Trieste, si congeda il Consiglio dei “cambia casacche”

In cinque anni l’aula di piazza Unità stravolta da subentri e passaggi di partito Soltanto 20 eletti su 41 non si sono mossi dal posto conquistato nel 2011
Di Piero Rauber
Foto BRUNI TRieste 29 07 2011 Consiglio Comunale in diretta Streaming sul Web
Foto BRUNI TRieste 29 07 2011 Consiglio Comunale in diretta Streaming sul Web

Se è vero che solo i paracarri non cambiano idea, come piace dire ogni tanto a Roberto Dipiazza prendendosi la battuta che prima di lui fu del compianto Willer Bordon, allora nel Consiglio comunale che sta per rompere le righe prima del voto c’è più carne che cemento.

Dalla seduta d’insediamento d’inizio estate 2011 ai giorni nostri, in effetti, sulle 41 poltroncine di piazza Unità sono rimasti fermi al loro posto, nel senso che non se ne sono andati o non hanno cambiato casacca, appena in 20. La stabilità politica interpretata individualmente dagli eletti e dai loro sostituti in questi cinque anni - se la vogliamo chiamare così, posto che il vincolo di mandato non è fuorilegge - non arriva insomma neanche al quorum. Certo è che nel conto va tenuta la tragica scomparsa di Stefano Beltrame due anni fa, il che porta i cambiamenti per scelta da 21 a 20, ma è pur vero che tra gli altrettanti 20 che invece non si sono mossi dagli scranni assegnati loro nel 2011 dagli elettori compare anche Roberto Cosolini: per legge il sindaco è anche consigliere.

Il dato qui più evidente, prima ancora del turn over tra dimissioni e subentri, 12 in tutto come vedremo, deriva dal numero dei politici che hanno cambiato casacca nel corso di questa consiliatura. Sono ben 15, quattro più della precedente tra 2006 e 2011. Una menzione speciale spetta a cinque di loro, perché sono riusciti a cambiare gruppo dopo esser stati ripescati tra i non eletti a consiliatura in moto.

Per farsene un’idea basta andare a spulciare nei registri della presidenza del Consiglio comunale che in questi cinque anni è stata in capo a Iztok Furlanic, adesso candidato sindaco alternativo e mancino rispetto a Cosolini e che come Cosolini dal 2011 è rimasto fermo al suo posto, in quota Federazione della Sinistra. Andrea Brandolisio, tanto per cominciare dal partito più folto, era entrato in aula nel giugno 2014 per sostituire proprio Beltrame nelle file del Pd, perché nel Pd aveva corso nel 2011. È uscito dal gruppo nel novembre 2015, e ora ingrossa la compagine della Federazione della Sinistra. Caso analogo è quello di Mario Reali, richiamato già nel 2011 in Sel per occupare lo scranno liberato da Umberto Laureni, fresco di nomina come assessore, e andatosene dal giro vendoliano nel 2015. Attualmente Reali fa coppia con Cesare Cetin in Trieste Adesso, gruppo nato in corso d’opera, nell’aprile 2015, sulle ceneri di quello dell’Italia dei valori, che già nel marzo 2013 aveva perso un pezzo, visto che allora Paolo Bassi era confluito nel Gruppo misto dove milita tuttora con Carlo Grilli (ex Lista Dipiazza transitato nell’Udc e ora rifedelissimo dell’ex sindaco che corre contro Cosolini) e con Claudio Giacomelli (eletto nel 2011 nel Pdl, ha poi fatto la scelta di Fratelli d’Italia quando il Cav ha resuscitato Forza Italia).

Cetin è un altro dei cinque ripescati poi finiti sotto un altro simbolo rispetto a quello con cui avevano partecipato alle amministrative 2011. Accolto in Consiglio sulla poltroncina dipietrista che era stata di Emiliano Edera, subito assessore, Cetin vanta un personalissimo record: è il consigliere finito in piazza Unità col minor numero di preferenze racimolate nel 2011: 94. Al dipiazzista Angelo Pierini, nella passata consiliatura, ne bastarono 53. Il trombato con più preferenze è Salvatore Porro, stavolta rimasto fuori dall’aula alla faccia dei 263 voti presi cinque anni con Un’altra Trieste. Cetin è uno dei quattro subentrati diventati pure capigruppo. Lui lo è per Trieste Adesso, che lui ha voluto al posto dell’Idv, mentre Alfredo Cannataro e Maurizio Ferrara - succeduti rispettivamente a Dipiazza nel maggio 2013 dopo l’elezione di quest’ultimo in Consiglio regionale e all’ex candidato sindaco leghista Max Fedriga nel luglio 2011 - lo sono per due nuovi gruppi che, altrettanto personalmente, hanno voluto. Il primo guida il monogruppo Cannataro con Trieste e per Trieste, creato nell’ottobre 2014 al posto della Lista Dipiazza, e Ferrara è a capo della Lista Civica Indipendente nata nel settembre 2013 al posto proprio della Lega, dove lui militava con Roberto De Gioia, a sua volta passato alla civica post-padana.

Il quarto ripescato e promosso capo merita un discorso a parte: Lorenzo Giorgi era il primo dei non eletti dell’allora Pdl e guida ora il gruppo del Pdl (cui appartiene anche Manuela Declich). Un gruppo che in piazza Unità è vivo e vegeto nonostante il Pdl come partito sia ormai un binario morto. Giorgi è subentrato a Maurizio Bucci nel dicembre 2014 e rappresenta la schiera dei sette ripescati fedeli alla linea della forza politica con la quale si erano messi in gioco nel 2011 (anche se la sua, si legga sotto, è una linea di ritorno). Gli altri sei, manco a dirlo, sono del partitone di governo. Il Pd è il gruppo dove più alto è stato il turnover intestino (sei casi più quello di Brandolisio): Loredana Lepore e Aureo Muzzi sono entrati nel settembre 2011 al posto delle assessore Antonella Grim e Laura Famulari, Salvatore Curreli ha surrogato nel 2013 il consigliere regionale Stefano Ukmar, poi Tiziana Cimolino e Sebastiano Truglio hanno fatto le veci di Giovanni Maria Coloni e Maria Grazia Cogliati Dezza, usciti per la nuova legge sulle incompatibilità tra professione e politica, e infine Pietro Faraguna, volato in America, ha ceduto il passo a Angelo D’Adamo. Il quale in origine, nel 2011, era stato il settimo (sì, avete capito bene, il settimo) dei non eletti tra i “dem”.

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