maestra si è sempre difesa dichiarando la propria estraneità alle accuse. «Non è colpa mia se nessuno mi ha vista cadere», aveva detto. Dopo aver depositato un parere del medico legale Raffaele Barisani aveva spiegato in una memoria scritta che «il ricorso alle cure ospedaliere a tre giorni dall’evento non deve sorprendere. Le distorsioni decorrono con una sintomatologia che all’inizio viene sottovalutata». E poi aveva osservato che la mancanza dei testimoni «non rileva ai fini della negazione dell’evento».
Domani - a quattro anni dalla presunta caduta - deciderà il giudice. La maestra Scabar si è inventata tutto o è caduta davvero? Per scoprirlo ci sono voluti quattro anni di indagini.
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