Trieste si piazza al quinto posto tra gli atenei più “collaborativi”

Secondo la classifica dell’Università di Leida che ha analizzato 800 istituti nel mondo il 91,7% delle pubblicazioni sono realizzate con colleghi e ricercatori internazionali
Di Giulia Basso

In un mondo in cui sempre più persone hanno accesso e scelgono l’istruzione universitaria, gli atenei si trovano a competere aspramente tra loro sulla scena globale. Ma è una competizione che, paradossalmente, si nutre di collaborazioni, nazionali e internazionali. Mai come in questi anni, grazie alle nuove tecnologie di comunicazione che hanno ridotto le distanze, sono aumentati i progetti comuni tra ricercatori fisicamente anche molto lontani tra loro. Oggi una collaborazione tra un ricercatore italiano e uno cinese si porta avanti su Skype. Ed è proprio sul tema delle collaborazioni scientifiche che l’Università di Trieste registra un sorprendente piazzamento nella classifica “CWTS Leiden Ranking”, redatta dalla prestigiosa università olandese di Leida, che nell’edizione 2016 ha recensito ben 800 università mondiali secondo il criterio dell’impatto scientifico delle Università e il loro coinvolgimento nella collaborazione scientifica a livello globale. La classifica incorona l’ateneo triestino al quinto posto assoluto a livello mondiale per quanto riguarda la percentuale di pubblicazioni realizzate con altre università ed enti di ricerca, ben il 91,7% sul totale di pubblicazioni prodotte. Prima di Trieste si piazzano solo l’Università Medica di Taiwan, la London School of Hygiene and Medicine, l’Ecole Normale Superieur di Parigi, la Taipei Medical University.

A spingere verso l’alto la nostra Università sono, stando alla classifica, le scienze fisiche e ingegneristiche (Physical sciences and engineering, una delle cinque macroaree in cui è stato organizzato il ranking - le altre sono Biomedical and health sciences, Life and earth sciences, Mathematics and computer science e Social sciences and humanities). A Fisica e a Ingegneria la percentuale di pubblicazioni insieme a “organizzazioni esterne” sale infatti al 98,1% e Trieste si piazza terza a livello mondiale. Di rilievo anche il 17° posto mondiale dell'ateneo giuliano nel settore "Life and Earth Sciences”, con il 92,5% di pubblicazioni realizzate con altri enti di ricerca e università. Per quanto riguarda unicamente la percentuale di collaborazioni internazionali, Trieste è comunque in ottima posizione a livello mondiale (tutta l'università 38° con il 62,3%, Fisica e Ingegneria ottave con il 79,6%) e prima tra le italiane.

Il ranking, che analizza il periodo 2011-2014, si basa sul database delle pubblicazioni scientifiche sviluppato dalla Thomson Reuters’ Web of Science, al cui interno sono contenute soltanto le “core publications”, vale a dire i testi scientifici pubblicati sulle riviste internazionali più accreditate. In questo panorama spicca la scarsa presenza delle università statunitensi, che invece nelle classifiche internazionali che misurano le performance in termini di “impact factor” o che considerano la quantità di pubblicazioni realizzate sono ai primi posti. «Certamente negli Stati Uniti, con la presenza di molti atenei prestigiosi e di grandi dimensioni, si è meno indotti alla collaborazione internazionale”, commenta Fulvio Parmigiani, direttore del Dipartimento di Fisica, raggiunto via Skype a Ginevra, dove si trova come visiting professor. «Per noi italiani invece, viste le ridotte dimensioni del Paese e dei nostri atenei e la situazione al lumicino dei centri di ricerca, la collaborazione, soprattutto internazionale, è essenziale. Questo piazzamento dimostra la grande vitalità del sistema universitario italiano».

Per il ramo ingegneristico e fisico pare proprio che sia così: nella classifica europea che dà conto della percentuale di pubblicazioni realizzate in collaborazione con organizzazioni esterne Trieste si piazza prima, Siena terza, Verona quinta, Milano Bicocca decima. Le collaborazioni sono all’ordine del giorno anche a Ingegneria: «Ognuno di noi ha articoli pubblicati in collaborazione con università o enti di ricerca stranieri», conferma il direttore vicario del Dipartimento di Ingegneria e Architettura Fulvio Babich.

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