Trieste si scopre tirando i dadi E al posto dell’oca c’è “el cocal”
Il gabbiano al posto dell’oca, le vie e alcune delle zone più caratteristiche di Trieste a comporre le caselle dove si procede lanciando i dadi, tra imprevisti e carte da pescare. È “El zogo del cocal”, originale versione del tradizionale “Gioco dell’oca” ideata dagli allievi del corso di Tecniche di grafica multimediale dell’Enaip e presentata ieri. Scritto sia in triestino che in italiano, si propone come un modo divertente per scoprire le bellezze della città, i suoi luoghi tipici e il suo dialetto. La novità, per il momento, resta all’interno del Centro servizi formativi di Trieste, dove è stata illustrata, ma in futuro potrebbe entrare in commercio, se si troverà qualcuno interessato a supportarla.
La scatola contiene quattro pedine, due dadi, un tabellone, 33 carte e 40 briciole di pane. I giocatori vanno da un minimo di due a un massimo di sei. Le regole sono semplici, simili al famoso gioco da cui i ragazzi hanno tratto spunto, ma con alcune varianti. Vince chi arriva per primo al traguardo o chi ha collezionato sei pezzi di pane riempendo tutte le caselle, considerando che si possono fare anche inaspettati balzi indietro o in avanti, pescando le carte.
Le istruzioni comunque sono contenute in un libricino in dotazione, anche queste in italiano e in dialetto. Le pedine sono colorate e a forma di gabbiano, “cocal” in dialetto, l’animale che appare anche sulla copertina della scatola.
Il gioco, come detto, punta anche a far scoprire le particolarità di Trieste: capitando sulle caselle del Carso, ad esempio, c’è la descrizione delle osmize; si può passare poi per piazza della Borsa, piazza Unità, la Cattedrale, il castello di Miramare, il molo Audace, Villa Revoltella, piazza Ponterosso con il suo canale. E ancora i Topolini di Barcola, il faro della Vittoria, l’università, il tram di Opicina, l’Arco di Riccardo, il Teatro romano e pure l’Ursus. Spunta anche la Ferriera, abbinata però a un’immagine in cui il gabbiano protagonista del gioco è disteso per terra sotto nuvole scure, con un cartello con la scritta “stechido”.
«La scelta di scrivere il gioco anche in dialetto – si legge nella presentazione – è voluta, perché in questa città è ancora oggi molto usato».
Il corso in Tecniche di grafica multimediale, finanziato dal progetto Pipol, si è svolto nella sede Enaip di Trieste da febbraio a giugno 2017 e ha visto la partecipazione di tredici ragazzi, che al termine del loro percorso di formazione hanno progettato e poi realizzato “El zogo del cocal” in tutte le sue componenti: disegni, logo, scatola, tabellone, carte e istruzioni per giocare.
Coinvolti nell’iniziativa, gli studenti Jonathan Castelletti, Giada Schiavon, Francesca Ferassutti, Chungroo Sesto, Sharon Ghereselassie, Sharon Stary, Patrick Lavagnini, Mateusz Pawel Szwedo, Manuel Maroth e Anton Cirpian Vasilache, con la superivisione degli insegnanti Matteo Vancheri, Diego Tamaro e Fabio Santarossa.
«I ragazzi si sono occupati con grande entusiasmo di ogni piccolo dettaglio – spiegano i docenti –. Per il momento il gioco non è in commercio, è nato come un’idea divertente, anche per sviluppare le competenze acquisite durante il corso, poi si vedrà. Se ci sarà qualche sponsor che vorrà supportarlo saremo aperti a valutare le proposte».
I giochi in scatola tornano di moda e appassionano sempre di più i triestini, come dimostra anche il recente successo di “Barkolana”, ispirato alla regata più affollata del mondo, creato da Bora.La e Monon Behavior, in collaborazione con Barcolana. A idearlo sono stati Diego Manna ed Erika Ronchin, creatori già del famoso “Frico”, un altro divertimento da tavola, pure questo molto apprezzato, che mette in campo una sfida tra triestini e friulani.
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