Trieste si veste da New York anni ’20

Proprio in questi giorni di gennaio all'alba dei ruggenti anni '20 iniziava in America il Proibizionismo: da quella data, per 13 anni gli alcolici subirono uno stop nella fabbricazione e nella vendita, dando origine a un fiorente contrabbando tra mercato nero, distillerie clandestine e bar illegali cantati in iconici gangster movie firmati Howard Hawks e Mervyn LeRoy. Tortuosi nella struttura, celati da passaggi segreti e blindati da una parola d'ordine all’ingresso che solo in pochi conoscevano spuntarono come funghi gli Speakeasy, bar nascosti agli occhi indiscreti dove l'alcol si poteva consumare, appunto, “parlando piano”, ascoltando jazz e facendo qualche puntatina ai dadi.
Oggi, quasi cent'anni dopo, nella Trieste del 2017 può succedere d'incappare in serate dove clienti impomatati si ritrovano sorseggiando cocktail Old Pal o Mary Pickford sulle note di “In the mood” eseguite da preziosi grammofoni a manovella, magari accennando qualche passo di foxtrot.
Succede all'Antico Caffè Torinese ogni primo venerdì del mese: si rimane di stucco trovandosi proiettati in questo mondo antico e sconosciuto ai più. Lancette a ritroso e atmosfere sospese: a stupire è soprattutto la passione, la cura dei dettagli e l'amorosa ricerca che si nasconde dietro a questo ambizioso progetto, iniziato ben tre anni fa.
Le serate nascono da un'idea del dj triestino Mr. Kaplan che, quasi per caso, approda un giorno per un veloce caffè in uno storico esercizio cittadino. «L'Antico Caffè Torinese inaugurava una nuova gestione – racconta -: da Udine era arrivato Matteo Pizzolini, una solida tradizione di locali di famiglia alle spalle, intercettando il socio triestino Massimo Galati per iniziare l'avventura. Da tempo mi ero avvicinato a queste “macchine parlanti” con l'idea di rimettermi in gioco come dj proponendole in una forma d'intrattenimento moderno: non è stato difficile realizzare che fosse quella la sede giusta».
Ecco quindi le prime Speakeasy Night, che vedono protagonista assoluta la musica. «Utilizzo 2 grammofoni Hmv 101 (“La Voce del Padrone”) del 1927 – spiega - su cui faccio girare, a manovella, dischi 78 giri, in gommalacca, della mia collezione. Suono principalmente Hot Jazz e Swing: Duke Ellington non manca mai, poi si va da Nick La Rocca agli Hot Five di Louis Armstrong, Bix Beiderbecke, passando per il blues di Bessie Smith, un po' di ragtime, qualche foxtrot italiano fino ad arrivare in Francia con Django Reinhardt».
L'atmosfera da Speakeasy originale è ricreata in ogni particolare: pareti schermate e luci soffuse a suggerire la dimensione ovattata, senza volumi assordanti e una scelta ponderata di brani di formazioni ridotte per una resa acustica ottimale.
Kaplan in azione che gira manovelle è immortalato in gustosi video vintage che corredano il suo sito, narrati a mo' di film muto con tanto di didascalie; del progetto conquista anche la fattura dei Cocktail Books color seppia che corredano gli eventi, seducenti nell'estetica ma svelti per assurgere alla loro funzione: illustrare quel che offre la casa.

Questo e molto altro esce dalla mente di Belinda De Vito, scenografa, artista a tutto tondo, autrice dell'artwork e di tutto ciò che ruota intorno alle serate. «Abbiamo voluto ricreare una sorta di hot jazz club dove si fa intrattenimento ascoltando musica dalla fine dei '20 ai primi '40 – racconta -. Proponiamo cultura musicale, cultura del bere (bene) e spingiamo per un'attenzione allo stile: a volte siamo passivi anche nel divertimento, perciò chiediamo alle persone di fermarsi un momento, e di scegliere con consapevolezza».
Un cortocircuito retro nelle vite dei due, compagni sul lavoro e nella vita, che ha trovato terreno fertile nella nuova direzione del locale. Perché, se il Proibizionismo è stata la golden age dei cocktail, i titolari Matteo Pizzolini e Massimo Galati sprigionano tutto il loro potenziale dietro i banconi, proponendo i drink più in voga dell’epoca ritrovati attraverso appassionate ricerche. «È stato il momento più inventivo del secolo - spiega il primo, cinque anni al Cipriani di Venezia - per noi è inesauribile fonte d'ispirazione». Avventori da Trento, Belluno, Milano, Padova, diversi dalla Slovenia, stanno decretando il successo delle serate, arricchite dai barman con trovate ad effetto, dal megafono d'epoca al jingle che annuncia i giochi al banco, dove il big prize è un cocktail appena preparato dalla coppia.
E se a Chicago o New York gli Speakeasy esigevano un abbigliamento elegante, nell'accurata rivisitazione triestina il dress code non è obbligatorio ma vivamente consigliato, «anche perché – sottolinea De Vito - parte dello spettacolo sono gli avventori».
Questa sera (il 13 gennaio scorso, n.d.r.) l'occasione di scoprire un fascinoso mondo: attesi anche ospiti musicali di rilievo. Attenzione però: alla serata si entra solo se in possesso della parola d'ordine, reperibile dalle 17 di oggi sul sito facebook dell'evento.
Riproduzione riservata © Il Piccolo