Trieste si scopre capitale della droga: dieci arresti e 60 chili sequestrati

Sono le 5. 30 di ieri, l’alba, quando a Trieste scatta la più vasta operazione antidroga che la città ricordi a memoria d’uomo. Cinquanta carabinieri in divisa e in borghese dispiegati tra Prosecco, Opicina e il centro. Il blitz è simultaneo e si concluderà nel pomeriggio, attorno all’una, con una decina di mezzi tra auto e moto che sfrecciano a sirene spiegate verso il carcere del Coroneo. Una scena insolita che in molti hanno notato.
Dieci arrestati, di cui sette triestini. I militari hanno diffuso cinque nomi: sono quelli di Fabrizio Sivelli, Andrea Biasizzo Alborghetti, Franco Altin, Pierpaolo Lenaz e Giovanni Vascotto. Hanno tra i 38 e i 55 anni. Degli altri due, presi in flagrante tra ieri mattina e la sera prima, l’identità è ancora sotto riserbo. Altri arresti vengono messi a segno, in contemporanea, a Torino e Lodi, dove il gruppo aveva collegamenti. I triestini, di cui uno è ex titolare di un’osteria in via Giulia e un altro di un supermercato, sono trafficanti professionisti con importanti contatti nel Nord Italia, dove si rifornivano. Un’associazione a delinquere che comprava marijuana, hashish e cocaina per foraggiare la piazza locale.
Altri ventuno soggetti, soprattutto ragazzi triestini di vent’anni, sono indagati per spaccio. “Pesci piccoli” che sia appostavano nelle vie del centro e davanti le scuole. Impressionante la quantità di stupefacente sequestrato: 60 chili in tutto. Negli appartamenti dei criminali sono state trovate anche pistole e soldi falsi.
L’inchiesta. Tutto comincia tre anni fa all’estero, nelle vicinanze di Barcellona. La polizia spagnola ferma tre pregiudicati triestini a bordo di un’automobile. Dal controllo spuntano 26mila euro in contanti, piccole quantità di hashish e tre coltelli. Da lì, da quegli accertamenti, i carabinieri riescono a ricostruire la rete che porterà agli arresti di ieri. L’operazione, denominata “Raptor” e “Barattolo”, è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Trieste.

La rete. I pedinamenti e le intercettazioni sia telefoniche che ambientali portano a galla un’organizzazione articolata fatta di capi e gerarchie. Comunicavano con messaggi criptati. I triestini arrestati avevano ramificazioni nel Nord Italia e canali di approvvigionamento a Torino e in Liguria. Ma anche in Slovenia. Milano e il resto della Lombardia servivano per la cocaina. È li che prendevano la roba in grosse quantità, muovendosi in automobili con doppi fondi, per poi rivenderla qui.

I capi e la base. Il capo era Fabrizio Sivelli, milanese di origine, ma da anni residente a Trieste. Aveva due fidi compagni: Andrea Biasizzo Alborghetti e Franco Altin, in passato titolare dell’ex osteria “La Farmacia dei Sani” di via Giulia. Il locale, che ha cambiato gestione e nome, all’epoca delle indagini faceva da base logistica. Come hanno spiegato ieri in conferenza stampa il comandante provinciale dei carabinieri Daniel Melis, il comandante del Reparto operativo Roberto Binotti e il comandante del Nucleo investigativo Marcello Sardu, i trafficanti erano organizzati con un “assetto verticistico” , con compiti e livelli di responsabilità definiti.
Droga e armi. Nelle diverse operazioni, i carabinieri sono riusciti a sequestrare 30 chili di hashish e pasta di hashish, cinque e mezzo di marijuana e oltre un chilo di cocaina. Ben 23 chili sono stati rinvenuti nel corso delle ultime ore. Il valore dello stupefacente è di mezzo milione di euro. Ma il volume del traffico documentato in questi mesi supera i 130 chili. Durante le perquisizioni, oltre alla strumentazione per le dosi, sono state scoperte due pistole semiautomatiche, con relative munizioni, e 25mila euro falsi. Le banconote finte servivano a comprare la roba in Slovenia.
Gli arresti. I carabinieri hanno così sradicato il gruppo criminale. Tra gli arrestati, oltre ai triestini Sivelli, Biasizzo Alborghetti, Altin, Lenaz e Vascotto, compaiono pure il lodigiano Cristiano Raimondo, l’albanese Imi Qamo, il marocchino residente a Torino Mohammed Khallati. Nell’organizzazione figurava Christian Dell’Aglio, già con le manette ai polsi dopo un’operazione di aprile.
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