Trieste, soldi al club per cuori solitari scambiato per circolo medico
TRIESTE Tutto è nato da un maledetto equivoco che gira attorno alla parola “cuore” con i suoi innumerevoli e differenti significati. Assolutamente diversi e lontani per una donna sola in cerca di amicizie e sentimenti rispetto a quelli di un’anziana per la quale il cuore è quel muscolo che le dà la vita e che ogni tanto batte con troppa frequenza e che lei teme che la abbandoni da un giorno all’altro.
Tale equivoco è cominciato con una telefonata, una delle tante che arrivano per pubblicizzare un servizio o un offerta. A ricevere la chiamata è stata Maria V., 80 anni. Dall’altra parte del filo un’impiegata di un club di cuori solitari. Si può solo immaginare il dialogo surreale tra chi offriva l’iscrizione a un’associazione per chi vuole trovare un compagno e chi invece, sentendo parlare di cuore, aveva capito invece che le offrivano «un’assistenza» per il suo debole cuore. Mentre l’impiegata stava parlando prospettando anche i servizi sul web con tanto di foto, Maria V. pensava invece alle visite cardiologiche che avrebbe potuto effettuare con quella miracolosa associazione. Pensava all’elettrocardiogramma che non avrebbe dovuto attendere e che “quella cara gente” le avrebbe consentito di fare al più presto. Così sì che lei sarebbe stata più tranquilla, in un certo senso anche meno sola.
Così, quando le hanno detto di passare in ufficio, in centro a Trieste, non ci ha pensato due volte. Ha preso l’autobus e poi, senza rendersi conto che quello non era un club cardiologico, ha visto il disegno di un cuore sui manifesti che ritraevano persone felici, ha firmato l’adesione. Anche in questo caso la protagonista di questa vicenda non ha evidentemente letto nulla di quanto stava sottoscrivendo e sicuramente ha continuato a equivocare il significato delle parole che l’impiegata le stava rivolgendo.
Tutto questo è accaduto due anni fa. Poi da allora Maria V. non ci ha più pensato. Non sapeva che il suo nome era finito in un sito web dedicato a chi cerca un compagno. Poi è stata bene di salute nonostante l’età che avanzava e allora forse non le è venuto nemmeno mai in mente che, come era stato nella sua immaginazione, avrebbe potuto effettuare quei controlli cardiologici. Quelli che lei credeva le fossero stati promessi dall’impiegata che a suo tempo le aveva telefonato.
Così non ha letto le lettere, non ha ritirato né le raccomandate e nemmeno il decreto ingiuntivo, che in tutto questo periodo l’associazione dei cuori solitari le aveva inviato sempre con maggior sollecitudine. Stava bene e non ci pensava, insomma. Maria V. ha cominciato a sospettare qualcosa solo qualche mese dopo, quando si è accorta che la sua pensione che ogni mese riceveva dall’Inps era stata decurtata. Non più 610 euro ma 500. Le avevano tolto più di 100 euro. E allora ha telefonato e poi ha parlato con qualcuno del Caf per sapere il perché del taglio. Solo allora ha scoperto che le avevano tolto il cosiddetto quinto dello stipendio per un pignoramento presso terzi. Si è rivolta finalmente a un legale, l’avvocato Giancarlo Muciaccia.
E qui è iniziata l’ultima parte della surreale storia del cuore. Fin da subito è emerso che l’anziana, a sua insaputa appunto, si era iscritta a un club di cuori solitari e che per i servizi proposti si era impegnata, senza evidentemente rendersene conto, a pagare la quota di iscrizione e un fisso ogni mese. In cambio una scheda con il suo nome corredata dalle informazioni che aveva fornito all’impiegata dell’ufficio, era stata messa in rete. Anche se a Maria V., di trovarsi un fidanzato o un amico con il quale uscire al sabato sera o andare in vacanza, non importava nulla.
Se l’è cavata per un colpo di fortuna, quasi un miracolo. L’opposizione all’esecuzione - proposta dall’avvocato Muciaccia - è stata accolta dal giudice civile David Di Paoli Paulovich in virtù del decreto legge dello scorso 25 giugno che prevede l’impignorabilità della pensione entro la misura massima mensile dell’assegno sociale, aumentato della metà. Alla fine l’Inps ha bloccato il prelievo e ha restituito i soldi presi all’anziana. E finalmente - dopo due anni da quella telefonata - Maria V. ha capito che aveva firmato una carta per trovarsi un amico, non per curare il suo cuore di ottant’anni. (c.b.)
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