Trieste, smaschera a 85 anni una truffa telefonica
«Non sono riusciti a fregarmi, ne sono fiera». Rispondere a una telefonata che ha come sottofondo assordante la sirena di un’ambulanza e sentirsi dire che il proprio figlio ha avuto un incidente. Già questo potrebbe bastare a far precipitare nel panico qualunque genitore. Se poi a ricevere la telefonata è una persona anziana, le emozioni provocate possono diventare addirittura pericolose per la sua salute. È la tipica tecnica della truffa telefonica, che troppo spesso riesce a mietere vittime tra gli anziani, frastornati da giri di parole persuasivi e stati di tensione che malviventi senza scrupoli riescono appunto a “pilotare”. Ma, l’altro giorno, non si è lasciata “pilotare”, raggirare, Gemma Cusina Boschin, triestina, classe 1932. «Classe di ferro», come lei stessa ama pronunciare a voce alta. «Ho problemi di udito, per questo parlo forte, ma il cervello mi funziona benissimo e non mi faccio fregare facilmente», ridacchia di soddisfazione. «Anche se devo confessare che in un primo momento ci avevo quasi creduto. Ma qualcosa non tornava, erano a conoscenza di particolari della mia vita che solo i parenti più stretti sanno».
L’episodio è accaduto l’altra settimana, quando un falso maresciallo dei carabinieri ha chiamato ai cellulare della donna. Il racconto del “maresciallo” sull’incidente che sarebbe capitato al figlio dell’anziana è stato ovviamente terribile, condito di particolari preoccupanti e, come detto, con tanto di sottofondo scenografico e agghiacciante di una continua sirena d’ambulanza.
«Mi hanno chiesto 6500 euro, ero quasi disposta a consegnarglieli. Poi mi è venuto un dubbio e gli ho detto che avrei chiesto come fare al mio legale». La donna, assistita da tempo dall’avvocato Cristina Birolla, che ha lo studio in Viale XX settembre, poco lontano da dove abita l’anziana, ha tentato allora di contattarla tramite il telefono fisso. Il cellulare era ancora bloccato dalla chiamata del “maresciallo”.
«Ho tentato allora di chiamare dal telefono fisso ma non funzionava. Non so se fossero riusciti a bloccarmi il telefono resta il fatto che, in quel momento, non avevo linea. A quel punto ho capito che ero vittima di una truffa, ma non mi sono persa d’animo. Ho fatto come si faceva una volta, mi sono affacciata dalla finestra, e ho chiamato il padre del mio avvocato, che abita poco lontano, e lui l’ha avvertita con il suo telefono. Il truffatore, sentendo evidentemente tutto attraverso il cellulare, ha chiuso la telefonata. Mi sono sentita presa dal panico e mi stavo sentendo male. Poi, per fortuna, la legale è riuscita a mettersi in contatto con me e mi ha rassicurata». L’anziana ha presentato una denuncia in Procura. «Spero davvero che li prendano, soprattutto perché questi delinquenti approfittano di persone in difficoltà, che talvolta hanno subito anche gravi lutti in famiglia. Io sono stata fortunata, ma tanti cascano nelle loro grinfie. Voglio far sapere loro che con me non ce l’hanno fatta, e sono orgogliosa di questo».
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