Trieste, sì regionale al trasloco dei punti franchi
TRIESTE La palla è ora nelle mani del commissario del Governo Francesca Adelaide Garufi e la sirena finale è prossima a suonare: il Punto franco sta per lasciare definitivamente gran parte delle aree del Porto vecchio. In questi ultimi giorni vi è stato il via libera da parte delle tre principali amministrazioni chiamate a esprimersi: Regione, Comune di Trieste e Comune di Muggia. La delibera adottata dall’amministrazione triestina specifica la nuova mappa delle aree franche con metratura e funzioni in base a quelle che sono state le richieste formulate dall’Autorità portuale e che vengono accolte in toto. Complessivamente si parla di oltre 270mila metri quadrati.
L’area numero 1 è collocata all’Interporto di Fernetti, si estenderà per 10mila metri quadrati e avrà funzione di “buffer” (zona di entrata e uscita) per le attività di terminalistica ro-ro del porto di Trieste, e di magazzino per stoccaggio di merci in arrivo e in partenza anche mediante l’utilizzo del treno shuttle che attualmente collega porto e interporto. La zona identificata già oggi funge da parcheggio e check-in per i camion turchi in attesa di imbarco e da magazzino per merci destinate a mercati extracomunitari. Un utilizzo simile, destinato sempre ai camion che devono imbarcarsi sui traghetti, sarà riservato a 27.560 metri quadrati all’ex stazione di Prosecco. Qui però, dove esiste un Punto franco costituito nel 1949 ma mai attivato, sono necessari importanti lavori di sistemazione. La terza area, di 60mila metri quadrati, è collocata all’ex Aquila in concessione a Teseco dove verrà realizzato un nuovo terminal ro-ro. L’area numero 4 riguarda il Canale navigabile, per la precisione 67mila metri quadrati in zona demaniale-portuale. Sarà destinata alla produzione di merci destinate al mercato extracomunitario e permetterebbe l’eliminazione delle accise su energia e carburanti grazie a decreti attuativi. Il quinto e ultimo spostamento coinvolge un’area di 110mila metri quadrati alle Noghere con funzione logistica o industriale che deve però riguardare merci destinate ai mercati extracomunitari. Le merci che qui subiranno lavorazioni superiori al 50% del valore potranno acquisire la denominazione “Made in Italy”.
L’11 gennaio la giunta comunale di Trieste ha deliberato di assentire sulle aree individuate e di autorizzare il sindaco a sottoscrivere l’intesa con gli altri soggetti affinché il prefetto possa ufficializzare lo spostamento. Anche la giunta comunale di Muggia, il 13 gennaio, ha approvato l’individuazione delle aree e ha autorizzato il sindaco alla sottoscrizione di ogni altro documento necessario. In questi giorni è giunto anche l’assenso della presidente Debora Serracchiani. «Ora sarà il Commissario del Governo - rileva una nota emessa ieri pomeriggio dalla Regione - a procedere con gli ulteriori passaggi prescritti dall’emendamento in legge di Stabilità 2015, che prevede che il trasferimento sia effettuato, oltre che previa intesa con il presidente della Regione e con i sindaci di Trieste e di Muggia, anche con le altre istituzioni competenti, tra cui Dogane, Capitaneria di Porto, Guardia di Finanza, Polizia di Frontiera, sindaci dei comuni di Monrupino e Sgonico.
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